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Assassin's Creed Chronicles: China - recensione

La nuova mini-serie esordisce con le avventure dell'assassina Shao Jun.

Quando una saga dal nome altisonante e ben nota in tutto il mondo inizia a stancare, per i proprietari del marchio diventa fondamentale fare in modo di continuare a tenere il nome del gioco sulla bocca della gente, senza però riproporre per l'ennesima volta la solita esperienza.

Per questo motivo, e per soddisfare le innumerevoli richieste dei fan per l'esplorazione di luoghi celebri in periodi particolarmente importanti per la storia dell'umanità, Ubisoft ha dato vita al progetto Assassin's Creed: Chronicles, che in sostanza permetterà ai fan di vestire i panni di tre membri della setta degli assassini, all'interno di una specie di metroidvania con evidenti influenze dall'ottimo Mark of the Ninja.

L'approccio di Ubisoft, quindi, è chiaro: trovare nuovi modi per far fruttare il marchio di Assassin's Creed, possibilmente senza investimenti eccessivi, e non rischiare di finire di nuovo sotto i riflettori per eventuali problemi tecnici di un titolo magari uscito troppo presto e senza un controllo di qualità appropriato.

Per rendere ancor più fitta la rete di uscite abbinate al franchise di Assassin's Creed, quindi, la casa francese ha avviato la serie Chronicles, composta da tre titoli in 2.5D a scorrimento orizzontale, sviluppati sulla struttura tipica dei metroidvania.

Dopo aver parato un attacco nemico, muovendo in avanti la leva analogica e premendo il tasto B si può lanciare un contrattacco immediato.

Nel capitolo chiamato China, in particolare, viene offerta l'opportunità di vestire i panni di Shao Jun, impegnata in una sanguinosa faida contro le Tigri capitanate da Zhang Yong. L'assassina deve penetrare all'interno dell'organizzazione per eliminarne tutti i membri principali, assicurandosi al tempo stesso di recuperare un misterioso artefatto.

Il gameplay ricorda sotto moltissimi punti di vista il già citato Mark of the Ninja, oltre a proporre una deliziosa citazione all'incredibile Another World, con l'inquadratura iniziale della protagonista rinchiusa in una gabbia appesa al soffitto.

Una volta libera, Shao Jun mette immediatamente in mostra le proprie doti atletiche, rivelandosi in grado di arrampicarsi rapidamente e di eseguire una vasta gamma di movimenti atletici utili per esplorare le ambientazioni.

Oltre a poter correre, saltare, camminare e arrampicarsi, la protagonista può sfruttare numerose tecniche di mimetizzazione nell'ambiente circostante. Ecco, quindi, che ci si può nascondere nell'oscurità di alcune nicchie sul muro (a patto di non essere vicini ai nemici con le lanterne), oppure nel bel mezzo della fitta vegetazione.

Il legame con Assassin's Creed è costantemente sotto gli occhi del giocatore, visto che Jun può eseguire diverse uccisioni stealth, effettuare l'immancabile salto della fede, mimetizzarsi fra gruppi di persone o nei carri di fieno e, in generale, affidarsi ad altre abilità ben note agli appassionati della serie.

Il gioco è stato pensato per premiare il mantenimento di un basso profilo e, naturalmente, la raccolta di un gran numero di collezionabili. L'idea di partenza è valida, ma questo Assassin's Creed stenta a decollare, soffrendo di un'evidente carenza di ritmo.

Se avete apprezzato l'eccellente Mark of the Ninja, ricorderete quanto il titolo uscito in digital delivery fosse in grado di tenere incollati allo schermo nonostante l'impostazione decisamente votata allo stealth. In questo caso, Ubisoft non è riuscita a far scattare il medesimo meccanismo, finendo col proporre un prodotto visivamente efficace, ma poco incisivo.

Anche quando si decide di mettere da parte l'attenzione e di buttarsi nella mischia, la situazione non cambia, visto che il sistema di combattimento non garantisce una varietà tale da giustificare l'uso (e abuso) delle maniere forti.

I combattimenti, infatti, si basano su pochi attacchi messi a segno con il giusto tempismo, sullo sfruttamento di una parata piuttosto efficace e, per finire, della possibilità di scavalcare l'avversario con una capriola, in perfetto stile Prince of Persia.

A questi elementi si aggiunge una vasta gamma di oggetti da sfruttare per passare oltre la stretta sorveglianza nemica. Si può fischiare per attirare l'attenzione, si possono usare coltelli da lancio per tagliare corde e interagire con elementi dello scenario (magari facendo cadere una grossa cassa di legno su due nemici, uccidendoli all'istante), o perfino lanciare petardi che hanno il medesimo effetto delle granate sonore della serie regolare di Assassin's Creed.

Da brava assassina, Shao Jun deve rivivere una serie di ricordi con altrettanti bersagli da abbattere.

Usando l'occhio dell'aquila, poi, si possono valutare gli spostamenti delle guardie, in modo da pianificare al meglio l'approccio per ogni singola stanza. Parlando di metroidvania, tuttavia, è evidente che in circolazione sono disponibili molti altri titoli più riusciti di questo Assassin's Creed, sia dal punto di vista del level design nudo e crudo, che da quello delle dinamiche di gioco.

Usare gli oggetti, in Chronicles, è scomodo e poco intuitivo, visto che è spesso necessario gestire contemporaneamente lo stick analogico destro e due dorsali, a tutto svantaggio dell'immediatezza.

Nonostante questo, il gioco funziona e riesce a regalare qualche ora di emozione e divertimento. Il level design non si attesta su livelli altissimi, ma permette comunque di studiare approcci differenti per superare la medesima sequenza. La cosa davvero interessante, tuttavia, è l'onesto rapporto qualità/prezzo, che gioca a favore di Chronicles.

Da una parte, infatti, chi ha acquistato il season pass di Assassin's Creed Unity lo riceverà senza aggiungere un centesimo, mentre gli altri utenti lo pagheranno 9,99 euro, un prezzo decisamente abbordabile per una versione diversa dal solito della saga di Ubisoft.

7 / 10