SOCOM: Forze Speciali
Il ritorno di Zipper Interactive.
Quella di SOCOM è senza dubbio una delle serie più longeve del panorama PlayStation, ma nonostante questo il suo debutto nella next-gen non è stato particolarmente convincente. Il primo capitolo della serie a vedere la luce su PS3, lanciato nell'ormai lontano 2008 da Slant Six, si attestò infatti su standard di sostanziale mediocrità che spinsero Sony a fare un passo indietro. Come? Ma è ovvio, rimettendo il franchise nelle mani di coloro che, nell'epoca della PS2, ne avevano sancito il successo, ossia Zipper Interactive.
Ma questo "ritorno alle origini" sarà stato sufficiente per riportare la serie ai suoi antichi splendori? Non dovete far altro che continuare a leggere per scoprirlo!
La modalità single player di SOCOM: Forze Speciali è esattamente ciò che mi aspettavo: nulla di particolarmente complesso o appassionante dal punto di vista narrativo e tanta, tanta azione, come se si trattasse di una sorta di allenamento intensivo in vista del multiplayer.
L'avventura, incentrata sulle vicende di una squadra d'elite della NATO, inviata in Asia meridionale per risolvere le tensioni causate da un gruppo di rivoluzionari noto come Naga, ci vede impersonare per gran parte del tempo Cullen Gray, ma non mancano situazioni in cui ci si trova a prendere il controllo di soldati quali ad esempio "45", un'affascinante ma temibile spia di origini asiatiche esperta nelle missioni d'infiltrazione.
Missioni di infiltrazione? Sì, come avrete senz'altro intuito il gioco propone, con pregevoli risultati, un'alternanza tra missioni votate all'azione dura e pura ad altre incentrate sull'infiltrazione in stile Metal Gear. Ad onore del vero ho trovato le fasi stealth un po' meno divertenti rispetto a quelle in cui è richiesto un approccio più "diretto", ma ciò non toglie che contribuiscono a garantire una maggior varietà a un'esperienza altrimenti troppo ripetitiva.
Le ambientazioni, pur non brillando per grande varietà, si dimostrano più che adeguate all'utilizzo delle strategie più diverse, ma a spiccare è senza dubbio la maggiore spettacolarità dell'azione, garantita da numerose fasi scriptate, che testimonia come il team di sviluppo abbia cercato di rendere SOCOM qualcosa in più di un freddo sparatutto tattico.
Ad essere onesti il risultato è riuscito solo a metà, con situazioni che appaiono più che altro come forzature volte a spettacolarizzare gli eventi ben più di quanto non sarebbe necessario, ma ciò non toglie che cambiamenti come questo contribuiscano ad aggiungere un po' di pepe a una narrazione non certo impeccabile.
La gestione del personaggio, o per meglio dire la sua sopravvivenza, passa ovviamente attraverso il costante utilizzo di tradizionali meccaniche di copertura, impreziosite dalla possibilità di lanciarsi a terra per sfruttare eventuali ripari con grande rapidità, ma anche sul versante dei comandi il titolo mostra una discreta profondità.
Gli ordini impartibili sono molto semplici (direzione da seguire e bersaglio da attaccare) ma la possibilità di "frazionarli" in più fasi contribuisce ad accrescere il tatticismo e la profondità di gran parte delle situazioni.