DmC: Devil May Cry - review
I Ninja Theory alla prova del nove.
Alzi la mano chi tra di voi non è rimasto stupito dopo aver appreso che Capcom aveva ceduto lo sviluppo del nuovo Devil May Cry a uno sviluppatore occidentale. Ora rimanga con la mano alzata chi non ha picchiato almeno una volta la testa su uno spigolo quando ha visto per la prima volta l'ammazzademone dai capelli bianchi trasformato in un "emo" dallo sguardo vacuo. Ora proseguiamo il gioco e resti in questa posizione chi invece è rimasto piacevolmente colpito dai primi filmati di gameplay e, più recentemente, dall'ottima demo messa in circolazione.
Scommetto che quelli che hanno alzato la mano inizialmente sono pochi di più di quelli che l'hanno fatta rimanere su fino alla fine. Sì, perché questo Devil May Cry (DmC per gli amici) ha avuto il merito di conquistarsi sempre più consensi col passare del tempo. Lo scetticismo dei primi tempi ha man mano lasciato spazio alla fiducia, nonostante siano ancora in molti quelli che si ostinano a dire frasi del tipo "sì, ma quello non è il vero Dante", oppure "promette bene ma non chiamatelo Devil May Cry".
Invece sapete cosa vi dice il sottoscritto? Che questo non solo è un gioco degno dei suoi predecessori (o meglio, successori... ma di questo parleremo tra poco), ma è anche un Devil May Cry dannatamente divertente e gustosamente tamarro. Non perfetto ma sicuramente molto migliore di quello scialbo quarto capitolo che in molti hanno già relegato nella soffitta dei brutti ricordi.
In realtà il primo impatto con l'ultima fatica Ninja Theory non è stato dei migliori. Caricamenti un po' troppo lunghi tra un livello e l'altro hanno destato il sospetto di essere di fronte a un codice non esattamente "pulitissimo". Purtroppo così non è, quindi rassegnatevi a dover attendere almeno una ventina di secondi (in alcuni casi anche di più) di tanto in tanto. Fortunatamente nel corso del gioco tali caricamenti sono quasi assenti, anche se sporadicamente si sono affacciati alla ribalta alcuni brevi scatti e impercettibili rallentamenti nelle situazioni più caotiche.
"Questo è anche un Devil May Cry dannatamente divertente e gustosamente tamarro"
Un'altra cosa a cui dovrete fare un po' di abitudine è la grafica. Il team di sviluppo ci ha abituati a prodotti che nel loro insieme risultavano piacevoli allo sguardo, ma che se analizzati più nel dettaglio presentavano alcune magagne non gravissime ma comunque evidenti. La storia si ripete anche in questo Devil May Cry, che denota modelli poligonali non propriamente mostruosi (ma comunque buoni) e ambientazioni il cui livello di dettaglio non maniacale è stato efficacemente mascherato da filtri ed effetti speciali utilizzati ad-hoc.
Il risultato finale è un gioco che non fa gridare al miracolo dal punto di vista tecnico ma che risulta così frenetico e (fatemelo ripetere) divertente da far passare tali appunti in secondo piano. Sì, perché dal punto di vista del gameplay il team di programmatori e designer britannici ha dato il meglio. L'essenza più pura di questa serie, che su PS2 macinò milioni di proseliti in pochissimo tempo, è presente in questo prodotto come non accadeva dall'eccellente Special Edition del terzo capitolo.
A solide radici che affondano nella storia più antica del franchise sono stati affiancati elementi più o meno evidenti presi dai migliori action-game degli ultimi 5 anni, da Castlevania: Lords of Shadow a Darksiders, passando ovviamente per God of War. Il sistema di combattimento, da sempre vero punto di forza della serie, ha mantenuto la sua ossatura originaria ma è stato snellito e reso ancora più immediato e accattivante da alcuni efficaci innesti. Il mix "armi da taglio - armi da fuoco" è ancora una volta il tema dominante ma a questo vanno aggiunti nuovi, devastanti giocattolini dispensatori di morte che, a seconda delle situazioni, risultano più o meno efficaci contro determinati tipi di nemici.
"A radici che affondano nella storia del franchise sono stati affiancati elementi presi dai migliori action-game degli ultimi 5 anni"
Non vi basta ancora? Che ne dite allora di poteri angelici e infernali che consentono di arrivare velocemente verso un obiettivo o di attirare a sé un avversario per poi straziarne le carni con una combo a tripla lama? E se poi quesi poteri tornassero anche utili per aprire nuove strade nei livelli o per affrontare sezioni action-platform alla Prince of Persia? Lo sappiamo, una cosa simile si era già vista in Devil May Cry 4 con il Devil Bringer di Nero, ma in questo nuovo capitolo la sua azione è stata resa ancora più veloce e utile ai fini del gameplay.
Ok, starete dicendo voi, ma a noi piace mettere insieme combo lunghissime per ottenere sempre il massimo in ogni livello. Nessun problema: passare da un'arma all'altra diventa semplicissimo dopo aver fatto un po' di pratica e anche le tecniche più avanzate non risultano impossibili o adatte solo a chi ha mani con 8 dita. Il risultato è che fin dalle prime missioni il gioco sembra più facile rispetto ai precedenti e forse così è, almeno in parte, ma ciò non può essere considerato un difetto visto che chi si sente particolarmente abile avrà da subito a disposizione un livello di difficoltà più alto.
E se poi vi piacciono le vere sfide preparatevi a sudare sangue e versare lacrime. Una volta terminato il gioco la prima volta (in una decina di ore circa, forse anche dodici a seconda di che tipo di giocatore siete), vengono sbloccate nuove modalità che i fan di vecchia data conoscono già. Le prime tre sono forse le più note, trattasi infatti delle opzioni "Figlio di Sparda", "Dante Deve Morire" e "Palazzo di Sangue", che rappresentano una sfida in più per chi ha voglia di spaccare gli analogici e i grilletti del proprio pad e accasciarsi sul divano pienamente soddisfatto dopo una battaglia mortale.
"Se poi vi piacciono le vere sfide preparatevi a sudare sangue e versare lacrime"
Pensate sia finita? Neanche per sogno... o incubo, se preferite! DmC ha infatti in serbo altre due sorprese per chi ha intenzione di passare almeno un'altra ventina di ore in sua compagnia. Si tratta di due modalità davvero perfide, che inizialmente possono sembrare (quasi) innocue ma che una volta sperimentate sprigionano tutta la loro cattiveria.
La prima è adatta ai giocatori dotati di una buona dose di pazienza e di ottima manualità. Si chiama "Paradiso o Inferno" e la spieghiamo al volo per chi non ha avuto il (dis)piacere di apprezzarne le delizie nel capitolo precedente. In sostanza si tratta di combattere contro nemici che passano a miglior vita con un solo colpo, non importa quale... boss compresi. Uno scherzo, vero? Sicuramente, se non fosse che anche Dante è destinato a morire quando viene colpito anche solo di striscio. Vi assicuro che giocando questa modalità vedrete anche i nemici più piccoli e insignificanti sotto una luce completamente diversa.
Ma questo non è niente se confrontato con la modalità "Inferno e Inferno", anch'essa già vista in DMC 4, nella quale valgono le stesse regole della precedente con un'unica, "minuscola" eccezione... l'unico a morire con un solo colpo è proprio Dante, mentre i nemici possiederanno la stessa energia e furia delle volte precedenti. Se per caso qualcuno di voi dovesse riuscire in questa impresa, ci invii una foto e riceverà le congratulazioni di tutta la redazione più una visita guidata a casa di Ricciotto, nonché la possibilità più unica che rara di incrociare le racchette (da squash) con il nostro Stefano Silvestri (yeah! ndSS).
"Devo ammettere di essermi ricreduto su molte cose riguardo sia il personaggio principale, sia la sceneggiatura"
Ok, dovrebbe essere stato detto tutto, giusto? Ma certo che no, lo intuisco dai grossi punti di domanda sopra le vostre teste... roba che neanche Metal Gear! Voi volete sapere qualcosa in più sul nuovo Dante e sulla trama di questa sua nuova avventura, che poi in realtà è la prima se si segue fedelmente la time-line di Devil May Cry.
Ebbene, come ho premesso devo ammettere di essermi ricreduto su molte cose riguardo sia il personaggio principale, sia la sceneggiatura che fa da sfondo alle sue scorribande. Il nuovo look del nostro ammazza demoni preferito è sicuramente spiazzante per chi è cresciuto impersonando un tamarro con impermeabile e capelli lunghi bianchi. Man mano che si procede nel gioco, però, si capisce che tale cambio estetico ha la sua ragione d'essere e tutto sommato non è neanche così male.
La trama che vi attende in DmC: Devil May Cry è una manna per chi vuole scoprire qualcosa in più sul passato di Dante, di suo padre Sparda, di sua madre, del perché tutto il regno dei demoni sembri avercela a morte con loro. E scoprirete anche come il nostro eroe sia diventato nemico di colui che una volta era suo fratello. Già, perché come ben sapete in questo nuovo capitolo incrocerete nuovamente gli sguardi, e non solo, con Virgil (che avrà anche un DLC tutto suo). Lo incontrerete abbastanza presto e da subito verrete a conoscenza di un paio di rivelazioni piuttosto interessanti... avete visto V per Vendetta? Bene, meglio per voi!
"La trama è una manna per chi vuole scoprire qualcosa in più sul passato di Dante"
Le vicende che coinvolgono i due fratelli e tutti i loro compagni d'avventura, sono immerse in scenari che sembrano usciti dalla fantasia di almeno due o tre degli sceneggiatori/registi più in voga ultimamente ad Hollywood. L'atmosfera onirica che si respira sin dall'inizio, accompagnata da ambientazioni che si trasformano e deformano sotto i vostri occhi, non possono non far venire in mente il capolavoro di Christopher Nolan che porta il nome di Inception. Alcune delle creature che incontrerete invece sembrano essere state partorite dalla fantasia di Mike Mignola, il cui personaggio Hellboy è stato portato al successo sul grande schermo dal regista Guillermo del Toro.
A tutto questo aggiungete un pizzico di American McGee e qualche battutaccia alla Carpenter... quello che si ottiene è un titolo di sicuro impatto, che merita sicuramente un applauso, tutta la vostra attenzione e la voglia di giocare.