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Red Dead Redemption

Un capolavoro d'altri tempi.

A volte, durante una generazione di console, escono quei titoli unici capaci di scatenare nei giocatori una serie di reazioni da tempo sopite, magari perché anestetizzate dal dominio di un particolare genere (FPS, in questo caso), o da un mercato sempre più ancorato ai progetti sicuri e ai seguiti dei nomi più gettonati.

Parlo di giochi capaci di smuovere lo spirito di ogni giocatore, quello che impazzisce per le idee originali o, semplicemente, per i progetti rischiosi ma sviluppati con una passione infinita. Parlo di giochi come Red Dead Redemption, con cui Rockstar dimostra ancora una volta di essere maestra nel ricreare un'atmosfera particolare, uno spicchio di mondo da troppo tempo trascurato, e tutta la magia di un periodo storico che ha fatto sognare intere generazioni attraverso film e romanzi ricchi di avventura.

Una cinquantina d'anni dopo le vicende narrate in Red Dead Revolver, ci troviamo a vestire i panni di John Marston, ex fuorilegge deciso a intraprendere una nuova strada e a riprendere il controllo della propria vita. Come accade sempre in queste circostanze, tuttavia, il compito non è affatto facile e Marston si trova invischiato in una situazione particolarmente scomoda.

Durante le modalità multiplayer è possibile vestire i panni di diversi personaggi, ognuno caratterizzato dal proprio look.

In sostanza, senza dare troppe anticipazioni sulla trama, alcuni funzionari del governo incaricano il caro John di catturare, vivo o morto, un suo vecchio compagno di scorribande, ora diventato capo di un gruppo di criminali brutale e selvaggio. Naturalmente la richiesta del governo non arriva semplicemente in una busta autenticata ma è accompagnata da un vero e proprio ricatto, che costringe il protagonista a rischiare la vita per evitare orribili conseguenze.

Fin dalle prime battute ci si rende conto che, ambientazione a parte, c'è qualcosa di profondamente diverso in Red Dead Redemption rispetto a GTA. A differenza dei protagonisti dell'altra celebre serie Rockstar, Marston è un personaggio che può scegliere di non sprecare la seconda occasione concessagli dalla vita.

Rispetto a quanto accadeva nei vari Grand Theft Auto, dove i protagonisti avevano sempre e comunque a che fare con criminali e azioni non certo da bravi ragazzi, pur trovandosi in una realtà in cui la legge ha dei confini poco definiti, John può scegliere di percorrere una strada pulita, fatta di buone azioni e di un comportamento esemplare.

Il coltello può essere usato per scuoiare gli animali abbattutia caccia oppure per liberarsi silenziosamente di qualche minaccia.

Rockstar ha offre dunque la possibilità di scegliere la propria strada, inserendo nel gioco una quantità tale di variabili da rendere ogni partita un'esperienza unica. Il percorso morale di John è regolato da un sistema che mostra, scelta dopo scelta, l'onore e la fama del protagonista, andando a modificare in tempo reale l'atteggiamento dei numerosi NPC nei suoi confronti. Un po' Oblivion? Un po' Fable? Un po' KOTOR? Esattamente e i risultati sono davvero ottimi, soprattutto grazie alla cura riposta dai programmatori nella realizzazione dell'ambientazione.

Nonostante l'ottima caratterizzazione di Marston, con il suo cinismo forgiato da anni di vita nell'illegalità e con l'enorme amore per la propria famiglia, il vero protagonista di Red Dead Redemption è il vecchio West, nella sua versione crepuscolare assalita da un'industrializzazione selvaggia, che nonostante i chilometri quadrati di deserto appare più vivo che mai.

Il video di lancio di Red Dead Redemption.
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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Red Dead Redemption

PS4, PS3, Xbox 360, Nintendo Switch

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