Murdered: Soul Suspect, un gioco paranormale - review
Il game over è solo l'inizio.
Fondina ascellare, sigaretta sempre accesa, modo di fare burbero e cravatta allentata sul collo: gli ingredienti per il classico detective ci sono tutti e se non fosse per quella collezione di fori di proiettile che svetta arancione sulla schiena, sarebbe tutto a posto.
Ronan O' Connor, il protagonista di Murdered: Soul Suspect, è decisamente morto, anche se il suo spirito è rimasto intrappolato nel limbo tra la vita e l'aldilà a causa di alcune questioni non risolte. Pare sia così, non basta essere scaraventati da una finestra al terzo piano e impallinati per guadagnarsi un biglietto di sola andata per il mondo degli spiriti, bisogna anche avere portato a termine tutti i propri compiti ed essere in pace con se stessi.
Ronan è un poliziotto è incomincia così l'indagine sulla sua stessa morte, partendo proprio dal luogo del delitto e mostrando un gameplay che poi si ripeterà, senza particolari variazioni, per tutto il corso dell'avventura risultando a tratti ripetitivo. Quando ci troviamo sulla scena di un crimine o sul luogo di un'indagine, dobbiamo semplicemente esplorarla tutta ed individuare un numero variabile di indizi che ci permetterà poi di arrivare alla soluzione.
Poniamo di dovere esplorare l'ufficio di un poliziotto: cercheremo sul suo computer, sbirceremo tra le scartoffie, raccoglieremo gli oggetti sparsi in giro ed alla fine dovremo scegliere quali di quelli selezionati sono i più rilevanti. Li imbrocchiamo tutti al primo colpo? Ottimo, tre scudetti per noi, ma ad ogni errore ne perdiamo uno abbassando così il nostro punteggio, anche se non si arriva mai al game over in questa maniera.
"A volte le scene da indagare sono più interessanti, altre si tratta semplicemente d'intermezzi"
A volte le scene da indagare sono più interessanti, altre si tratta semplicemente d'intermezzi, quello che conta però è che fin dalle prime occasioni proposte ci si rende conto che c'è un'evidente separazione tra gli indizi utili e quelli messi lì a far numero, rendendo la ricerca quasi meccanica e sollevando un po' l'illusione di essere veramente noi a scovare i più importanti.
Tra un'indagine e l'altra ci si aggira per una Salem (la cittadina famosa per i drammatici avvenimenti legati al processo alle streghe di fine Seicento) traboccante oggetti da scoprire e persone con cui interagire, anche se presto ci si rende conto che gli umani a cui leggere il pensiero raramente ci dicono qualcosa di utile, e gli spiriti che possiamo aiutare nel loro tentativo di lasciare il limbo non sempre offrono missioni interessanti.
Per esempio ci sarà un caso in cui il fantasma di una ragazza ci chiederà d'indagare sulla vita sentimentale del suo (ormai) ex compagno per scoprire eventuali tradimenti: noi dovremo semplicemente possedere lui e l'attuale moglie, così da leggerne il pensiero e scoprire le circostanze del loro incontro e gli eventuali punti di collegamento con la morte del primo amore di lui. Trovata la risposta basterà tornare dallo spettro, parlarci, e vederla sparire in uno sbuffo di luce bianca verso il cielo: achievement unlocked.
"La presenza di oggetti fantasma, invisibili agli umani ma tangibili per gli spettri, riesce a creare una certa atmosfera"
Alcune zone di Salem sono più interessanti di altre e la presenza di "oggetti fantasma", invisibili agli umani ma tangibili per gli spettri, riesce nel creare una piacevole atmosfera indicando i resti di un passato tragico fatto di morti e torture. Va detto però che l'assenza di una mappa rende la navigazione degli scenari più problematica di quanto dovrebbe essere, con indicatori di direzione non sempre precisi e dedali di viuzze pronti a rapire il giocatore per interminabili minuti di (noiosa) ricerca.
La varietà delle ambientazioni, invece, è piuttosto buona e ci porta ad esplorare non soltanto le strade della città ma anche una chiesa, la stazione di polizia e diversi altri punti d'interesse che sarebbe lecito aspettarsi legati in qualche maniera alla storia principale, la vicenda di un misterioso serial killer che sembra funestare la cittadina del Massachussets con omicidi legati in una qualche maniera al passato stregato del centro abitato.
Evitiamo volutamente ulteriori dettagli sull'aspetto narrativo del titolo, chiaramente il fulcro attorno al quale gira tutta l'esperienza ludica, per non rovinarvi le ore di gioco. Diciamo solo (ma questo già si sapeva) che da un certo punto in poi le nostre peregrinazioni spiritiche saranno accompagnate da una spalla umana, Joy, capace d'interagire con gli spettri e anche lei in una qualche maniera intrappolata in un diverso tipo di limbo. Il legame tra i due si rafforza man mano che l'avventura prosegue, portando anche qualche novità nel gameplay (come fasi in cui dobbiamo aiutarla a passare inosservata distraendo chi potrebbe vederla, disattivando telecamere e mandando in corto circuito alcune porte elettroniche).
"Ma insomma, se siamo già morti da dove viene la sfida?"
Se gli umani possono essere posseduti per ottenerne semplici informazioni e fargli compiere altrettanto semplici attività, i gatti con le loro menti più semplici possono essere addirittura guidati in prima persona, aprendo così ad alcune fasi di vero e proprio 'sgattaiolamento' tutto sommato piacevoli e adatte a spezzare il normare scorrere delle interazioni.
Ma insomma, se siamo già morti e se possiamo provare quanto ci pare a risolvere gli enigmi di fatto senza alcuna punizione, da dove viene la sfida? Ovviamente centrare le soluzioni al primo colpo garantisce un punteggio maggiore, ma sono le fasi di "combattimento" ad essere l'unico momento di vera difficoltà, nel loro gettarci contro alcuni demoni a caccia di anime rimaste sospese tra le dimensioni, e da eliminare esclusivamente con stealth-kill alle spalle.
Non sempre questi scontri sono intermezzi riusciti: alle volte riescono nel trasmettere l'urgenza di una situazione, mentre altre sono un po' pretestuosi nell'allungare artificiosamente il nostro cammino, ma del resto c'è poco altro a metterci in difficoltà. Come dei controlli non sempre permissivi, che richiedono di posizionare accuratamente al centro dello schermo l'oggetto col quale si vuole interagire, pena l'impossibilità di farlo.
"Sei ore sono un po' pochine, anche se il titolo non viene venduto a prezzo pieno"
Visto che abbiamo aperto il capitolo sulla realizzazione tecnica diciamo anche che l'atmosfera che si respira in Murdered: Soul Suspect riesce nel trasmettere una piacevole sensazione di spy-story mescolata con il paranormale, sensazione che non annoia e che abbiamo trovato piuttosto piacevole. Sul fronte puramente grafico, però, è evidente la natura old gen della produzione, soprattutto per via di animazioni non particolarmente elaborate e di un livello di dettaglio che si svela nella sua semplicità quando s'avvicina la telecamera agli oggetti.
Pollice invece verso per il doppiaggio in Italiano: se avete la possibilità di giocare in Inglese fatelo, perché la recitazione nella nostra lingua rischia di rovinare l'atmosfera con "scelte stilistiche" da recita delle medie, pause a caso nel mezzo delle frasi e scarsa corrispondenza tra i sottotitoli e il parlato. Un vero peccato, visto che l'aspetto narrativo è così importante per la produzione Airtight Games.
Dicevamo che le missioni secondarie non sempre risultano particolarmente interessanti, ma sono fondamentali nell'aumentare una longevità che senza di queste si ferma attorno alle 6 ore per completare l'avventura principale senza perdersi in chiacchiere. Sei ore sono un po' pochine, anche se il titolo non viene venduto a prezzo pieno (40 Euro la versione PC e 50 quella console, entrambe scontate di 10 Euro se si fa il preordine), e non offre molte opzioni di rigiocabilità considerato che la storia non ha diversi finali. Certo, si può sempre tornare a Salem per collezionare tutto il collezionabile ma si tratta di un'attività che interessa probabilmente solo una ristretta fetta di giocatori.
Concludendo, Murdered: Soul Suspect soffre di alcuni difetti che gli impediscono di essere un titolo del tutto vincente. Tecnicamente ci sono delle incertezze che certo non aiutano, ma il problema principale è da ricercarsi nella ripetitività delle azioni richieste al giocatore e nelle fasi di combattimento poco intriganti. La storia si fa apprezzare, sebbene i colpi di scena siano abbastanza telefonati, ma è funestata da una recitazione da rivedere e si divora molto rapidamente.
L'appassionato di spy story potrebbe trovare nel titolo Airtight Games un prodotto interessante, così come chi fosse particolarmente incline alle storie di fantasmi, gli altri faranno meglio a provarlo prima per capire se il particolare impianto ludico possa fare al caso loro.