Call of Duty: Black Ops 2 - review
Il lavoro eccellente di Treyarch e Activision.
Negli ultimi anni, complice una politica commerciale generalmente più attenta alle entrate economiche che alle esigenze dei giocatori, Activision è stata da molti inquadrata come una sorta di entità malefica, il lato oscuro dei videogiochi, prendendo il posto che un tempo era saldamente in mano ad una Electronic Arts, tutta pane e sequel.
Fortunatamente però le cose non stanno esattamente come l'immaginario collettivo ama pensare. La saga di Call of Duty, ormai diventata un appuntamento fisso a cadenza annuale, pur investendo ben poco nel rinnovamento tecnologico è ancora in grado di dire la sua, come dimostra questo tanto atteso Call of Duty: Black Ops II.
Dopo aver cercato di dare una svolta alla componente single player con il primo Black Ops, con risultati ampiamente migliorabili, i ragazzi di Treyarch hanno aggiustato il tiro con questo nuovo episodio, creando una delle Campagne più riuscite della storia degli FPS a sfondo bellico.
Era dai tempi del primo Modern Warfare che non venivamo coinvolti così tanto dalla trama di uno sparatutto in prima persona. L'osannato capolavoro realizzato anni fa da Infinity Ward segnò un importante punto di svolta nel modo di raccontare un conflitto attraverso i videogiochi. Oggi, con Call of Duty: Black Ops II, Treyarch è riuscita a evolvere ulteriormente il genere, indicando uno standard con cui, volenti o nolenti, tutti i prossimi FPS si dovranno confrontare.
Rispetto a Black Ops gli sceneggiatori di Treyarch hanno cercato di trovare un miglior bilanciamento tra le sequenze narrative e quelle giocate, abbandonando le elucubrazioni mentali di un protagonista tormentato per sostituirle con tanta sostanza e una manciata di bivi capaci di influenzare profondamente il finale della storia.
"Come da tradizione, per completare la Campagna single player sono necessarie circa 7 ore a livello Normale"
Come da tradizione per il genere, per portare a termine la Campagna single player di Call of Duty: Black Ops II sono necessarie circa 7 ore a livello Normale, ma a differenza di quanto accade in tutti gli altri FPS, una volta portata a termine l'avventura di Mason e dei suoi compagni si prova il forte desiderio di giocarla di nuovo e non solo per sbloccare gli achievement del caso.
La Storia di Call of Duty: Black Ops II, infatti, può concludersi in sei modi differenti. E non stiamo parlando di un semplice cambio di colore nel filmato finale ma di epiloghi completamente diversi uno dall'altro, dove il destino dei singoli personaggi può cambiare drasticamente.
In diverse occasioni, durante lo svolgimento della Campagna, ci si trova di fronte a scelte particolarmente difficili che, oltre a decidere le sorti della guerra, possono perfino porre brutalmente fine all'esistenza di personaggi chiave dell'universo di Black Ops. Per ovvi motivi non ci spingiamo oltre (rovinarvi la sorpresa sarebbe un delitto), ma sappiate che giocando a questo FPS la vostra coscienza verrà messa più volte a dura prova.
Oltre ad avere un valore ludico eccezionale, questo nuovo approccio narrativo contribuisce a rendere il legame tra il giocatore e i personaggi di Call of Duty: Black Ops II estremamente vivo, a tutto vantaggio del coinvolgimento. Probabilmente è proprio per questo che, al termine dei titoli di coda, il team ha deciso di allentare la tensione con un inatteso extra a dir poco fuori di testa, che ci ha fatto ridere di gusto prima che spegnessimo soddisfatti la console.
"La Storia di Call of Duty: Black Ops II può concludersi in sei modi differenti"
Per la prima volta dopo tanti anni, quindi, ci troviamo a parlare di un capitolo di Call of Duty che meriterebbe di essere acquistato anche solo per il single player, nonostante il motore grafico datato.
Tutto questo è ulteriormente confermato dalle nuove missioni chiamate Strike Force, ambientate all'interno di alcune mappe multiplayer e caratterizzate da un gameplay molto diverso da quello a cui la serie Activision ci ha abituato nel corso degli anni.
Queste particolari missioni (cinque in totale) mettono il giocatore a comando di alcune unità delle forze speciali, con cui deve portare a termine una serie di incarichi di importanza vitale per l'esito del conflitto raccontato nella Campagna.
Premendo il tasto Start si accede a una mappa tattica che mostra l'intera zona di combattimento con una visuale a volo d'uccello, per permettere di selezionare le singole unità impartendo loro ordini di vario genere. In pratica, a seconda della missione ci si trova a difendere delle zone strategiche in una sorta di cocktail tra un RTS e un Tower Defense, oppure a dover dosare le forze a propria disposizione per catturare tre elementi chiave del livello. Nell'ultima missione è perfino necessario organizzare un attacco di massa per raggiungere rapidamente un obiettivo ben difeso.
La cosa interessante delle Strike Force è che un loro eventuale esito negativo non preclude l'avanzamento della storia, ma influisce sul finale che verrà raggiunto dopo aver portato a termine l'ultima sequenza della Campagna.
"Un esito negativo delle Strike Force non preclude l'avanzamento della storia ma influisce sul finale al termine della Campagna"
I programmatori hanno lasciato ai giocatori la possibilità di scegliere se affrontare queste missioni, se accettare eventuali fallimenti sul campo o se fare di tutto per portare a casa la vittoria, a costo di rischiare la vita di un numero più o meno alto di squadre speciali. Nel corso della medesima Campagna, infatti, ogni Strike Force può essere affrontata per un numero limitato di volte. Una volta esaurite le squadre speciali, la missione può considerarsi definitivamente fallita.
L'idea alla base di questa nuova tipologia di sfida è piuttosto interessante visto che, almeno sulla carta, dovrebbe spingere il giocatore a impostare una sorta di tattica per raggiungere l'obiettivo richiesto. Il problema, però, è che a causa di un sistema di controllo troppo lento e di una intelligenza artificiale mai all'altezza, il più delle volte si tende a controllare direttamente una delle unità sul campo di battaglia per buttarsi personalmente nella mischia, cercando di eliminare il maggior numero possibile di nemici prima di essere abbattuti, ripetendo più volte l'operazione fino al raggiungimento dell'obiettivo.
Questo problema si rivela particolarmente frustrante nelle missioni in cui viene richiesto di raggiungere, catturare e mettere in sicurezza alcuni obiettivi all'interno delle mappe. Il più delle volte ci si trova a impartire a tutte le unità sul campo l'ordine di attaccare a testa bassa l'obiettivo, sfruttando il diversivo così creato per prendere una strada laterale e arrangiarsi da soli, scenario che mostra chiaramente quanto qualcosa sia migliorabile.
"Le missioni Strike Force si lasciano giocare, rivelandosi un buon punto di partenza su cui i Treyarch possono lavorare"
Nonostante questo, però, le missioni Strike Force si lasciano giocare, rivelandosi un buon punto di partenza su cui i Treyarch possono lavorare mirando a un miglioramento generale.
Pur meritando di essere acquistato già solo per la Campagna, comunque, Call of Duty: Black Ops II è pur sempre un episodio di Call of Duty e, come tale, è sinonimo di multiplayer. Anche in questo caso, fortunatamente, di carne al fuoco ce n'è davvero tanta, al punto da far passare in secondo piano alcuni dei difetti storici ancora presenti all'interno del pacchetto.
Iniziamo con l'elemento caratteristico degli episodi di Call of Duty targati Treyarch, ossia la modalità Zombie. Rispetto al passato il team di sviluppo ha cercato di mettere insieme un'esperienza più strutturata, tenuta insieme dalla modalità chiamata Tranzit. Abbandonati i personaggi su licenza per dare spazio ad ammazza-zombie assolutamente generici, i programmatori hanno immaginato questa modalità come una sorta di loop infinito percorribile a piedi o salendo su un autobus pilotato da un bizzarro scheletro robotico.
Ogni fermata rappresenta una mappa di gioco più o meno grande, ma sfortunatamente la quantità di livelli dove si possono eliminare orde di non-morti è piuttosto esigua, rendendo di fatto la modalità Zombie la meno riuscita del pacchetto offerto dal gioco.
"Rispetto al passato, il team di sviluppo ha cercato di mettere insieme un'esperienza più strutturata nella modalità Zombie"
Questo non vuol dire comunque che si tratti di una un extra inutile, visto che nonostante lo scarso numero di ambientazioni è comunque in grado di far passare qualche ora spensierata, soprattutto se in compagnia di qualche amico.
Oltre alla modalità Tranzit, infatti, nel disco di gioco è presente il classico Survival (si sceglie una mappa e si cerca di sopravvivere al maggior numero possibile di ondate) e, per la prima volta, l'intrigante variante chiamata Grief, dove due squadre formate da quattro componenti ciascuna si affrontano usando bonus di vario genere per mettere in difficoltà gli avversari, facendoli finire in pasto agli zombie.
Pur trattandosi di un'idea carina, utile a proporre un multiplayer competitivo diverso dal solito, l'esiguo numero di mappe e la ripetitività dell'esperienza fanno passare presto in secondo piano questa parte di Call of Duty: Black Ops II, per rivolgere la propria attenzione a qualcosa di ben più concreto.
Fortunatamente sul fronte del multiplayer competitivo tradizionale le cose vanno decisamente meglio. Era dai tempi del primo Modern Warfare che non ci divertivamo così tanto con il multiplayer di CoD, salvo forse la finestra offerta proprio dal primo Black Ops.
"Era dai tempi del primo Modern Warfare che non ci divertivamo così tanto con il multiplayer di CoD"
Tralasciando qualche calo di tono (come nel caso dello yacht di Hijacked, per fare un esempio specifico), le 14 mappe realizzate dal team sono tutte divertenti e coinvolgenti e, soprattutto, giocabili con qualsiasi tipo di classe, a differenza di quanto accadeva negli episodi meno riusciti della serie (qualcuno ha detto Modern Warfare 3?).
Sia che amiate l'approccio a lungo raggio con i fucili di precisione, o che preferiate mordere le caviglie degli avversari a colpi di shotgun, le versatili mappe di Call of Duty: Black Ops II si rivelano sempre ricche di spunti e di passaggi da sfruttare a proprio vantaggio.
Naturalmente la classe scelta cambia drasticamente l'approccio a ogni mappa, ma questo non fa altro che rendere più interessante l'intera esperienza.
Pur offrendo un gran numero di aperture, scorciatoie e passaggi in grado di portare ai numerosi livelli previsti dagli sviluppatori, le mappe sono disegnate in modo tale da risultare facili da memorizzare senza però essere troppo lineari.
L'ottimo lavoro di design emerge sia nel classico Deathmatch a Squadre che nelle sfide a obiettivi, arricchite ulteriormente dall'inedita modalità Hard Point (una sorta di miscuglio tra Quartier Generale e King of the Hill), dove le squadre devono conquistare e mettere in sicurezza zone specifiche delle mappe distribuite in modo casuale, così da accumulare punti per vincere la partita.
"L'ottimo bilanciamento delle mappe è affiancato da un nuovo sistema di crescita delle classi"
L'ottimo bilanciamento delle mappe è poi affiancato da un nuovo sistema di crescita e di personalizzazione delle classi, pensato per rendere l'esperienza più chiara grazie a un piacevole ritorno alle basi. Osservando le schede per la creazione delle classi di Call of Duty: Black Ops II, infatti, ci si rende immediatamente conto di quanto il team di sviluppo abbia lavorato per garantire un'esperienza adatta tanto ai giocatori della domenica quanto agli animali da torneo, che troveranno nel nuovo CoD tutto ciò che hanno sempre sognato.
Per prima cosa, il numero di Perk è drasticamente diminuito, addensando più abilità nel medesimo potenziamento in modo da spingere ad effettuare scelte accurate senza però sentirsi mai inadeguati. Le abilità rimaste dopo lo sfoltimento, inoltre, hanno subito l'accorpamento delle versioni Pro delle precedenti edizioni, che non devono più essere sbloccate completando sfide di vario genere.
Salendo di livello si ottiene l'accesso a nuove armi e abilità, che possono essere sbloccate spendendo i punti accumulati partita dopo partita. Sul fronte delle Serie di Uccisioni, poi, le cose sono cambiate drasticamente, visto che ora i bonus non vengono più attivati in base al numero di kill, ma a un punteggio calcolato tenendo conto di diversi fattori come le uccisioni, gli assist e via dicendo.
Naturalmente è ancora presente il Perk che permette di ottenere più velocemente le ricompense, ma piuttosto che ridurre di un'uccisione tutti i costi, aumenta di una certa percentuale la quantità di punti ottenuti dopo ogni azione.
"Il cambiamento più importante nella gestione delle classi è sicuramente quello che riguarda le Wildcard"
Tornando alla gestione delle classi, comunque, il cambiamento più importante è sicuramente quello che riguarda le Wildcard, che se equipaggiate permettono di aggirare lo schema classico dell'editor per aggiungere, per esempio, un Perk extra appartenente a uno dei tre gruppi, montare più accessori sull'arma secondaria, aumentare il numero di granate o equipaggiare due armi primarie.
Tutto questo, ovviamente, può essere fatto a patto di rimanere entro un certo numero di punti da spendere. Una classe normale, caratterizzata da un'arma principale con due accessori, da un'arma secondaria con un accessorio, da tre Perk, una granata letale e due tattiche, per essere modificata deve rinunciare a uno degli elementi già assegnati.
Questo apre un mare di possibilità, al punto che si possono passare ore alla ricerca del bilanciamento perfetto per la creazione della propria classe ideale.
Questo mastodontico lavoro di bilanciamento (che per essere effettivamente valutato avrà bisogno di mesi di test sotto la severa lente di ingrandimento chiamata Internet, tra cheater, camper e giocatori scorretti di ogni genere) è stato fatto con un obiettivo ben preciso, ossia quello di rendere Call of Duty: Black Ops II un FPS adatto al mondo degli sport elettronici.
Activision ha detto chiaramente di voler fare in modo che Call of Duty occupi il giusto spazio nel mondo del gioco competitivo. A tal proposito i ragazzi di Treyarch hanno inserito in questo nuovo episodio della serie una vasta gamma di strumenti pensati appositamente per i Clan, per i tornei e per venire incontro alle esigenze della community online.
A tenere banco sotto questo punto di vista è la League Play, modalità che permette di organizzare partite di ogni genere avendo già tutti gli equipaggiamenti sbloccati. Questo semplice dettaglio faciliterà notevolmente la vita a coloro che vorranno organizzare tornei ed eventi di Call of Duty: Black Ops II, visto che ogni team avrà la possibilità di creare agevolmente le proprie classi.
"Il CODcasting permette di commentare i propri match per realizzare video sempre più spettacolari"
A questo si affianca il CODcasting, che in pratica permette di commentare (o far commentare) i propri match per realizzare video sempre più coinvolgenti e spettacolari relativi alle proprie prestazioni e a quelle del proprio clan. Entrando nella modalità CODcasting ci si trova di fronte a un menu specifico pensato proprio per offrire al commentatore la massima visibilità possibile, sia in termini generali che sui singoli giocatori.
Commentando le partite si può osservare lo svolgimento della battaglia dalla pianta della mappa, avendo costantemente sott'occhio il punteggio, la distribuzione degli obiettivi per le modalità specifiche, le prestazioni dei vari utenti (con la possibilità di passare agilmente alla visuale in prima persona di ogni singolo soldato, per seguirne le azioni salienti) e l'assegnazione dei punti.
Il CODcasting è poi perfettamente integrato da un editor per montare i replay delle partite, in modo da creare compilation dei momenti salienti, collezioni delle uccisioni spettacolari e qualsiasi altra follia possa venire in mente agli appassionati, da proporre successivamente in streaming via YouTube o su COD Elite.
COD Elite che questa volta viene offerto a titolo completamente gratuito, integrandosi perfettamente con quanto aggiunto quest'anno all'interno del disco. Peccato però che sia lo streaming dei video che il CODcasting possano essere sfruttati unicamente con i replay e non con le partite in real time.
"COD Elite questa volta viene offerto a titolo completamente gratuito"
I programmatori hanno spiegato la loro scelta dicendo che, qualora avessero permesso di sfruttare tali servizi nel bel mezzo delle partite, il rischio di un uso improprio degli strumenti a disposizione del CODcaster e di eventuali chat durante gli eventi in diretta, sarebbe stato davvero troppo alto, a discapito della godibilità dell'esperienza finale.
A nostro avviso, assieme alla mancata compatibilità dello streaming con il PC, questi sono difetti che pur non pregiudicando la bontà del prodotto, meritano di essere segnalati.
L'altro problema storico di Call of Duty è quello del comparto tecnico, ancora una volta legato a un motore grafico che mostra tutti i suoi anni. Nonostante il team di sviluppo abbia fatto il possibile per tirarlo a lucido, in particolar modo durante la Campagna, anche un occhio poco esperto non faticherà a trovare strutture poligonali poco rifinite, animazioni e texture spesso approssimative ed effetti ormai datati.
Questo è bilanciato dai 60 FPS solidi come una roccia e da un comparto sonoro estremamente curato. Il lavoro svolto dai doppiatori durante la Campagna si assesta su livelli davvero alti e la colonna sonora, a parte qualche eccezione (la musica durante la planata con lo Squirrel Suit, per esempio), è sempre valida e abbinata con cura alle scene mostrate. Nel multiplayer, poi, l'effetto ovattato delle esplosioni dal lato opposto delle mappe ci ha messo i brividi in più di un'occasione per il suo incredibile realismo.
Sfortunatamente la versione da noi provata era quella inglese, quindi non abbiamo avuto modo di ascoltare la prestazione di Giancarlo Giannini nel ruolo di Menendez. Considerando che in lingua originale il personaggio da lui interpretato parla spesso in spagnolo e, in generale, presenta un forte accento, non possiamo fare a meno di temere un probabile appiattimento linguistico in fase di adattamento (aggiungeremo le impressioni sulla versione italiana direttamente nei commenti, appena avremo modo di verificarla).
"La grafica datata è bilanciata da 60 FPS solidi come una roccia e da un comparto sonoro estremamente curato"
Detto questo, non ci resta che concludere questa lunghissima recensione sottolineando quanto, mai come quest'anno, valga la pena di acquistare il nuovo Call of Duty. Se non fosse stato per una modalità Zombie non all'altezza del resto del pacchetto, per il motore tecnico datato e per alcune scelte legate a streaming e CODcasting, probabilmente ci saremmo trovati di fronte al Call of Duty perfetto.
Se non avete mai apprezzato la serie vi consigliamo comunque di dare a Call of Duty: Black Ops II una possibilità, se non altro per provare l'incredibile Campagna a finale multiplo messa insieme dai ragazzi di Treyarch, ma sappiate che sul fronte del multiplayer troverete ancora tutti gli elementi tipici dell'FPS di Activision.
Se, al contrario, avete contato i giorni che vi separavano dall'uscita di Call of Duty: Black Ops II, non rimarrete certo delusi da un pacchetto tanto ricco e curato.