Per fortuna. Purtroppo
Il momento dei saluti.
Scrivere un editoriale non è mai semplice. Occorre uno spunto, una buona ispirazione e il momento giusto per far andare insieme tastiera e cervello e arrivare dove si vuole (ed ecco perchè inizalmente questo scritto era datato primi di giugno...). Per fortuna, il mondo dei videogiochi, è sempre stato ricco ganci interessanti per discutere di questo o quello, senza troppi problemi.
Questa volta però è tutto diverso, almeno per me. Si perchè per la seconda volta nella mia carriera, mi trovo a scrivere un pezzo di saluti verso un pubblico che pubblico non è, perchè chi ti segue è spesso un amico, un confidente, una persona con cui chiacchierare di una passione o semplicemente scambiare opinioni in MSN di notte.
La prima volta era successo nel 2005: dirigevo una rivista Xbox, in una casa editrice prestigiosa. Una rivista che mi aveva visto operativo dal primo numero, che avevo visto praticamente nascere, crescere e mutare in base ad esigenze editoriali che spesso non comprendevo. Una rivista che ho ereditato e gestito buttando sangue, fino ad arrivare a quel fantomatico numero 28 e a una nuova vita tra le pagine del magazine ufficiale PlayStation.
Fu un trauma vero e proprio. Una botta al cuore.
Immaginate quindi ora, tanti anni dopo, dover dire addio a un portale come Eurogamer, che non ho ricevuto dalle mani di nessuno, che non è stato pensato da altri. Eurogamer è arrivato in Italia con me, dopo un anno e mezzo di trattative che avrebbero dovuto vedere il network fiorire sotto un gigante e che invece, per una serie di motivi, è sbocciato con Elemental Publishing, una società creata proprio per lanciare uno dei brand più prestigiosi del mondo qui da noi.
Un'avventura cominciata per caso, dopo anni di publishing, marketing e comunicazione, alle dipendenze del gigante di cui sopra, che aveva di fatto quasi impedito, in fin dei conti, la nascita della sezione italiana della testata.
Un'avventura cominciata in pochi, con entusiasmo, spaccandosi la schiena di giorno e di notte per arrivare prima degli altri e far crescere community, utenti, numeri e sogni.
Con me, tanta bella gente a seguire il day by day del nostro bambinone:
Il buon Dario Tomaselli, uscito solo qualche giorno fa dal team dopo averci messo anima e cuore, che vi porta il suo saluto.
Marco Mottura, che per qualche strano motivo continuo a portarmi dietro in ogni nuovo progetto, nonostante pensi che roba tipo Child of Eden sia un videogioco e che il Wii sia una bella console.
Stefano Vanini, che nello sprint iniziale è stato determinante come pochi, nonostante l'artrosi causata dagli anni passati chino in redazione.
Davide Spotti & Davide Persiani, il dinamico duo con cui abbiamo tentato di organizzare un torneo di FIFA per nerd che non è mai cominciato, entrati in corsa e subito operativi ad alto livello.
Lorenzo Fantoni, l'uomo delle soluzioni che ora mi aiuta pure sul blog.
Roberto Bertoni, redattore-avventura, che nel mentre s'è pure sposato.
Un team che ho costruito pezzo per pezzo e di cui mi vanto, a cui va il mio ringraziamento per la botta iniziale sostenuta, ampliato poi nel tempo da altri inserimenti.
La mia uscita dall'operatività era stata già comunicata qui, in occasione del nostro primo anniversario. A pochi mesi dal secondo, il mio non è più un semplice ciao ma un più complesso arrivederci, frutto di diversi motivi e figlio di situazioni che forse sarebbero potute essere diverse. O forse no.
Le cose cambiano e del resto questo mio ritorno al giornalismo, era stato impostato sin dal principio come una tappa di passaggio, in attesa del rientro in un ambito che, onestamente, credo mi appartenga maggiormente e che mi ha sempre appassionato. E "Le cose migliori si ottengono solo con il massimo della passione", diceva Goethe. La passione di tutti quelli che, alla fine dello scorso anno, ha portato qui 300.000 persone e ha consacrato come progetto riuscito, quello che era solo un progetto in potenza fino a poco prima.
In quel momento è scattato per me l'Achievement Unlocked e tante cose, in maniera più o meno automatica, sono andate definendosi, insieme a un contesto regolato da tante altre dinamiche, più o meno attinenti e più o meno piacevoli.
In sostanza, l'Eurogamer che fu, il mio Eurogamer, non c'è più. Come è giusto che sia. Per fortuna. E purtroppo.
Ci si legge comunque sul foro, in giro o sul mio blog.
E' stato un piacere
Aloha!