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Sin & Punishment 2

Ovvero, come migliorare un capolavoro.

Ricordo ancora come se fosse ieri il mio primissimo incontro con Sin & Punishment 2: ero appena entrato con l'allegra cricca di Eurogamer.it all'interno del Convention Center di LA e ci stavamo placidamente dirigendo verso la sala predisposta al ritiro dei badge dell'E3, ancora parzialmente rincoglioniti da un viaggio durato 19 ore.

All'improvviso, fortissimo e del tutto inatteso, lo shock: un addetto al montaggio degli stand lasciò una porta aperta per qualche secondo e, spiando, intravidi il logo del gioco stampato modello gigantografia su uno dei muri del titanico booth della Nintendo. Sono seguite urla, salti e schiamazzi molesti del sottoscritto, in berserk per la gioia e l'emozione all'idea di poter mettere le mani su un titolo tanto atteso (ci sono i testimoni eh, è tutto vero!).

Quattro giorni dopo, al termine della fiera losangelina, lo standista di Nintendo era arrivato ormai a chiamarmi per nome, salutandomi pure con un certo trasporto: pare che nessuno tra le migliaia di visitatori avesse provato la demo quanto me, letteralmente invasato al cospetto di un gioco che per anni ho potuto solo sognare e che oggi è una deliziosa realtà.

I due protagonisti avranno la stessa espressione idiota ma saranno dotati di attacchi speciali differenti, giusto per variare un po' il gameplay.

Sin & Punishment 2 è il seguito del capolavoro assoluto made in Treasure, formidabile canto del cigno del mitico Nintendone 64 rimasto confinato al solo Giappone per motivi di opportunità e di marketing: correva l'anno 2000 e dopo il flop del comunque irresistibile Conker's Bad Fur Day, Nintendo decise che lo spazio per uno shooter così particolare su una console praticamente defunta sarebbe stato inesistente, negando opportunità di gloria a un titolo addirittura già doppiato in Inglese.

I soliti nerdazzi hardcore e gli irrinunciabili maniaci dell'import ad ogni modo non si arresero, aggirando il blocco della grande N ed elevando in breve tempo Sin & Punishment allo status di vero e proprio cult, con l'effetto ‘lost in translation’ utile ad accrescere ulteriormente il già palpabile fascino del gioco.

La release "postuma" su Virtual Console ha in seguito celebrato una sorta di tardivo battesimo d'amore tra l'Occidente e il titolo Treasure: la calorosa accoglienza fatta di consensi e download da parte dei possessori di Wii ha quindi convinto Nintendo e la casa di Ikaruga a dar luce ad un secondo capitolo tanto inatteso quanto intrinsecamente adatto alle feature offerte dalla console.

Non manca una modalità a due giocatori, in cui il player 2 fornisce fuoco di supporto al protagonista: nulla di eclatante, anche se una potenza d'attacco maggiore può decisamente tornare utile.

Già, perché la dualità dell'accoppiata Wiimote & Nunchuck e il puntamento a infrarossi sembrano essere gli strumenti ideali per esaltare le caratteristiche della formula di Sin & Punishment, con un setup perfetto per gli acrobatici volteggi ‘shooterosi’ caratteristici della saga.

Il concept è infatti quello di uno sparatutto "totale" in cui dovrete distruggere orde colossali di nemici (e quando scrivo colossali intendo armate davvero imponenti, con decine e decine di avversari contemporaneamente a schermo...), destreggiandovi tra un numero malsano di proiettili.

La coordinazione oculo-manuale e il multitasking diventeranno i vostri più preziosi alleati, dal momento che i sinuosi movimenti del vostro alter ego e la mira saranno gestiti in maniera del tutto indipendente tra loro (nello specifico con l'analogico vi sposterete per lo schermo e con il puntatore indirizzerete i vostri attacchi).

Il risultato sarà qualcosa di magnetico e sorprendente, una sorta di Panzer Dragoon sotto steroidi contraddistinto da ritmi mozzafiato e da una spettacolarità assolutamente senza precedenti, per un'esperienza senza pause né punti morti studiata alla perfezione per estasiare e sfidare l'utente.