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Wings! Remastered Edition, sulle ali della nostalgia - review

Maledetto Barone Rosso!

Potrà sembrare assurdo, triste e indicativo dei tempi, ma una delle mie prime esperienze con la morte, e per esperienza intendo "rendersi conto che si potrebbe morire", l'ho avuta proprio con Wings!

All'inizio del gioco ci si doveva ovviamente registrare e lo si faceva con estrema leggerezza, senza immaginare lontanamente quello che sarebbe accaduto in caso di morte del pilota. La scena era molto toccante: sotto un cielo viola a lutto e sulle note di un triste requiem, i nostri commilitoni deponevano il feretro nella fredda terra, il tutto seguito poi dall'immagine di una lapide col nostro nome scritto sopra che scorreva dal basso verso l'alto.

Ora potrà suonare quasi ridicolo ma nel 1990 avevo solo 9 anni, e vedere il mio nome su una lapide mi aveva turbato un po'. Insomma, giusto il tempo di premere il pulsante e iniziare una nuova partita perché sì, va bene il trauma della morte ma Wings! era un gioco veramente bello per i suoi tempi e non si poteva sprecare neanche un minuto a rimuginare.

Non a caso era della Cinemaware, ovvero una delle prima software house che, nomen omen, tentava di colmare il gap tra videogiochi e cinema. Per riuscirci faceva ampio uso di scene d'intermezzo (vedi quella del funerale), inquadrature studiate e titoli spesso frammentati in vari sotto giochi che puntavano a creare un'esperienza diversa dal solito. Considerando i limiti tecnici dell'epoca, era una missione al limite del pioneristico.

Le missioni di bombardamento sono forse le meno emozionanti, anche perché sono brevissime.

Wings! rappresentava probabilmente il punto più alto di questa filosofia (insieme a Defender of the Crown) ed era diviso in tre sezioni: una più simulativa, in cui bisognava guidare un biplano in missioni sempre più impegnative contro aerei e zeppelin tedeschi; una dai toni arcade dove si mitragliavano le linee nemiche come in uno sparatutto a scorrimento ma con una visuale di tre quarti; infine, una con visuale dall'alto in cui bisognava bombardare obiettivi sensibili schivando la contraerea.

E poi c'erano i rapporti post missione e il dipanarsi delle Grande Guerra, raccontata attraverso il taccuino del nostro alter ego, che non solo ci permetteva di calarci con insolita cupezza nell'atmosfera del periodo, ma rappresentava anche un modo di raccontare la storia che solo molti anni dopo è stato ripreso da Valiant Hearts.

L'alternanza delle tre modalità, così come il fatto che queste diventassero via via più complesse, apportava senza dubbio al gioco una notevole varietà ma era tuttavia evidente come la prima fosse la più bella delle tre.

Non a caso la possibilità d'ingaggiare infiniti dog fight con i Fokker tedeschi, il dover schivare le cannonate della contraerea da terra, l'emozione di tentare un atterraggio di fortuna se si veniva abbattuti e le incredibili bestemmie che venivano lanciate (già a 9 anni? ndSS) quando s'inceppavano le mitragliatrici, facevano parte di un'esperienza incredibile per l'epoca, che infatti decretarono il successo unanime del gioco.

Il grande problema di quando si mitragliano le linee nemiche? Capire dove cavolo si sta sparando, visto che manca il mirino.

E poi, dopo tanto frastuono, il silenzio. Cinemaware fallì l'anno successivo, passando di mano in mano come un paio di vecchi jeans in una famiglia povera con troppi figli, per poi riaffiorare inaspettatamente circa 10 anni dopo, pronta a pescare nel proprio glorioso catalogo e giocarsi il tutto per tutto sul tavolo della nostalgia dei retrogamer.

Dopo un deludente remake di Defender of the Crown in chiave Robin Hood, ecco dunque Wings! Remastered Edition che, lo ammetto, ha fatto palpitare il mio vecchio cuore di giocatore. Alla prova dei fatti, però, il principale pregio e il principale difetto di questa nuova edizione coincidono, e rappresentano il grande problema delle operazioni nostalgia.

Per fortuna/purtroppo questa edizione remastered è identica all'originale e se da un lato è bellissimo rivivere le stesse identiche meccaniche di gioco, con una grafica leggermente migliorata ma neppure troppo, dall'altro non si può fare a meno di rendersi conto che i tempi sono cambiati.

Il titolo ora ha il fiato troppo corto, le missioni sono brevi, l'intelligenza artificiale è scarsa e i contenuti limitati. Ciò che venti anni fa era rivoluzionario, adesso può essere giusto materia per nostalgici, esattamente come ascoltare la musica da un grammofono o vedere un film action anni '80 su VHS.

Di solito è in questo momento che le vostre mitragliatrici si incepperanno e voi inizierete un dialogo con la vostra divinità preferita.

Più che un'edizione rimasterizzata, questo è un ricalco che non osa, che non si prende la briga di offrire contenuti aggiornati, affiancandoli a quelli dell'epoca. E con l'amaro in bocca devo ammettere che dopo l'iniziale esaltazione rimane ben poco.

Il paradosso è che Wings! era così ben fatto che, in tutta onestà, non mi sentirei di sconsigliarne l'acquisto a tutti coloro che hanno giocato l'originale e sentono il bisogno di un tuffo nel passato. Per loro il voto finale potrebbe persino salire di un punto o due, ma solo perché toccherebbe corde molto personali; per tutti gli altri il voto resta invece quello che appare qui sotto e che tiene giustamente conto del rispetto che si deve ai grandi vecchi.

6 / 10
Avatar di Lorenzo Fantoni
Lorenzo Fantoni: Dentro un rugbista di 110kg dedito agli stravizi, batte il cuore di nerd vecchio stampo con lo sguardo perennemente abbronzato da uno schermo, anche d'estate.

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Wings! Remastered Edition

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