The Witness - recensione
Il genio e la follia di Jonathan Blow.
Era il 2012 quando Indie Game: The Movie venne presentato ufficialmente al Sundance Film Festival, mostrandoci i retroscena del lavoro e della vita di alcuni sviluppatori indipendenti alle prese con tre giochi che hanno, sotto molti punti di vista, sdoganato questo tipo di produzioni dimostrando l'interesse crescente del mercato console. Gli sviluppatori protagonisti del documentario erano Phil Fish (Rez), Edmund McMillen e Tommy Refenes (Super Meat Boy) e Jonathan Blow (Braid).
Blow, ai tempi in cui era stato girato il film, era l'unico dei quattro ad aver pubblicato il proprio gioco da diversi anni e a poter, quindi, parlare dell'accoglienza di pubblico e critica. Al di là dei pareri personali dello sviluppatore (Blow si lamentava del fatto che sia i giornalisti che gli utenti non avessero compreso appieno il gioco), Braid fu un grandissimo successo, uno dei primi per un titolo indie che usciva sullo store digitale di una console. Ora sono passati più di 7 anni da quel piccolo grande gioco puzzle-platform e Jonathan Blow è pronto a tornare con un progetto potenzialmente ancora più ambizioso: The Witness.
Tra tanti concept realizzati subito dopo l'uscita di Braid, The Witness venne definito dal suo creatore come il "più ambizioso e stimolante", tanto da dare il via a uno sviluppo estremamente lungo per un progetto indipendente. Ora, dopo parecchi anni e qualche immancabile rinvio, The Witness è finalmente disponibile per PS4 e PC, pronto per farci maledire ma anche benedire il giorno in cui Blow ha deciso di entrare nel mondo dei videogiochi.
Perché maledire? Lo spiegheremo tra poco, ma per ora concentriamoci sull'aspetto più criptico del titolo di Thekla Inc.: la narrazione. Il mondo proposto da The Witness è particolarmente misterioso e proprio per questo interessante e affascinante. Una volta lanciato il gioco vestiremo i panni di un uomo che si ritrova, senza alcun preavviso o menù di sorta, all'interno di un lungo tunnel appena illuminato. Una volta usciti, dopo aver superato qualche semplice puzzle, avremo a disposizione le vaste ambientazioni di un'isola apparentemente disabitata ma non per questo vuota. Il mondo di gioco è, infatti, ricco di strutture naturali o meno che delineano diverse zone di uno scenario incredibilmente vario.
Chi siamo e dove ci troviamo? Cos'è successo su quest'isola? Perché non c'è alcun segno di vita a parte qualche registrazione audio nascosta dietro a qualche oggetto o negli angoli più impensabili? Chi ha lasciato queste registrazioni? Queste sono le domande che vi accompagneranno per tutto il tempo in cui vi dedicherete all'esplorazione o semplicemente cercherete di risolvere uno dei tanti puzzle che sembrano letteralmente essere alla base del funzionamento di tutto ciò che si trova sull'isola. La decisione di affidarsi a una struttura narrativa assente o per meglio dire quasi completamente nascosta (le registrazioni audio sono interessanti ma tutt'altro che chiarificatrici) è una decisione che potrebbe far storcere il naso ad alcuni giocatori, ma a conti fatti si rivela piuttosto apprezzabile dato che quest'ambientazione misteriosa, insieme alla naturale curiosità, sarà il motore che vi spingerà a continuare a esplorare alla ricerca di indizi e segreti in grado di fornire finalmente una chiave di lettura comprensibile.
Al di là dell'affascinante scenario, il piatto forte di The Witness rimane però una componente ludica che riflette a pieno il genio (e la follia) e il coraggio di Blow. Questo nuovo progetto è un puzzle game esattamente come Braid, ma a differenza del suo precedente titolo questa volta lo sviluppatore non ha scelto il genere platform come tela su cui presentare i propri enigmi ma una struttura che, sotto certi punti di vista, ricorda più le avventure in prima persona alla Myst o i "walking simulator" prettamente narrativi che negli ultimi anni stanno riscuotendo un buon successo. Invece che riempire il mondo di gioco di contenuti narrativi, però, The Witness è pieno zeppo di pannelli, la base su cui si sviluppano tutti i puzzle di questo titolo.
Se siete interessati a The Witness probabilmente avrete già dato un'occhiata a qualche video di gameplay, e avrete visto che gli sviluppatori hanno presentato dei particolari pannelli in cui il giocatore dovrà sostanzialmente tirare una linea dal punto iniziale fino a quello finale per completare l'enigma con successo. Alcuni si aspettavano che questo tipo di enigmi fossero solo una delle tante offerte del prodotto di Thekla Inc., ma in realtà sono l'unica tipologia di puzzle che dovremo superare. Proprio qui sta la genialità di Blow: le possibilità offerte da questa struttura statica sono insospettabilmente moltissime e molto varie. Che siano organizzati a gruppi o posizionati in prossimità di un misterioso bunker, i pannelli hanno tutti una soluzione ben precisa più o meno evidente, ma soprattutto un metodo risolutivo che potrà essere rievocato ogni volta che incontreremo un simbolo già visto o una forma geometrica che inizialmente ci aveva tanto fatto dannare.
Questo è il pregio più grande di The Witness. Partire da una struttura semplice e basilare e arricchirla di tanti piccoli dettagli che cambiano completamente le carte in tavola con soluzioni molto azzeccate di cui non vi parleremo per non rovinarvi la sorpresa e per non togliervi la soddisfazione di superare una certa sfida. Soddisfazione, questa è la parola chiave dell'intero gioco, e la sensazione che in più di un'occasione si alternerà allo sconforto, alla rabbia e alla sensazione (sì, anche questa) che il puzzle sia oltre la nostra portata. Ma proprio quando sembreremo perduti e pronti ad affidarci a un inefficace, a parte incredibili colpi di fortuna, trial and error, arriverà inaspettata un'intuizione o più semplicemente la decisione di lasciar perdere e di occuparci di un altro pannello.
Grazie alla struttura open world, infatti, potremo lasciar perdere un puzzle e andare alla ricerca di un altro pannello per non rimanere troppo tempo bloccati e per evitare un sentimento di frustrazione che alla lunga potrebbe inevitabilmente farsi sentire. È proprio in questi momenti che ci verrà voglia di maledire Blow e di lanciargli il più potente dei malocchi. Dopo una mezz'oretta ad arrovellarsi, però, ci sposteremo a un altro pannello o raggiungeremo una soluzione che ci appagherà e ci farà capire immediatamente che il creatore di questo gioco è un game designer di assoluto talento.
Se The Witness veniva considerato come un progetto "ambizioso e stimolante", uno dei motivi è legato anche alla creazione di un motore grafico 3D che si dimostra assolutamente all'altezza e incredibilmente curato per una produzione di qualità, ma non certo tripla A a livello di budget. Ottimi gli effetti sonori con una particolare cura riposta nei rumori dei passi del protagonista che tengono costantemente conto della superficie pestata (è una cosa da poco ma non molti giochi ripongono particolare attenzione a questi dettagli) e il doppiaggio degli audiolog, completamente in lingua inglese, che può contare sulla partecipazione di nomi di rilievo come Ashley Johnson (Ellie in The Last of Us) e Phil Lamarr. Uno dei pochi difetti è, però, proprio legato al doppiaggio e ai sottotitoli in italiano non sempre sincronizzati con l'audio.
The Witness è l'ennesima dimostrazione del talento, del genio, e dell'unicità di Jonathan Blow. Si tratta di un gioco che vale fino all'ultimo centesimo dei €36,99 richiesti; un puzzle game difficile, frustrante, odioso ma intelligente, ispirato e appagante al tempo stesso. Non si tratta sicuramente di un titolo adatto a tutti e, per tornare a un concetto espresso in precedenza, in molti casi maledirete il giorno in cui Blow ha deciso di entrare nel mondo dei videogiochi per poi, dopo circa un'ora, ringraziarlo per il fatto di far parte di questa industria. Ora la nostra unica speranza è che non si debbano attendere ancora otto anni prima di poter mettere le nostre mani su un nuovo progetto del papà di Braid.