Shin Megami Tensei: Persona 4
L'ultimo grande JRPG per PS2.
Ai tempi, l'impatto con Shin Megami Tensei: Persona 3 fu qualcosa di folgorante. A seguito di un Final Fantasy XII non proprio all'altezza delle aspettative, il titolo Atlus riuscì ad imporsi quale reale ancora di salvezza per tutti gli appassionati del genere. Improvvisamente ci scordammo di rigoliosi mondi fantastici e dello stereotipato biondino di turno intento a salvare l'umanità, per addentrarci invece nella complessità del quotidiano in una arcana scuola nipponica. A metà strada tra un simulatore di vita sociale e uno stravagante rpg con combattimenti a turni, Persona 3 riuscì efficacemente a spiccare tanto per originalità, quanto per il meraviglioso equilibrio alla base del gameplay.
Nell'universo della serie, i Persona non sono altro che le rappresentazioni delle pulsioni umane, creature potentissime (estrapolate dalle più svariate mitologie) convocate in battaglia dai protagonisti. La cosa sorprendente è che tali evocazioni venivano eseguite dai personaggi tramite un colpo di pistola alla testa. Occhi chiusi e canna alla tempia, in attesa della detonazione assordante. Riuscite a capirne la profondità psicologica? Il cuore del gameplay si basava su un gesto puramente simbolico, ma pregno di una carica emozionale senza eguali. Il colpo alla testa stava infatti a significare l'abbattimento di quelle mura concettuali insite nella natura umana e il superamento dei propri limiti interiori. Una sorta di suicidio spirituale in vista della rinascita. Ecco perché, nelle sue fasi diurne, il gioco vi chiedeva di arricchire le vostre doti caratteriali tramite le tante attività di un comune studente giapponese e una fitta serie di relazioni con gli altri PNG. A seconda dei rapporti instaurati col mondo esterno, si aveva modo di arricchire il Social Link e incrementare così la potenza dei Persona, con i quali si era poi in grado di combattere gli Shadow nelle sezioni notturne, tutte scandite dalle fasi lunari .
Chiamare in causa Persona 3 è necessario perché, sostanzialmente, questo nuovo quarto episodio ne ricalca fedelmente la formula, migliorando il tutto in maniera a dir poco esemplare. La trama vi vede nei panni di un giovane studente (cui darete il nome che più vi aggrada) da poco trasferitosi ad Inaba, una piccola cittadina sconvolta da alcuni inspiegabili casi di omicidio. Presto sarete informati di un oscuro canale televisivo, il Midnight Channel, visibile solo nelle notti di pioggia. Si insinua il sospetto di una relazione tra i terribili eventi e la misteriosa trasmissione TV. Voi verrete ovviamente coinvolti e, ancora una volta, sarete alle prese con gli Shadow e i demoni interiori dei protagonisti.
Persona 4 parte decisamente in sordina: nella prima ora di gioco non farete altro che adoperare il tasto X per parlare con i personaggi e far procedere la storia. Ma non fatevi ingannare, tutto ciò serve a mettere a proprio agio il giocatore e creare un climax destinato a risucchiarvi irrimediabilmente nelle sue molteplici spirali. La sensazione che i personaggi fossero meno ispirati rispetto al precedente episodio è fortunatamente svanita grazie alla sapiente narrazione della storia, evidenziata da numerose scene animate, confezionate alla stregua dei più convincenti anime in circolazione. Ancora una volta si farà leva sulle emozioni dei protagonisti, i quali dovranno presto imparare a superare le proprie paure. I temi affrontati dal titolo sono squisitamente maturi, e non disdegnano nemmeno lievi digressioni di carattere sessuale. Incredibile la spontaneità e la scioltezza con cui gli sceneggiatori hanno addomesticato tematiche sicuramente complesse come quelle espresse nel gioco, ampliando a dismisura il coinvolgimento che ne deriva.