Aporia: Beyond the Valley - recensione
Un reame onirico avvolto nel mistero.
Esistono molti modi di raccontare una storia. Diversi media utilizzano diversi approcci: i libri lo fanno attraverso le parole stampate, i fumetti aggiungono le immagini, il cinema mette queste immagini in movimento e rende le parole udibili allo spettatore. Il videogioco è più elastico e capace di canalizzare la narrazione in diverse maniere. Aporia: Beyond the Valley sceglie il silenzio. Nessun dialogo, nessun narratore, eppure la storia che ci racconta arriva dritta al bersaglio, muta ma udibile, durante il nostro viaggio in un mondo incantevole, ma segnato da profonde cicatrici.
L'avventura comincia con il nostro risveglio, emergiamo da una bara di pietra e ci troviamo in una stanza buia, illuminata a stento da alcune serpentine gialle che si inerpicano sui muri. Al centro della camera, appoggiata su un altare di pietra, c'è una fiala luminescente. La raccogliamo senza indugio per poi inserirla in un piedistallo poco distante. Il meccanismo prende vita e dalla strana ampolla parte un raggio di luce che proietta sui muri vicini alcune immagini.
Questo è l'unico modo con cui il titolo comunica con noi, attraverso la proiezione di brevi sequenze animate, che partono incastrando la fiala negli specifici pilastri. Le immagini sono stilizzate, simili alle pitture egiziane, ma comunicano in maniera piuttosto chiara gli avvenimenti avvenuti in un lontano passato. Ogni piedistallo svela un piccolo pezzo della storia e, man mano che si avanza, nuovi dettagli su quello che è successo prima del nostro risveglio vengono rivelati.
Il senso di solitudine che pervade l'intera avventura è già da sé un chiaro segnale di come la precedente civiltà sia stata spazzata via per qualche motivo non ben precisato. Sin dal primo istante si intuisce che la fiala luminosa di cui siamo entrati in possesso fa parte di una tecnologia dal potenziale incredibile. La sua luce infatti non solo è utile per attivare i più disparati macchinari che si trovano sul nostro cammino, ma è in grado persino di stimolare la nascita della vita, per esempio facendo crescere immediatamente alcuni vegetali.
Molte sono le domande che ci spingono a procedere nel nostro cammino. Che cosa è successo? Chi ha costruito i maestosi templi e le città sugli alberi che si vedono in lontananza, e che fine hanno fatto tutti quanti? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui tenteremo di dare risposta mentre ci destreggiamo tra un enigma e l'altro, cercando al contempo di sbrogliare la matassa. La nostra fiala ci fa da passepartout durante il viaggio, funziona egregiamente per attivare praticamente qualunque meccanismo incontriamo, ma ogni uso consuma un po' del liquido fluorescente che contiene. Per fortuna in giro è pieno di ampolle in grado di ripristinarne la funzionalità e mantenerla sempre brillante, in modo da poterla usare anche come torcia nei momenti più bui.
Se durante le prime battute, il gioco ha una struttura abbastanza lineare, con ambientazioni dalle dimensioni limitate ed enigmi molto semplici, le cose si complicano dopo poco tempo. Nella seconda parte di avventura infatti ci troviamo a vagare per una grande zona aperta, senza riferimenti sul dove andare o cosa fare. La mappa che ci viene fornita è avara di informazioni, non indica la posizione del giocatore e non si lascia leggere in maniera chiara. Si passa quindi buona parte del tempo a girovagare a casaccio, cercando di recuperare quello che ci serve.
L'obiettivo è quello di entrare in possesso di sei rune che andranno poi incastrate nel portone di un enorme macchinario. Tralasciando il senso generale di smarrimento e le non indifferenti difficoltà nell'orientarsi, il titolo propone un grado di sfida degli enigmi ben bilanciato. Questi non sono mai troppo frustranti, ma comunque in grado di farci arrovellare per un discreto lasso di tempo. Si tratta quasi sempre di puzzle perfettamente integrati negli ambienti, la cui soluzione porta a stravolgimenti nella morfologia dei livelli.
Ad esempio, ci siamo trovati a nuotare in grotte sotterranee allagate al fine di raggiungere un meccanismo che pompasse l'acqua in superficie. Fatto questo, dai doccioni in cima ad una gigantesca struttura due cascate hanno cominciato a riversarsi in un intricato sistema di smistamento. Solo dopo aver settato a dovere tutti gli snodi siamo stati in grado di convogliare il liquido nell'enorme vasca centrale in modo da poter nuotare fino all'altare su cui era adagiato il tesoro che stavamo cercando. Enigmi da risolvere in più step quindi, passando talvolta anche da un'ambientazione all'altra.
A proposito di ambientazioni, queste sono indubbiamente uno dei punti di forza di Aporia. La direzione artistica del titolo è strabiliante e sembra davvero di muoversi in un regno onirico. Il nostro cammino conduce attraverso immense costruzioni di pietra venate da solchi fluorescenti, città di legno costruite su alberi secolari radicati in mezzo a un lago, fitte foreste illuminate dalla luce crepuscolare e tenebrose pianure su cui aleggia una densa bruma. Il colpo d'occhio ammalia in ogni situazione, riportando alla memoria dei giocatori più attempati pietre miliari come Myst.
Tralasciato lo scivolone relativo alla mappa e le difficoltà che si incontrano per capire dove andare, tutto sembra perfetto, ma così non è. Purtroppo Aporia soffre di gravi carenze sul versante tecnico. Non fraintendete, graficamente siamo su ottimi livelli e anche il frame rate è sempre stabile, le grane sono ben altre. Il gioco ha ricevuto una pesante patch nei giorni precedenti al rilascio, che ha messo a posto problemi che altrimenti lo avrebbero reso ingiocabile.
Purtroppo alcune criticità permangono: durante la nostra prova il titolo è crashato svariate volte, abbiamo incontrato problemi in più di un'occasione con il caricamento dei salvataggi, senza contare svariati glitch soprattutto durante l'attivazione dei meccanismi o per salire e scendere dalle scale a pioli. Per fortuna nulla in grado di "rompere il gioco", ma sicuramente ciò ha reso l'esperienza meno immersiva e ci ha frustrato con frequenti riavvii dell'applicazione.
Se amate i puzzle e i giochi con una forte componente emozionale vi consigliamo assolutamente di dargli una possibilità, perché si tratta di un'opera di indubbio spessore. D'altro canto le magagne tecniche sono un valido deterrente all'acquisto e forse fareste bene ad attendere qualche settimana nella speranza di una provvidenziale patch che limi, almeno in parte, le problematiche di natura tecnica.
Detto questo, Aporia: Beyond the Valley riesce egregiamente nel suo intento di immergere il giocatore in un sogno ad occhi aperti. La sua storia, senza bisogno nemmeno di una parola, arriva dritta al cuore, mentre gli sfiziosi enigmi proposti mettono alla prova il vostro cervello. Al netto di problematiche tecniche (che speriamo saranno risolte a breve) e qualche ingenuità nel game design, il gioco resta un'esperienza assolutamente positiva che consigliamo agli amanti dei puzzle game, ma anche a chi vuole lasciare da parte la realtà e tuffarsi, almeno per un po', in un regno fantastico.