Sunset Overdrive: il paradiso delle citazioni pop - review
Tante sostanze e poca sostanza.
Dopo una line up di lancio piuttosto convincente sul fronte delle esclusive, i possessori di una Xbox One hanno dovuto attendere un bel po' per mettere le mani su altri titoli sviluppati appositamente per la console di Microsoft.
Da un lato, Forza Horizon 2 ha saputo soddisfare le esigenze di tutti gli amanti dei giochi di corse, mentre Project Spark dovrebbe tenere a lungo impegnati gli amanti degli editor con cui creare e sperimentare. Cosa ci si aspetta, invece, da Sunset Overdrive?
Le aspettative verso il titolo Insomniac Games sono piuttosto elevate, vuoi per il pedigree degli sviluppatori (la saga di Ratchet & Clank ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo), vuoi per il modo in cui il gioco è stato presentato da Microsoft, che in pratica lo ha trasformato nel manifesto del ritorno verso un pubblico di hardcore gamer, alla faccia di sport, tv e telefilm.
Fin dalle primissime apparizioni, Sunset Overdrive si era dimostrato ammiccante, sbarazzino, fuori di testa, coloratissimo e... inclassificabile. Già, perché nonostante tutte le ottime promesse fatte dal team, nemmeno provando direttamente il gioco si riusciva a capire dove lo studio volesse andare a parare, con il suo sviluppo.
Dopo aver passato diverse ore in compagnia del nostro avatar personalizzato, siamo finalmente giunti a una conclusione: Sunset Overdrive vuole solo divertire i giocatori, e per raggiungere il proprio obiettivo non si vergogna di pescare a piene mani dalla cultura pop, per cercare di stringere un legame empatico col maggior numero possibile di persone.
Tutto questo, ovviamente, sarebbe davvero troppo poco senza un gameplay ricco, profondo e pieno di sfaccettature, motivo per cui i programmatori si sono assicurati di creare una serie di meccaniche che potessero caricarsi un simile fardello, risultando interessanti per un buon numero di ore.
Il risultato finale, tuttavia, non è del tutto riuscito, visto che Sunset Overdrive manca di varietà, rivelandosi dopo appena un paio d'ore per ciò che è realmente: il classico open world a missioni, in cui dall'inizio alla fine dell'esperienza non si fa altro che spostarsi per la città, raccogliendo oggetti ed eliminando mutanti.
L'idea di base è piuttosto simpatica, visto che reinventa il concetto di apocalisse zombie pompandolo di colori, fuochi d'artificio e armi fuori di testa. Il protagonista, in pratica, è una delle poche persone a non assaggiare l'Overcharge Delirium XT, nuova bevanda energetica della FizzCo, con il fastidioso effetto collaterale di trasformare in un disgustoso mutante chi la assuma.
Dopo essere miracolosamente uscito illeso dall'evento di lancio, l'eroe di turno s'imbatte in una serie di personaggi più o meno fuori di testa, che non solo lo informano di voler fuggire dalla città, ma gli forniscono una serie di armi e di potenziamenti indispensabili per sopravvivere all'apocalisse mutante.
Come si ottengono questi potenziamenti? Semplicemente recuperando una serie di "ingredienti" e cucinandoli a dovere all'interno di uno speciale barile di Overcharge. Le ricette più elementari possono essere completate in un batter d'occhio, mettendo immediatamente a disposizione del giocatore i frutti del proprio duro lavoro di ricerca, ma per quelle più complesse è necessario un processo di creazione ben più delicato.
Queste ricette, vista la vulnerabilità ai raggi ultravioletti, devono essere preparate di notte, e durante l'intero processo attirano mutanti come api sullo zucchero. Questa è la bizzarra giustificazione che i programmatori hanno utilizzato per spiegare le orde di Sunset Overdrive, uno dei tanti elementi che vanno a incastonarsi all'interno delle meccaniche di gioco. Meccaniche che, finora, non abbiamo ancora descritto. Niente paura, comunque, visto che basteranno pochi paragrafi per sviscerarle del tutto. Il segreto per sopravvivere, in Sunset Overdrive, è infatti rimanere il minor tempo possibile con i piedi incollati al suolo.
Lungo le strade della città i mutanti assetati di Overcharge sono infinitamente più agili e rapidi del protagonista, che però può contare su una vasta gamma di mosse acrobatiche per saltare da un palazzo all'altro e, soprattutto, per scivolare lungo qualsiasi elemento orizzontale, un po' come farebbe uno skater professionista.
Queste capacità di spostamento sono l'elemento chiave del gameplay di Sunset Overdrive, visto che ad esse è legato anche il caricamento della barra stile, responsabile dell'attivazione delle varie tipologie di potenziamento. Più acrobazie si effettuano senza essere abbattuti e manifestando la giusta dose di varietà, più la barra si riempie, attivando i potenziamenti relativi al personaggio, alle armi e via dicendo. Ecco quindi che grind dopo grind, si sbloccano le abilità precedentemente acquistate ed equipaggiate, per ritrovarsi a dare spettacolo contro orde di nemici.
L'idea in sé è interessante ma sfortunatamente è l'unico elemento sui cui si regge l'intero castello di Sunset Overdrive. Oltre a questo, infatti, c'è davvero poco altro. Per l'intera durata del gioco (variabile a seconda del numero di sfide secondarie effettuate, ma parliamo di una decina di ore), non si deve fare altro che spostarsi da una parte all'altra della città (anche sfruttando le varie postazioni di fast travel) per raggiungere l'icona della nuova missione da portare a termine.
Gli sviluppatori hanno cercato di dare un po' di varietà all'impostazione delle sfide ma la verità è che ci sono riusciti solo in parte, e quando si sono spinti troppo in là hanno finito col creare esperienze atipiche ma poco divertenti (la scorta dell'invincibile cane-robot ne è un esempio, visto che non si deve fare altro che lanciare l'esca in una direzione, farsi seguire dall'animale meccanico e lasciare che sia lui a occuparsi in un lampo dei nemici nelle vicinanze).
Nella maggior parte dei casi si riduce tutto all'eliminazione di un certo numero di nemici, al ritrovamento di particolari oggetti o a semplici variazioni sul tema. Tutto questo è accompagnato da una buona varietà di armi fuori di testa (e più o meno efficaci a seconda della tipologia di nemico affrontata), da trappole che possono essere piazzate con cura per rendere più difficile l'avanzata nemica e, soprattutto, da quella valanga di citazioni pop a cui accennavamo in apertura di articolo.
Ce n'è davvero per tutti i gusti: si va da film culto come Arancia Meccanica e I Guerrieri della Notte, a serie TV di successo come Breaking Bad e Doctor Who. Di sicuro le citazioni più evidenti sono quelle che si godono dopo essere stati uccisi, quando il protagonista viene riportato in vita, ma anche quelle inserite con naturalezza all'interno dei dialoghi sono a dir poco favolose. Ma, ancora una volta, non bastano a trasformare un buon gioco in un acquisto imprescindibile per ogni possessore di una Xbox One.
La presenza del multiplayer cooperativo, chiamato Chaos Squad, riesce a dare una scintilla in più all'esperienza, permettendo di unirsi in qualsiasi momento a un gruppo, semplicemente accedendo a una delle apposite cabine telefoniche sparse per la mappa. Le Chaos Squad, in pratica, non sono altro che versioni più grandi, caotiche ed esplosive delle orde di cui abbiamo già parlato nell'articolo, dove otto giocatori possono collaborare per fermare l'avanzata di una quantità impressionante di nemici, di ogni foggia e dimensione.
Sul fronte tecnico Sunset Overdrive convince ma non stupisce, con una città sempre vibrante di colore, ricca di dettagli e interamente esplorabile sfruttando le tante opzioni di movimento messe a disposizione dagli sviluppatori. L'unico confronto diretto che può essere fatto, sul fronte tecnico, è con Infamous: Second Son, che vince sotto ogni punto di vista pur essendo uscito ormai da qualche mese. Visivamente parlando, la Seattle del titolo Sucker Punch non vanta la stessa carica creativa della città dove si svolgono le vicende di Sunset, ma in quanto a muscoli nudi e crudi offre ancora adesso uno spettacolo impressionante.
Sunset Overdrive è un buon gioco, divertente quanto basta, ma non è in grado di sostenere la propria struttura open world con la giusta dose di varietà o con una trama degna di nota. I contenuti non mancano ma dopo poche ore vi renderete conto di aver già visto tutto ciò che il suo gameplay è in grado di offrire, e di dover semplicemente esplorare la città a caccia di una marea di collezionabili (nemmeno Assassin's Creed ha mai toccato simili livelli) e di nuovi record da battere.