Carrier Command: Gaea Mission - review
Oldgaming, versione 2.0.
Non so se avete presente la magica atmosfera di fine anni '80, quando il mondo sembrava proiettato verso la gloria tecnologica e un'esistenza in cui gli uomini avrebbero conosciuto solo pace e prosperità. Erano periodi in cui i videogiochi erano piccoli scorci sul futuro e dove macchine come il Commodore 64 o l'Amiga erano frammenti di un empireo casalingo che sarebbe giunto solo qualche decade più avanti.
Esattamente in quel periodo, più precisamente nel 1988, uscì un piccolo gioiello di strategia e di azione dal nome Carrier Command, uno di quei titoli in cui l'amore degli sviluppatori per il proprio lavoro trasudava da ogni singolo bit e uno di quei rari casi in cui un azzardato mix fra generi aveva dato vita ad un titolo realmente divertente.
Dopo quasi trent'anni, finalmente, qualcuno ha ben deciso di riprendere quelle meccaniche di gioco e di riproporle sui nostri PC col nome di Carrier Command: Gaea Mission, dopo la consueta cura di steroidi che sembra andare tanto di voga in questo periodo. Il tutto basandosi peraltro sulla neanche troppo velata idea che oggi più di allora le possibilità tecniche avrebbero supportato un concept sulla carta vincente, pronto a fondere diverse anime in un unico, grande titolo.
Peccato però che i primi minuti di gioco rischino di mettere davvero a dura prova tutte le certezze dei giocatori di vecchia data: spostato lo scenario su una luna di nome Taurus, punto cruciale per il controllo delle risorse idriche mondiali, nei panni di un tal Myryk verrete infatti letteralmente catapultati su una delle isole dell'arcipelago dove si svolgerà l'intera campagna.
Da qui la prima mezzora vi vedrà muovervi a piedi, vivendo ciò che altro non è se non un FPS depotenziato, simile a quelli che furoreggiavano diversi anni or sono, con una possibilità di interazione simile a Pong. Il vostro unico scopo? Salire a bordo della Carrier, vero fulcro di tutto il gameplay di Carrier Command: Gaea Mission.
"Appena un attimo prima di procedere alla disinstallazione del gioco si entra tuttavia nel vivo della campagna"
Passata questa lenta e poco sensata sezione, appena un attimo prima di procedere alla disinstallazione del gioco si entra tuttavia nel vivo della campagna, in tempo per capire perché i ricordi dell'originale erano così entusiasmanti e Bohemia così meritoria di considerazione.
A bordo della Carrier infatti, inizialmente malridotta e dalle limitate potenzialità, dovrete procedere alla conquista delle oltre trenta isole che compongono l'arcipelago, dividendovi fra la pianificazione strategica e il controllo in prima persona degli (al massimo) otto mezzi, ovvero quattro Walrus (veicoli corazzati di terra) e quattro Manta (unità volanti), di cui avrete la guida nel momento di massimo splendore.
Le meccaniche di gioco riprendono qui il filo interrotto con l'originale, alternando attimi di accurata pianificazione delle fasi di assalto, nel tentativo di avvicinarvi al centro di comando e hackerare i computer nemici per catturare l'isola di turno, con momenti in cui a vostra volta dovrete difendervi dalla Carrier avversaria, pronta a soffiarvi il terreno conquistato con tanto sudore.
Diverse sono le variabili di cui tener conto: ogni isola infatti presenta strutture peculiari, vuoi di rifornimento, vuoi di stoccaggio o di produzione delle risorse e pertanto qualsiasi decisione dovrà tener conto delle esigenze del momento, ricordando che ogni passo falso potrebbe compromettere ore di gioco.
Quello che caratterizza in tutta la sua essenza Carrier Command: Gaea Mission è così il ritmo del suo gameplay: pacato, quasi riflessivo, vi vedrà muovere le vostre truppe passo dopo passo, accudendole come oggetti preziosi ed evitando in ogni modo la perdita anche di un solo mezzo, tanto prezioso quanto determinante per la buona riuscita di ogni missione.
Vi capiterà così, nel bel mezzo di un assalto, di ritrovarvi col vostro mezzo a corto di carburante, cosa che vi costringerà ad effettuare un repentino ritorno sulla nave madre o a cercare un'area di servizio in loco; oppure di lasciare al controllo del PC le vostre truppe aree, mentre voi in prima persona vi occuperete di guidare l'assalto via terra in modo da evitare rappresaglie inaspettate.
"Quello che caratterizza in tutta la sua essenza Carrier Command: Gaea Mission è il ritmo del suo gameplay: pacato, quasi riflessivo"
L'interfaccia di gioco, perlomeno nella versione home computer, cerca poi di svolgere il suo compito nel modo più indolore possibile, fornendo tutte le informazioni in maniera chiara e permettendo di tenere sotto controllo la situazione in maniera intuitiva, con ogni azione disponibile con un numero esiguo di clic.
Potete ben immaginare che quanto raccontato riuscirebbe quindi anche ad essere coinvolgente, soprattutto se siete quella tipologia di giocatore che predilige un approccio ragionato per le proprie strategie, laddove si soppesa con attenzione quando e come muoversi per ottenere il massimo risultato con il minimo danno.
"Riuscirebbe", appunto, perché tutti i vostri sforzi orientati all'applicazione della fine arte della guerra (sì, lo sappiamo Sun Tzu vi farebbe un baffo) sbattono con tristezza contro un'intelligenza artificiale, sia dei vostri mezzi che dei nemici, tale da rendere spesso inutile ogni tipo di approccio.
A poco ha giovato in questo senso la patch rilasciata poche ore dopo l'uscita del gioco che ha sì migliorato ad esempio il controllo dei vostri Walrus, ma che risulta ancora incapace di fornire una degna risposta soprattutto per quanto riguarda il pathfinding, necessario per evitare di costringervi a prendere nove volte su dieci il controllo diretto dei vostri fidi bestioni corazzati incagliati in qualche asperità della mappa.
"La patch rilasciata poche ore dopo l'uscita del gioco risulta ancora incapace di fornire una degna risposta ai problemi di pathfinding"
Peccato perché l'idea di poter alternare le due fasi (passiva e attiva) è integrata ottimamente e la struttura quasi scacchistica permette di procedere con quella tensione propria delle grandi scelte, declinata all'interno di un contesto carismatico e dalle molte sfaccettature. In questo momento, invece, a causa dei difetti citati la componente action prevale e risulta chiaro che non è certo questo il perno su cui Carrier Command: Gaea Mission è stato progettato per essere vincente.
Il restyling del nuovo Carrier sortisce inoltre i maggiori effetti (ovviamente) sull'impianto grafico, con mezzi, navi e ambienti che, se paragonati col passato, sembrano portare letteralmente l'intero gioco in un futuro ad alta tecnologia, ma che se messi a confronto con gli standard attuali risentono purtroppo di uno sviluppo non di primo livello, con effetti grafici carenti e in generale uno stile poco ispirato e abbastanza ripetitivo.
Di contro la fluidità risulta ottimale, tanto che il passaggio dalla mappa strategica al controllo dei propri mezzi avviene senza soluzione di continuità e anche nelle sparatorie più concitate non ho percepito il minimo rallentamento, un aspetto che gioca a favore di un ritmo che come già detto non è di certo sostenuto.
Da citare infine, e non certo per meriti positivi, la localizzazione, deficitaria e a volte capace addirittura di rendere incomprensibile lo svolgersi della (non pervenuta) trama, con battute e traduzioni slegate dal contesto di gioco e, in generale, una cura scolastica del testo originale.
Carrier Command: Gaea Mission è così il classico esempio di gioco in mezzo al guado: senza multiplayer e con un'IA limitata, riesce ad essere un titolo assolutamente da provare per tutti coloro che avevano giocato a loro tempo l'originale, grazie alla sua capacità di mantenerne intatti il feeling e la profondità.
Per tutti gli altri si tratta di un titolo che potenzialmente avrebbe potuto essere dirompente ma che si ritrova ad essere limitato in alcuni dei suoi punti cardine e che, a causa di ciò, si vede penalizzato da un voto che avrebbe potuto essere molto più alto.
La speranza è che qualche altro rattoppo e l'apertura verso la community dei modder possano rendere a Carrier Command: Gaea Mission la gloria che la sua storia merita. Al momento però non si può fare di più.