Quantum Break - recensione
L'esclusiva che tutti aspettavano.
Giusto qualche giorno fa abbiamo pubblicato le nostre impressioni relative a Quantum Break, importante esclusiva Xbox One sviluppata da un team di grande esperienza come Remedy. Fin da quando venne annunciato, complice la stima che i giocatori ripongono negli sviluppatori finlandesi, Quantum Break è stato il sogno bagnato dei possessori della console di Microsoft (e di numerosi utenti PC desiderosi di veder salire il gioco sul treno della Master Race).
Finalmente è arrivato il momento di giudicare il lavoro di Remedy e di capire se e quanto valga la pena dare fiducia a Quantum Break. Come avevamo già sottolineato nell'articolo di qualche giorno fa, l'ultima fatica di questi capaci sviluppatori vanta valori di produzione monumentali.
Il pacchetto contiene un TPS atipico basato sui poteri speciali di Jack Joyce, il protagonista, e una breve serie TV di una manciata di episodi da circa 20 minuti l'uno. Durante lo svolgimento dell'avventura le due esperienze si intrecciano e si avvicendano, sballottando l'utente tra fasi interattive e momenti del tutto passivi in cui si può tranquillamente posare il joypad per godersi la storia.
Si tratta di un approccio che va a impattare con la narrazione tradizionale a cui gli appassionati di videogiochi sono stati abituati nel corso degli anni. Anche se ultimamente le barriere che dividono le fasi narrative da quelle di gameplay puro sono andate sempre più ad assottigliarsi, spesso trovando equilibri convincenti attraverso dialoghi ben scritti e recitati dai personaggi direttamente nelle fasi di gioco, Remedy non ha rinunciato a percorrere una strada diversa.
L'idea è affascinante e realizzata piuttosto bene. La serie è recitata da attori capaci, supportata da effetti speciali gradevoli e si occupa di seguire principalmente le gesta dei personaggi secondari, raccontando ciò che accade nel mondo del gioco mentre il protagonista è concentrato nelle proprie imprese.
Al termine di ogni atto si vivono i punti di svolta, brevi sequenze nei panni del villain di turno, durante le quali è necessario scegliere tra due possibili opzioni per proseguire nella narrazione. Prima di scegliere quale strada percorrere è possibile guardare un breve filmato che anticipa parte degli avvenimenti che avverranno, ma queste visioni sono spesso vaghe, al punto da trarre in inganno il giocatore sorprendendolo con piacevoli colpi di scena.
La meccanica delle scelte funziona molto bene, e non solo influenza quello che accade durante le missioni (modificando il background generale e perfino il ruolo o la sopravvivenza di alcuni personaggi), ma interviene anche sulle puntate della serie TV.
Quest'elemento garantisce a Quantum Break una notevole rigiocabilità, dettaglio importante per un TPS con una forte componente narrativa la cui prima run (con tutta l'esplorazione del caso per la ricerca di indizi e collezionabili) può essere portata a termine in poco più di otto ore.
La narrazione dinamica espande l'esperienza spingendo a riaffrontare i singoli capitoli nel tentativo di approfondire ogni dettaglio della storia (ma NON premete su "Nuova Partita" una volta completato il gioco, o perderete tutto ciò che avrete sbloccato fino a quel momento).
La sceneggiatura è ben scritta, e pur non settando nuovi termini di paragone per la narrativa sui viaggi nel tempo riesce a proporre idee abbastanza intriganti da tenere incollati allo schermo fino alla fine e, soprattutto, a voler rigiocare ogni capitolo per fare nuove scelte e modificare la trama. A questo si aggiunge la possibilità di cambiare il livello di difficoltà delle missioni, ricordando che quello più alto rappresenta una sfida davvero notevole, in particolar modo nelle fasi finali.
Se la penna di Sam Lake riesce a far promuovere a pieni voti il comparto narrativo di Quantum Break, joypad alla mano il titolo Remedy presta il fianco a qualche critica. Il gioco è un classico TPS il cui protagonista è dotato di abilità da sfruttare nel corso delle sparatorie.
Fin dai tempi di Max Payne gli sviluppatori finlandesi hanno inserito meccaniche atipiche all'interno dei propri sparatutto, dal celebre bullet time alla torcia elettrica di Alan Wake. In Quantum Break, in seguito a un incidente Jack Joyce si trasforma in un generatore vivente di particelle chronon e, in quanto tale, ottiene il potere di modificare il campo di Meyer-Joyce.
Mettendo da parte i paroloni, Jack è in grado di manipolare il tempo, di piegarne il corso o di fermarlo completamente a seconda delle situazioni. In termini di gameplay questo si traduce in una serie di abilità (quasi tutte apprese nelle primissime fasi del gioco) utili per sopravvivere anche agli scontri a fuoco più impegnativi, o per risolvere semplici puzzle ambientali.
Premendo il bumper destro, per esempio, si può creare una bolla circoscritta all'interno della quale il tempo è estremamente rallentato. Questo potere è utile per bloccare un bersaglio su cui scaricare chili di piombo senza troppi problemi.
Al bumper sinistro è associata la schivata, una specie di scatto velocissimo che permette di uscire in un lampo dalle situazioni difficili, magari per nascondersi dietro a una copertura o uscire dal campo visivo di un tiratore scelto. Una volta potenziata, la schivata permette anche di abbattere i nemici meno forti con un unico attacco fisico scagliato premendo il tasto B.
Tasto B che, se usato singolarmente, è associato a uno scudo utile per rallentare i proiettili indirizzati verso il protagonista e, naturalmente, per recuperare l'energia quando necessario. Premendo il tasto Y, invece, si attiva un filtro grafico che permette di distinguere i nemici su schermo, i punti di interesse e le armi da raccogliere.
Tenendo premuto il bumper destro, infine, si carica una specie di esplosione in grado di causare ingenti danni a tutti i bersagli nella zona interessata. Questa tecnica è particolarmente utile contro piccoli gruppi di nemici, contro gli avversari più duri da abbattere, ma soprattutto contro i fastidiosi cecchini appostati sui tetti. Ogni potere può essere potenziato raccogliendo le particelle chronon disseminate attraverso i livelli, sfruttando un sistema di crescita piuttosto lineare.
Poteri a parte, il resto delle fasi d'azione è basato su un gunplay non sempre convincente. Le reazioni delle armi non sono sempre in linea con la bocca da fuoco imbracciata (il fucile a pompa genera pochissimo rinculo e non rende l'idea della potenza devastante che lo dovrebbe contraddistinguere) e, soprattutto, il sistema di coperture è inferiore a quello di tanti altri TPS di ultima generazione.
Una volta iniziate le sparatorie, Jack si accovaccia automaticamente dietro ai potenziali ripari. Quando si preme il grilletto sinistro per prendere la mira, il protagonista si sporge e punta l'arma, ma il risultato non è sempre dei migliori. A volte non si riesce a inquadrare il bersaglio, e nemmeno lo spostamento della telecamera sull'altra spalla tramite il click dell'analogico destro riesce a migliorare le cose.
Il fatto che i poteri di Jack siano giustamente legati a cooldown specifici che ne impediscono l'abuso, inoltre, fa sì che in alcuni frangenti si senta la mancanza di un attacco corpo a corpo con cui liberarsi dei nemici troppo aggressivi e, soprattutto, di una schivata normale con cui raggiungere le coperture più vicine.
Come avevamo segnalato nell'anteprima, gli sviluppatori hanno cercato di reinterpretare il gameplay tradizionale dei TPS rendendo le coperture secondarie, in modo da spingere i giocatori all'uso costante e creativo dei poteri. L'approccio ha senso ed è gradevole, ma bastano pochi scontri per rendersi conto di quante possibilità affascinanti non siano effettivamente state esplorate da Remedy.
Perché, per esempio, non permettere al giocatore di rallentare le granate in volo e di farle detonare con una pallottola ben indirizzata in perfetto stile Vanquish? O ancora, perché non rendere più potenti le esplosioni racchiuse all'interno di una sfera di tempo rallentato, per eliminare con stile i bersagli corazzati come faceva il buon Viewtiful Joe?
Dal punto di vista del gameplay, Quantum Break è godibile e divertente, ma considerati i poteri del protagonista avrebbe potuto offrire molto di più. Questo ovviamente non vuol dire che questa esclusiva Xbox One sia brutta o poco convincente, sia chiaro, ma solo che il gameplay sarebbe potuto essere potenzialmente più ricco ed intrigante.
Nonostante le polemiche dei giorni scorsi relative alla sua risoluzione, tecnicamente parlando Quantum Break è un gioco eccellente. Con questo gioco Xbox One dimostra di poter gestire titoli graficamente molto complessi, se programmata a dovere.
I volti dei personaggi, la mimica, le animazioni, sono curati nei minimi particolari e si distinguono per un'ottima varietà. La cosa più impressionante, tuttavia, sono le ambientazioni, caratterizzate da una grande varietà di texture di ottima fattura, da un'ottima illuminazione e da una vasta gamma di effetti grafici convincenti legati alle stasi temporali e ai poteri di Jack. Eccellente anche il comparto audio, con una colonna sonora sempre azzeccata e ben orchestrata, e un doppiaggio in italiano assestato su standard qualitativi piuttosto elevati.
Con Quantum Break, Remedy ha dimostrato ancora una volta di essere uno studio di prim'ordine per tutto ciò che riguarda la narrazione. Sam Lake è riuscito a mettere insieme una trama avvincente e non scontata, senza rinunciare a inserire qua e là l'umorismo tipico delle produzioni Remedy (quando vivrete l'avventura di Jack assicuratevi di spulciare tutte le mail e i file di testo che troverete in giro, e ricordatevi queste parole: il coltello del tempo).
Di sicuro si sarebbe potuto fare qualcosa di più sul fronte del gameplay, ma questo non toglie che ci troviamo di fronte a un titolo consigliato a tutti i possessori di una Xbox One. Un'esclusiva di peso, da giocare tutta d'un fiato.