Call of Duty: Black Ops
Preview e intervista: che volere di più?
Una delle voci più insistenti della gamescom recentemente conclusasi voleva che la presentazione di Black Ops fosse la stessa dell’E3 di Los Angeles. Tant’è che avendola sentita da più parti, non mi sono neanche presentato col portatile per prendere appunti: fortunatamente, però, me la cavo abbastanza bene col tastierino dell’iPhone…
Dopo le presentazioni di rito dello staff di Treyarch, quindi, ho dovuto estrarre prontamente il mio telefono non appena mi sono ritrovato proiettato nelle giungle del Vietnam. Lì, dopo essere stati abbattuti col nostro elicottero, la dimostrazione ci vedeva eliminare a colpi di pistola i nemici che giungevano a controllare se fosse il caso di darci il colpo di grazia o meno.
Eliminati i primi Vietcong, ci siamo trovati a nuotare sott’acqua fino ad arrivare a un villaggio locale nel quale dovevamo infiltrarci insieme ad altri superstiti nel modo più silenzioso possibile. Lo scopo sarà era piantare della cariche di C4 sotto le capanne e, ovviamente, dare il via a dei bei fuochi d’artificio.
Questa fase è stata contraddistinta da alcuni elementi ‘corpo a corpo’ in cui si sono viste coltellate alla schiena o alla gola dei nemici, che in alcuni casi sono stati anche presi come scudi umani. Contrariamente a quanto si potrebbe sperare, però, non si tratta di nuove meccaniche introdotte per l’occasione ma di eventi scriptati e quindi non ripetibili a piacimento.
La presenza della sceneggiatura si fa notare poi anche quando abbiamo visto Woods e Bowman, i nostri compagni di ventura, fare cascare davanti ai nostri occhi soldati esanimi secondo tempistiche ben precise.
La fase ‘stealth’ prevedibilmente non poteva durare a lungo, ed ecco quindi che una volta fatte detonare le cariche, si è scatenato l’inferno. Le dinamiche del gioco sono le solite: raggiungere i checkpoint bene indicati a video, eliminando qualsiasi forma di resistenza.
E così, repulisti (di nemici) dopo repulisti, abbiamo liberato la strada fino a delle postazioni antiaeree per distruggerle, così da permettere l’arrivo di elicotteri dei Marines dai quali sono scese nuove truppe.
Il tempo di raggrupparci con le nuove forse e abbiamo dovuto finire la resistenza locale, distruggendo una postazione sulla collina dalla quale un soldato nemico ci stava bersagliando col mitragliatore. La vegetazione tra la quale ci siamo dovuti fare largo era molto ben realizzata, ma gli sviluppatori avevano in mente per noi ben altro che non farci fare quattro passi tra la verzura.
A quanto pare dei Vietcong si erano rifugiati in quei tunnel sotterranei che svariati film di guerra hanno reso celebri, e ovviamente a noi, Swift e Reznov è spettato ripulirli. Questa sezione si è rivelata molto azzeccata, in quanto coi suoi combattimenti in luoghi bui e claustrofobici ha finito col spezzare il ritmo della parte precedente all’aria aperta, variando quindi la sceneggiatura.
Conclusa questa sezione, stavolta sì, è partito il livello Payback mostrato all’E3, nel quale come ormai ben saprete dovremo prendiamo possesso di un elicottero per seminare morte e distruzione dall’alto. L’azione in questo caso è alquanto monotona, visto che per tutto il tempo dobbiamo sempre e solo bersagliare postazioni a terra, distruggere ponti e spazzare via la fanteria che ci sparerà coi suoi fucili.