The Red Solstice, astenersi perditempo - recensione
Un ostico titolo in stile Blizzard per i giocatori più agguerriti.
The Red Solstice non parte esattamente col piede giusto. Cliccando sull'opzione "How To Play" del menu principale, sarete inondati di informazioni su come giocare ma non vi verranno detti gli obiettivi o come raggiungerli. Si sa solo che c'è un'epidemia che ha devastato le colonie umane su Marte e le ha popolate di aberranti esseri mutanti. Il novellino alle prime armi si ritroverà con una vaga idea dei controlli, un'ancor più vaga storia di fondo e difficilmente sopravvivrà più di un paio di minuti.
Verrebbe da dire benvenuti a The Red Solstice, ma forse è meglio iniziare con più calma. Cominciando col dire che siamo di fronte a un titolo fortemente ispirato alla mod Night of the Dead per Warcraft 3, in cui dovrete guidare dei marine all'interno di colonie marziane e cercare di completare degli obiettivi in modo da sopravvivere più facilmente.
In sostanza, il risultato è un incrocio tra un gioco di tattica e action-RPG firmato Blizzard, come ad esempio alcune sezioni di Starcraft 2 o una versione senza avversari di DOTA. Si combatte in squadre composte da un massimo di 8 persone, e sono disponibili una campagna singleplayer, multiplayer online e survival (una versione offline della modalità multiplayer).
La campagna singleplayer è un'aggiunta recente e ha principalmente l'obiettivo di addestrare i giocatori prima di lanciarli nel tritacarne multiplayer. Il problema è che la campagna stessa può risultare davvero difficile a tratti, con dei picchi di difficoltà notevoli anche selezionando la modalità più facile.
Va detto che Ironward è ancora al lavoro e ha già pubblicato una manciata di patch volte ad eliminare bug e a rendere il singleplayer leggermente più bilanciato, ma alcune missioni risultano davvero troppo difficili e troppo lunghe (fino a 1-2 ore), soprattutto dato che vanno completate in una singola sessione.
Un'aggiunta intelligente della componente offline è la Modalità Tattica. Attivandola, il tempo sarà rallentato e sarete in grado di dare ordini precisi ai vostri marine in maggiore tranquillità, cosa fondamentale quando circondati da orde di simpatiche creature mutanti.
Il sistema di controllo è incentrato sull'uso del mouse e non è possibile usare la tastiera o un controller per muoversi. Il sovraccarico d'informazioni che Red Solstice lancia al giocatore si estende anche ai controlli: ad esempio ci sono tre modi per sparare ai nemici ma il tutorial accenna solo brevemente alle differenze di queste modalità.
Infatti il gioco assegna il fuoco automatico al vostro marine di default ma in realtà questa è la modalità meno consigliata, perché spreca più munizioni ed è meno potente delle modalità di fuoco manuali, attivabili cliccando su un nemico o, meglio ancora, utilizzando il tasto shift per sparare come in uno sparatutto (ottenendo peraltro un bonus ai danni).
Allo stesso modo, l'interfaccia utente non è immediata e capire tutte le abilità speciali e le informazioni richiede tempo. È in piccolezze del genere che Red Solstice va a complicarsi la vita ma dando un'occhiata allo schema generale è invece ovvio che gli sviluppatori hanno fatto i compiti a casa.
Il titolo ha delle meccaniche di gameplay davvero profonde e ricche di sfaccettature, variazioni e possibilità che i giocatori possono apprezzare, dalle personalizzazioni dei marine alla miriade di oggetti sparsi per le mappe e alla notevole varietà di nemici.
Il multiplayer, come già accennato, è la vera attrattiva di The Red Solstice. I server, sia nei giorni precedenti che successivi al lancio ufficiale, non sono stati esattamente pieni ma è stato quasi sempre possibile riuscire a disputare una partita online. Ovviamente, data la natura estremamente tattica e collaborativa di The Red Solstice, giocare con un paio di amici è l'ideale. La modalità online contiene degli obiettivi e delle missioni generate casualmente, garantendo un'elevata rigiocabilità, aumentata ulteriormente dalle mappe e dalle varie modalità messe a disposizione.
Il budget non elevatissimo è evidente nel comparto grafico, pregevole e tutto sommato accettabile ma a volte poco funzionale, come ad esempio quando si è circondati da un'ondata di infetti (evenienza non rara a dire il vero). In generale, la direzione artistica è la componente più dimenticabile. L'aspetto delle derelitte colonie marziane è piuttosto generico e le personalità dei marine sono piatte e stereotipate.
Anche il sonoro non brilla per originalità, con degli effetti e dei doppiaggi appena sopra la sufficienza. È qui che i limiti di una produzione indipendente di dimensioni minori si fanno sentire: mancano il carisma e l'accessibilità delle produzioni Blizzard, che sono invece capaci di catturare l'attenzione con dei mondi più colorati ed originali e, soprattutto, in grado di spiegare molto meglio i dettagli delle meccaniche di gioco.
Ovviamente sarebbe ingiusto rinfacciare ad Ironward Games un budget minore, dunque i limiti di Red Solstice sono pienamente comprensibili, soprattutto quando il gameplay vero e proprio è studiato nei minimi dettagli e piuttosto raffinato. Ci chiediamo però se, con un minimo di riguardo in più per i giocatori alle prime armi, e quindi con un tutorial migliore, una curva d'apprendimento più dolce ed un'estetica più azzeccata, il team di sviluppo non avrebbe potuto rendere The Red Solstice un titolo imperdibile.
Non ce la sentiamo di raccomandarlo ai meno appassionati del genere, a cui consigliamo di togliere un punto dalla valutazione finale ma i giocatori più agguerriti e con più esperienza troveranno pane per i loro denti.