Batman: Arkham City
L'eroe che tutti noi meritiamo.
Il gioco è finalmente uscito. Qualora foste interessati a completarlo al 100%, vi invitiamo a consultare la nostra soluzione completa di Batman: Arkham City!
Se tutto fosse andato nel migliore dei modi avrei dovuto ricevere il codice review di Batman: Arkham City prima dello scorso fine settimana. Purtroppo così non è stato e invece di passare il week-end insieme all'Uomo Pipistrello mi sono dovuto "accontentare" di un tardivo, ma profondo, incontro nel mezzo della settimana.
Naturalmente ne ho approfittato, visto il ritardo, per godermi al meglio possibile questa seconda avventura del Cavaliere Oscuro, che sin dai suoi primi vagiti prometteva faville... e faville sono state, come avrete già intuito se siete andati a sbirciare il fondo dell'ultima pagina (avrei i metodi per farvi confessare, ma lasciamo stare).
Veniamo a questo Batman: Arkham City, per il quale mi sento di riesumare la frase coniata da Cliffy B. in occasione della presentazione di Gears of War 2: "Bigger, better, more badass". Per chi non mastica l'Inglese si potrebbe tradurre in "Più grande, più bello e più cattivo".
Così è stato, al punto che Batman: Arkham Asylum al confronto di questo gioco sembra al massimo un gustoso antipasto. Gli spazi angusti e labirintici del primo capitolo si sono trasformati in una vera e propria città, da esplorare in lungo e in largo (nonché in alto e in basso) per tentare di venire a capo dell'ennesimo piano criminoso organizzato a scapito di Gotham City.
Stavolta però dietro a tutto non c'è solo il Joker ma un nemico forse ancora più malefico perché subdolo e intelligente, non completamente pazzo come il re dei pagliacci. Sto parlando ovviamente del Dottor Strange, che i fan di vecchia data di Batman ben conoscono. Oltre a questa "simpatica" coppia di mattacchioni, nel corso dell'avventura si ha anche il piacere di incontrare molte altre facce note, da (scusate il gioco di parole) Due Facce a Poison Ivy, passando per il Pinguino e l'Enigmista.
A proposito di quest'ultimo voglio aprire una breve parentesi: se come me vi sentite orgogliosi di aver risolto tutti i suoi enigmi nel precedente capitolo, iniziate a fare un bagno di umiltà perché quello che vi attende in Batman: Arkham City è molto, molto, molto più impegnativo. I punti interrogativi dell'Enigmista sono sparsi ovunque, ce ne sono oltre 400 e credetemi se vi dico che trovarli tutti è un'impresa paragonabile a quella delle bandiere del primo Assassin's Creed.
Non a caso ho nominato il gioco Ubisoft perché è uno di quelli a cui sicuramente i ragazzi della Rocksteady hanno giocato di più prima di mettere in cantiere questo gioco. Lo si capisce dal nuovo sistema con cui Batman si muove tra i tetti, molto più agile e fluido sia quando si tratta di correre che di volteggiare. In più di un'occasione le sue movenze e il modo in cui si esplora la città mi ha ricordato le avventure di Ezio Auditore.
Dicevamo delle dimensioni di questa nuova avventura, molto maggiori in tutti i sensi rispetto a quella precedente. La navigazione della mappa di gioco (grande all'incirca 4 volte quella di Arkham Asylum) avviene in maniera totalmente libera, praticamente senza vincoli se si escludono quelli imposti dalle strutture stesse della città.
Viaggiando tra un tetto e un vicolo e volteggiando da una ciminiera ad una piazza, ci si imbatte in drappelli di nemici, pronti ovviamente a farci la pelle senza battere ciglio. Per evitare dipartite premature, Batman ha a disposizione tutti i giocattolini che avevamo apprezzato precedentemente, dal gel esplosivo all'immancabile Batarang, ai quali se ne sono aggiunti alcuni che vi lascio il gusto di scoprire da soli. Ovviamente l'alter ego di Bruce Wayne se la cava alla grande anche a mani nude, e in questo lo aiuta il sistema di combattimento di questo sequel, in gran parte simile a quello che avevamo imparato a padroneggiare nella scorsa avventura.