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Homefront

Un nuovo sfidante sale sul ring degli FPS.

Il giorno che i coreani dovessero invadere veramente gli Stati Uniti sarebbe una tragedia mondiale.

Come faremmo senza Hollywood? Avremmo solo film di propaganda comunista sul cioccolato autarchico (questa me la sono dovuta andare a leggere su Internet, ndSS). Come faremmo senza musica metal? Avremmo solo le bande a suonare per le parate di piazza davanti a dittatori mummificati. Ma soprattutto, come faremmo senza i motori grafici di id Software ed Epic?

Si tratta di una triste prospettiva cui non vogliamo nemmeno pensare: tuttavia, propedeutici alle attività culturali di cui sopra dovrebbero essere i combattimenti che proprio Homefront punta a riprodurre, ambientando questo gioco in un futuro fantapolitico quanto mai fosco.

Gli agguati ai coreani di Homefront sono una costante. Del resto non fate parte della resistenza mica per niente.

Dopo la morte dell'attuale dittatore nordcoreano, infatti, la potenza di Pyongyang crescerà esponenzialmente dal 2012 fino al 2025. Sarà una questione di poco conto conquistare il Giappone e quindi gli Stati Uniti, ancora in difficoltà per la crisi economica iniziata proprio nel 2008, ed è proprio in un contesto così impensabile che il nuovo gioco dei Kaos Studios inserisce la sua ipotetica ricostruzione degli eventi di cui abbiamo dato ampio assaggio nella videoanteprima di circa tre settimane fa.

Le atmosfere che si respirano sono quelle dell'oppressione militare di un regime che ha invaso il Nord America per impossessarsi delle sue risorse naturali e per prendersi una rivincita su un sistema economico e sociale che per oltre un secolo ha tarpato le ali al comunismo sovietico.

Dopo la sconfitta militare delle forze armate USA, l'unica possibilità di salvezza concessa a quel che resta del popolo americano sono i cittadini stessi: una resistenza organizzata che possa contrastare con tutti i mezzi possibili le forze dell'esercito coreano che occupa ormai ogni centro nevralgico del paese dandosi al saccheggio e agli omicidi di massa di una popolazione che tanto inerme non è.

Gli script d'attacco dei nostri avversari non sono molti ma sono ben fatti.

Tra civili disumanizzati e deportati si nasconde, infatti, una resistenza costantemente sull'orlo della sconfitta, i cui obbiettivi sono molto chiari grazie a numerose cutscene che descrivono molto bene la situazione sociopolitica del gioco.

Effettivamente non si può contestare il lavoro svolto da Kaos Studios sotto il profilo di una trama e di un contesto che spiccano notevolmente rispetto ai precedenti lavori di questo sviluppatore. Il personaggio del protagonista non è caratterizzato come in altre produzioni di richiamo ma la crudezza delle scene che fanno da contorno agli eventi della campagna singleplayer, anch'esse ampiamente documentate nella nostra videoanteprima, rappresentano un elemento di una certa novità nel panorama ludico attuale.

A parte questo, la storia incentrata sulla nostra vita di membri della resistenza è tutto sommato godibile e si lascia guardare per le cinque ore di gioco che occorrono per finire Homefront a livello normale, una in più se si sceglie il livello di difficoltà più elevato. Insomma, siamo allineati con gli standard della concorrenza (Black Ops, Modern Warfare, Bad Company 2) ma non con i nostri, che punterebbero ad almeno una decina di ore abbondanti di sparatorie per non aggiungere la scarsa longevità al computo finale dei difetti.

L'invasione nordcoreana in video.
Avatar di Matteo Lorenzetti
Matteo Lorenzetti: Dopo dieci anni di The Games Machine, approda finalmente alla redazione di Eurogamer.it. Onnivoro per quanto riguarda i generi, predilige sparatutto, giochi di guida ed RTS.

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Homefront

PS3, Xbox 360, PC

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