Rise of the Tomb Raider - recensione
Crystal Dynamics va sul sicuro e non sbaglia il colpo.
Dopo Forza Motorsport 6 e Halo 5: Guardians, è finalmente arrivato il momento di parlare di Rise of the Tomb Raider, l'ultima esclusiva della line up autunnale di Xbox One per il 2015. Come probabilmente avrete già notato sbirciando il voto a fine pagina, Microsoft è riuscita a calare sul tavolo un tris (o poker, se consideriamo anche Gears Of War: Definitive Edition) di giochi imperdibili per tutti i possessori della console, creando una line-up adatta a tutti i palati. Ora però entriamo a parlare nel dettaglio dell'ultima fatica di Crystal Dynamics, storici sviluppatori del franchise che a questo giro hanno preferito andare sul sicuro e non stravolgere le cose fatte nel precedente capitolo.
Non preoccupatevi però: le novità non mancano, ma non vanno ad intaccare più di tanto il gameplay già ampiamente collaudato. Anche la storia, ad essere onesti, non offre spunti originali o degni di nota, e ad ogni intermezzo si ritrova quella sensazione di déjà-vu già vissuta in decine di altri videogiochi e film d'avventura.
Ma allora cos'è che rende Rise of the Tomb Raider un titolo imperdibile per tutti gli appassionati del genere? La risposta è semplice: si lascia giocare che è un piacere e la voglia di scoprire, esplorare, cacciare e combattere resta sempre su livelli altissimi.
Andiamo con ordine. A seguito dei fatti accaduti nel Regno Yamatai, Lara si ritrova sola contro la misteriosa organizzazione Trinity e allo stesso tempo a cercare informazioni sulla morte di suo padre. Inizia così un lungo viaggio che la porterà a visitare la Siria e le gelide montagne della Siberia alla ricerca della Sorgente Divina. Se avete già giocato il prequel, con Rise of the Tomb Raider vi sentirete a casa nel giro di pochi istanti: peccato che di tanto in tanto i controlli risultino un po' legnosi, specie quando siamo appesi ad una parete e stiamo calcolando la direzione del nostro prossimo salto.
Anche il sistema di copertura non funziona sempre come dovrebbe, e talvolta perdere la vita perché Lara non si è abbassata dietro a un muretto risulta abbastanza frustrante. Per il resto il gameplay è ben bilanciato e solido, con tanto di sistema di crafting che in questo capitolo è stato ulteriormente raffinato: creare medkit, esplosivi, molotov e altri piccoli ordigni miscelando le risorse raccolte è questione di pochi secondi, così come creare frecce infuocate e avvelenate per i nostri archi. Verso la metà del gioco si accede all'emporio, ovvero un piccolo 'negozio' fatiscente in cui è possibile acquistare una serie di oggetti, potenziamenti e costumi, con le monete bizantine raccolte durante il viaggio.
Parlando dell'arsenale, durante l'avventura la signorina Croft avrà a disposizione anche un set di pistole, fucili a pompa e d'assalto, tutti migliorabili e potenziabili grazie ai punti abilità che si ottengono raccogliendo i punti esperienza. Le varianti delle armi principali si possono ottenere soltanto trovando i forzieri che contengono i componenti necessari, e soltanto dopo aver recuperato tutte e quattro le parti si potranno assemblare i nostri nuovi inseparabili compagni nel campi base.
Proprio come in Tomb Raider, il sistema di gioco permette di spendere i punti abilità sedendosi davanti al fuoco, fare il punto della situazione e spostarsi da un punto all'altro della mappa senza dover fare avanti e indietro come nel migliore dei Resident Evil. Rise of the Tomb Raider è quindi anche un piccolo Metroidvania, visto che non tutti i luoghi sono accessibili dal primo momento in cui ci si parano davanti agli occhi.
A proposito di vista, premendo lo stick analogico destro si attiva l'istinto di sopravvivenza, che mette in risalto per un istante i punti d'interesse, oltre che munizioni, materiali e tanto altro ancora. In realtà utilizzando spesso questa abilità si finisce con lo snaturare eccessivamente il gioco, ma se si è alla ricerca di qualche munizione extra la cosa può tornare comunque utile. Un altro aiuto, questa volta meno invasivo, ci viene fornito dall'indicatore collocabile sulla mappa, utile per raggiungere un oggetto mostrato sulla cartina virtuale.
Anche la caccia riveste un ruolo importante, e ora addentrarsi nelle caverne per affrontare branchi di lupi e temibili orsi permette di recuperare preziose pelli per migliorare le impugnature delle nostre armi e creare sacche per trasportare più munizioni. Ah, sì, ci sono anche simpatiche tigri affamate che non vedono l'ora di farci la festa. Assicuratevi di non farvi cogliere impreparati.
In Rise of the Tomb Raider troviamo anche una serie di gustose novità come le missioni secondarie: aiutare i personaggi incontrati e svolgere per loro determinati lavori non solo aumenta la longevità del gioco, ma fa guadagnare preziosi crediti da spendere nel negozio di cui vi parleremo tra poco. In questo modo si ha anche la possibilità di esplorare luoghi nascosti che probabilmente non avremmo mai scovato, e trovare collezionabili particolarmente difficili da individuare.
Ci sono poi una serie di sfide opzionali, come recuperare galline e riportarle nel pollaio, tagliare bandiere, distruggere portatili e altre diavolerie simili, tutte utili per recuperare punti esperienza e distrarsi dalla missione principale. E se tutto questo non vi sembra abbastanza, imparare tre diverse lingue decifrando i manoscritti, i totem, gli stemmi ed esaminando attentamente le reliquie, sbloccherà la posizione di alcuni collezionabili, i quali saranno poi visibili sulla mappa.
Se ve lo state chiedendo, sì, in Rise of The Tomb Raider ritornano anche le tombe, colme di tesori, segreti e soprattutto di puzzle più o meno intricati da risolvere. Quanto alla difficoltà nel completare le tombe, alcuni enigmi sono dannatamente avvincenti e per risolveri serve una buona dose di materia grigia, ma lo sforzo impiegato verrà ripagato con abilità uniche come il potenziamento per trasformare il proprio fucile d'assalto in un lanciagranate devastante.
Una volta portato a termine il primo walkthrough, è possibile tornare nella maggior parte delle zone visitate in precedenza per recuperare tutti i collezionabili, e muoversi rapidamente da una zona all'altra della mappa facendo sosta ai campi base. Volendo potrete anche riaffrontare l'intera storia con un livello di difficoltà più elevato, dato che quello 'normale' offre una sfida particolarmente bassa. La difficoltà può anche essere modificata in qualsiasi momento del gioco, quindi non abbiate paura a cominciare direttamente a livello 'Esplorazione Estrema' se siete veterani del genere.
Passiamo ora a parlare delle Spedizioni, la novità più interessante di Rise of The Tomb Raider. In Spedizioni è possibile affrontare alcune missioni della storia principale attraverso quattro differenti modalità, usando delle carte che attribuiscono determinate abilità al giocatore. Le carte si suddividono in armi, costumi, bonus di vantaggio e svantaggio contro la CPU, e altre tipologie, e se ne possono selezionare fino a un massimo di 5 prima di affrontare una missione. Ogni carta si contraddistingue per valore, rarità, moltiplicatore e bonus punti: insomma per farla breve, il proprio equipaggiamento e la difficoltà del livello che si andrà a giocare sono legati al set che sceglierete di 'mettere in tavola'.
Naturalmente, utilizzando delle carte di svantaggio il valore del moltiplicatore si alzerà considerevolmente, e alla fine i crediti guadagnati saranno maggiori. A cosa servono i crediti? Semplice, ad acquistare altre carte dal valore più elevato o con particolarità che riteniamo interessanti. I set si possono ottenere anche tramite microtransazioni in-game, oppure portando a termine determinati compiti durante l'avventura principale (ad esempio completando il gioco). È bene sottolineare che ogni carta si consuma al termine di ciascuna missione, tranne quelle col bordo dorato che sono anche le più rare.
Le modalità sono suddivise in 'Rigioca capitolo', 'Rigioca capitolo Elite', 'Score Attack' e 'Resistenza dei Discendenti', quest'ultima senza dubbio tra le più interessanti, visto che permette di creare da zero le proprie missioni personalizzate scegliendo il luogo, le condizioni atmosferiche, le armi da utilizzare e gli obiettivi. Questi richiedono compiti come eliminare un bersaglio particolarmente ostico, raccogliere documenti segreti, cacciare animali e altro ancora. Il vero punto di forza di questa modalità è la possibilità di condividere le proprie creazioni con gli amici e il resto del mondo, ma anche e soprattutto giocare ai livelli realizzati dalla community per scalare le leaderboard.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, Rise of the Tomb Raider scorre via liscio senza rallentamenti percepibili dall'inizio alla fine, a parte qualche lieve calo di frame-rate durante alcune sequenze animate. Nonostante qualche difetto di aliasing, ammirare Lara arrampicarsi sulle montagne siberiane è una gioia per gli occhi, specialmente per gli ottimi effetti d'illuminazione e la fluidità delle animazioni, senza contare il movimento naturale dei capelli, uno dei più credibili che ci sia mai capitato di vedere in un videogioco.
Piccoli particolari, certo, ma che aggiunti al resto dell'esperienza aiutano a rendere l'ultima fatica dei Crystal Dynamics più suggestiva di quanto già non lo fosse il precedente gioco. Buono anche il sonoro, con la solita sfarzosa colonna sonora orchestrale a fare sfondo alle ultime gesta di Lara, con tanto di brani che si adattano in tempo reale a ciò che accade sullo schermo. Anche il doppiaggio in italiano se la cava abbastanza bene, ma quel che conta di più è che è nettamente superiore rispetto a quello del prequel. Se preferite, è possibile scegliere quello originale in inglese, oltre che attivare i sottotitoli nella lingua che si desidera.
Rise of the Tomb Raider è un ottimo gioco che, nonostante sia rimasto fedele alle sue origini, risulta essere più che soddisfacente. Le piccole novità a livello di gameplay arricchiscono ulteriormente una formula divertente (ma non sempre perfetta), e la possibilità di esplorare aree più ampie che in passato aiuta ad aumentare la durata di un titolo già discretamente longevo. Per portarlo a termine ci abbiamo impiegato poco più di 15 ore, periodo nel quale ci siamo dedicati anche a completare alcune tombe, sfide, compiti secondari e a dare la caccia a diversi animali selvatici.
Con qualche sforzo in più da parte degli sviluppatori Rise of the Tomb Raider poteva diventare un capolavoro nel suo genere, e dispiace trovarsi di fronte a una storia davvero poco ispirata e a poche novità in generale. La realizzazione tecnica, per quanto sia soddisfacente, non stupisce e poteva essere curata di più in alcuni dettagli, come la gestione dell'anti-aliasing.
Se avete apprezzato il precedente capitolo o se vi piacciono i giochi d'avventura in generale, l'ultimo prodotto di Crystal Dynamics è un acquisto quasi obbligatorio, ma chiunque sia alla ricerca di un titolo appassionante farebbe bene a tenerlo presente. A questo punto non rimane altro che aspettare l'ultimo capitolo della trilogia, che, ci auguriamo, porterà con sé qualche novità di rilievo in più.