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Two Worlds II

Buona la seconda!

La storia di Two Worlds 2 è di quelle che dovrebbero essere insegnate nei migliori manuali di autostima: non importa quanto sia andato male il primo tentativo o quanto tu abbia sofferto nel fallimento, ma se sei in grado di imparare dalle tue cadute avrai sempre l'occasione di risollevarti.

Se le vicende del primo capitolo della saga di Reality Pump sono infatti il classico esempio di "occasione sprecata con botto" a causa di una lista di bug che al confronto la mia lettera a Babbo Natale suonerebbe quasi ridicola, la potenza ludica messa in campo in questa seconda iterazione è di contro uno di quegli eventi che solitamente vengono ricordati con applausi e mascelle slogate.

Il lavoro di rivisitazione portato avanti dai ragazzi polacchi ha saputo rendere merito a un mondo che oggettivamente portava già in grembo quel carisma capace di attirare i giocatori di ruolo e i necessari aggiustamenti apportati hanno limato la maggior parte dei difetti che impedirono al primo Two Worlds di trovare i giusti spazi nell'arena ludica.

Questo qui ha tutta l'aria di essere un cattivo... ma brutto brutto.

Prima però di spendere parole troppo generose è doveroso addentrarsi in una disamina più puntuale dei vari aspetti di questo capitolo, in modo da far emergere con precisione dove e come il gioco ha saputo migliorarsi.

Le vicende prendono vita qualche anno dopo il punto in cui si erano fermate la volta precedente, con un volo radente sullo sterminato mondo di Antaloor che si presenterà come un territorio rigoglioso e suadente alla vista; al termine della panoramica bucolica la visuale si sposterà tuttavia su un campo di battaglia disseminato da un numero infinito di orchi brutalmente uccisi (eh sì, stavolta sono loro la parte buona) mentre voi, il prode eroe di questo capitolo, vi ritroverete incatenati nelle segrete del castello del malvagio Gandohar.

Insomma, niente di nuovo sotto il sole per l'eroe medio, ma d'altronde qualcuno deve salvare il mondo no?

Da qui, dopo una rocambolesca fuga, si apre una vera e propria epopea avente lo scopo di fermare il cattivissimo di turno, in un'avventura capace di rivaleggiare per immensità con quell'Oblivion che sconvolse il mondo dei giochi di ruolo qualche anno fa. Come allora, purtroppo, è bene precisare subito che la diatriba fra libertà e potenza narrativa emerge ancora una volta in maniera cristallina, presentandosi come vero spartiacque per gli amanti dell'avventura e primo vero ostacolo verso la mecca del voto.

L'ultimo trailer di Two Worlds II.

A fronte di una struttura ipoteticamente aperta, con un numero di quest, sub quest e sotto quest davvero imponente, con il passare delle ore emerge infatti chiaramente come la presunta briglia sciolta in realtà guidi in maniera sensibile i nostri passi, lasciando le stra-abusate scelte morali e gli impatti ambientali ad altri titoli e ad altri contesti.

Chi sta scrivendo questa recensione vi confessa che non di rado preferisce questo tipo di impostazione, capace di portare sui nostri monitor una storia e un impianto narrativo potenzialmente più profondi e più maturi, sebbene allo stesso tempo sia ben consapevole che in questo modo l'essenza pura del gioco di ruolo è in qualche modo relegata in un cantuccio.

Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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Two Worlds: The Temptation

PS3, Xbox 360, PC

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