Galactic Civilizations 3 - recensione
Una nuova lucidatura al genere 4X; è veramente quello di cui avevamo bisogno?
Il genere degli strategici 4X (eXplore, eXpand, eXploit, eXterminate) è diventato una sorta di standard nei videogiochi: la strategia, quando, raramente, non è specificato il contrario, si fa in questo modo. Il termine nasce nel 1993 con il primo titolo della serie Masters of Orion e il genere cresce soprattutto con "adopter" di prestigio quali Civilization nelle sue ultime iterazioni, Masters of Orion e, per l'appunto, la serie Galactic Civilizations (oltre che titoli meno conosciuti, come il recente Endless Space).
Galactic Civilizations 3 prende decisamente la strada della tradizione e segue pedissequamente non solo le regole del 4X, ma anche il modo di implementarle già seguito dai suoi predecessori. Ciò vuol dire che il titolo propone al giocatore la gestione di un impero galattico che si regge su quattro pilastri: ricerca scientifica, esplorazione e colonizzazione, costruzione degli upgrade planetari, guerra. A queste attività di base vengono affiancati compiti minori quali il design personalizzabile delle astronavi, la scelta del percorso ideologico e qualche evento random su cui prendere decisioni.
Questo pacchetto di attività cambia nei contenuti a seconda della fazione con cui si sceglie di giocare. Una delle caratteristiche meglio implementate di GalCiv3 è proprio l'ampiezza delle possibilità offerte al giocatore sul lato della fazione. Oltre alle 8 razze standard proposte dal gioco potrete infatti crearne di personalizzate scegliendo tratti e abilità da un pool ampio e ricco di dettagli. L'esperienza strategica parte così subito offrendo molti bivi che non possono che aiutare parecchio la longevità di un titolo già destinato a tenere impegnati i suoi giocatori per decine, se non centinaia, di ore; una sorta di paradiso per gli strateghi minmaxer.
La modalità sandbox (che è anche quella principale in questo genere), dopo la scelta della fazione e le opzioni classiche di customizzazione dell'universo, posiziona il giocatore al centro del suo "piccolo" mondo: un pianeta, qualche credito e un'agenda fitta di impegni per giungere alla dominazione dell'universo. A proposito, le modalità di vittoria, anche qui, sono quelle classiche: conquista, influenza culturale, dominazione tecnologica, vittoria diplomatica e ascensione. Sostanzialmente si tratta di modalità che dettano quanto specializzarsi tra guerra, influenza culturale e ricerca scientifica; niente di nuovo.
Esplorazione, colonizzazione e recupero di risorse sono attività che richiedono astronavi specifiche. Il recupero di risorse in particolare richiede la costruzione di basi spaziali specializzate che aiutano anche l'espansione dell'influenza e costituiscono risorse-chiave da proteggere in caso di conflitti. Il design delle astronavi è una caratteristica secondaria (nel senso che potete tranquillamente completare partite senza mai utilizzarla) ma decisamente interessante per chi vuole massimizzare le proprie chance di vittoria. Tramite lo sblocco di tecnologie specifiche (e magari con l'aiuto di qualche abilità innata della propria razza) potrete assemblare navi spaziali dotate di vantaggi determinanti nella corsa all'esplorazione o nei conflitti: colony ship estremamente veloci e scout dotati di grandi quantità di sensori sono solo due esempi di come il gioco offra decisioni interessanti in un comparto, quello delle unità, solitamente poco sfruttato.
Sul lato della costruzione di miglioramenti sui pianeti, Galactic Civilizations 3 propone decisioni strategiche basate sulla scelta, lasciata al giocatore, di quanto specializzare un mondo tra economia, ricerca e produzione (esattamente come succede per le città nella serie Civilization). Oltre a questo, al giocatore spetta scegliere come sfruttare lo spazio limitato a disposizione: a seconda del posizionamento delle strutture e della loro vicinanza si ottengono bonus che, ancora, faranno la felicità dei minmaxer. Questa parte del gioco è realizzata in modo abbastanza tradizionale e non presenta innovazioni né idee particolarmente interessanti.
Anche la ricerca scientifica offre un'impostazione fin troppo tradizionale con un albero tecnologico impostato su quattro macro-famiglie (Colonizzazione, Ingegneria, Guerra e Governance), scelte a volte alternative e suddivisione in ere tecnologiche. Una nota di demerito va al modo in cui è presentato il tech tree, ovvero con un'interfaccia non intuitiva, non zoomabile e in generale poco esplicativa. Rimangono chiari, fortunatamente, sblocchi e vantaggi apportati da ogni tecnologia, informazioni che sono indubbiamente quelle più ricercate dal giocatore.
I conflitti seguono, nella loro preparazione diplomatica, il canovaccio classico del genere: confini comuni, sgarbi diplomatici o pura casualità determinano le guerre. Ogni fazione ha una sua propensione alla guerra e anche le scelte ideologiche hanno una loro importanza...tuttavia non aspettatevi comportamenti sempre coerenti né ragionamenti geopolitici convoluti: rimane in Galactic Civilizations 3, come anche nel resto dei titoli del genere 4X, il difetto atavico di una IA poco interessante con cui non è possibile intavolare progetti diplomatici.
Già che ci siamo parliamo anche di ideologia. Attraverso scelte negli eventi casuali e altre decisioni sparse nel gameplay il giocatore accumula punti in una delle tre macro-specializzazioni ideologiche: benevolent, pragmatic e malevolent. Questi punti sono poi spendibili all'interno di una sorta di mini albero tecnologico interno a ogni ideologia per ottenere vantaggi anche molto importanti per l'evoluzione della partita.
Sbilanciarsi in queste ideologie ha però un rovescio della medaglia, ovvero il divenire invisi a razze che hanno scelto un diverso percorso ideologico; qui, considerando anche le civiltà più vicine a noi nella galassia (e magari le tecnologie di propulsione raggiunte), risiede un nucleo di decisioni strategiche particolarmente interessanti in grado di dare profondità a tutta la partita.
Ma prima o poi la guerra diventa pressoché inevitabile, e qui risiede un altro nucleo di decisioni interessanti per il giocatore strategico: quello relativo alla propria flotta militare. Sensori, propulsione, armi e protezioni sono le quattro variabili principali di un'astronave; oltre a queste ovviamente bisogna considerare il costo, e la logistica.
Quest'ultima caratteristica è particolarmente interessante: a seconda della tecnologia raggiunta avrete un punteggio massimo di logistica, ovvero la quantità di questi punti che una vostra flotta può "ospitare", astronavi piccole hanno un basso punteggio e, ovviamente, viceversa per le navi più grandi. Tra velocità, raggio, tipo di armi (con relativa portata di tiro), armatura e costrizioni logistiche ce n'è in abbondanza per dare al giocatore strategico tante belle decisioni da prendere per rendere le proprie flotte all'altezza del nemico del momento.
Ogni scontro tra flotte è visionabile e, al di là della discreta spettacolarità dell'azione, potrete anche vedere in azione le vostre scelte, con particolare riguardo a quelle relative al tipo di arma da montare (e il suo raggio d'azione); soprattutto all'inizio è un ottimo modo per capire cosa sta succedendo e dove dovete metter mano per aumentare le vostre prestazioni in battaglia.
L'interfaccia con cui sono presentate le miriadi di decisioni e informazioni è ben realizzata con alcuni difettucci relativi soprattutto ai tooltip non sempre esaustivi; i giocatori più esigenti in termini di minmaxing avranno da ridire soprattutto per lo scarso livello di profondità con cui si mostrano i rapporti causa-effetto. La chiarezza e l'ergonomia con cui sono state progettate le schermate sono comunque degne di nota così come lo è la mappa di gioco che vi sarà subito chiara, a tutti i livelli di zoom, dopo poche sessioni di gioco.
A livello estetico Galactic Civilizations 3 non fa gridare al miracolo ma riesce nell'obiettivo di mostrare chiaramente e con un alto livello di polishing tutti i dettagli del proprio impero galattico. Anche l'editor delle astronavi è ben realizzato e i modelli, altamente customizzabili, faranno la felicità di tutti gli appassionati del genere. La rappresentazione delle battaglie è una sorta di ciliegina sulla torta che, seppur di utilità limitata, riesce nel compito di immergere il giocatore nell'azione e convogliare la drammaticità degli scontri.
La musica è quella classica del genere strategico spaziale con temi che ricordano quelli di Star Trek e di tante altre produzioni cinematografiche dello stesso genere.
In ultimo segnaliamo la modalità "campagna" che immerge il giocatore in una narrativa precostituita in cui, caso strano, dovremo salvare l'umanità dall'estinzione. Si tratta di una sorta di tutorial prolungato (solo la prima parte però è etichettata come tale) molto utile per apprendere tutte le nuances del gioco.
Galactic Civilizations 3 è quindi un titolo da premiare perché fa fare un altro piccolo passo verso la perfezione al genere strategico 4X; per questo motivo il voto finale non può che essere alto. Tuttavia va fatta una precisa notazione in calce: Galactic Civilizations 3 non innova in nessuna delle caratteristiche del genere e "si limita" a limare, ottimizzare e introdurre qualche elemento secondario. La scelta può essere accettabile, ma lo è sempre meno considerando che la formula ha ormai più di vent'anni.
Altri sviluppatori hanno dimostrato che lo spazio per l'innovazione c'è sempre, anche in generi che sembrerebbero bloccati per ragioni fisiologiche. L'esempio più classico è quello di Paradox che ha saputo innovare portando nuove formule (Crusader Kings II), esplorando nuovi periodi e meccaniche (Victoria II) o semplicemente rimettendo in discussione il proprio design precedente (Europa Universalis IV); scelte coraggiose che hanno portato al publisher nordico grandi successi di pubblico e critica proprio a fronte di questa spinta a innovare e a non cullarsi su formule tradizionali.
Stardock è uno dei leader degli strategici spaziali e dopo aver portato, con questo Galactic Civilizations 3, il genere a una nuova vetta (seppur poco sopra quella precedente) dovrebbe iniziare a pensare a un salto di proporzioni diverse.