1971 Project Helios - recensione
Tattica congelata.
Il genere dei giochi tattici in stile X-Com sta attraversando quella che può essere definita un'età dell'oro. Sviluppatori e publisher si sono accorti che ha potenzialità per centinaia di migliaia di copie (se non milioni), grazie a titoli che sanno portare scelte tattiche interessanti, progressione significativa dei personaggi e un certo senso di appartenenza per le vicende trattate e le personalità coinvolte.
I tentativi di innovare e allo stesso tempo imitare, prendendo come riferimento proprio X-Com, si stanno moltiplicando ma il risultato è tutt'altro che garantito. Se lo stesso Julian Gollop, creatore della serie, fatica con il suo Phoenix Point a riscuotere un successo unanime... beh è chiaro che la barra è stata impostata molto in alto e che il compito è decisamente arduo.
1971 Project Helios è un interessante tentativo in questa direzione fatto dagli spagnoli Recotechnology. L'ambientazione è un mondo post-apocalittico congelato di cui ci è dato di sapere molto poco all'inizio dell'avventura. Tutto quello che sappiamo è che le speranze di riportare il mondo che abitiamo ai fasti pre-apocalisse sono in mano a un non meglio definito scienziato che stava lavorando, appunto, su questo progetto chiamato Project Helios. 'Stava' perché suddetto scienziato è stato rapito da una organizzazione paramilitare e starà a noi intraprendere il viaggio per liberarlo.
Il gameplay si sviluppa su una mappa a visuale isometrica con movimenti in tempo reale. In questa mappa c'è poco con cui interagire all'infuori di documenti che rivelano la storia e gettano un po' più di luce sul mondo di 1971 Project Helios. Nel momento in cui si incontrano dei nemici il gameplay passa a una struttura a turni e la mappa viene sovrapposta da una griglia a quadrati. A questo punto ogni personaggi di cui disponete ha le ormai classiche due azioni che possono comprendere movimento e combattimento in maniera libera; molte delle azioni disponibili hanno un cooldown in turni.
La tattica è basata pesantemente sull'utilizzo delle coperture e, quindi, sulla ricerca di aggiramenti e, in generale, di un vantaggio basato sul posizionamento. Manovrando si ottengono migliori percentuali di successo quando si apre il fuoco; il tutto mescolato con il classico 'overwatch' e con la specializzazione dei nostri soldati. I personaggi (otto in tutto durante il gioco) si differenziano soprattutto per le armi che sanno utilizzare; quindi, ad esempio, fucili da distanza, shotgun per incontri più ravvicinati e armi da mischia che possono essere letali ma richiedono di essere adiacenti ai nemici.
Le abilità si combinano bene tra di loro come l'overwatch e lo skill particolare che permette di spostare i nemici dalla posizione che occupano. Le diverse abilità si sbloccano e migliorano utilizzando i progressi tramite i punti esperienza, cosa che ci è sembrata abbastanza meccanica e legata più che altro al procedere del gioco e all'incontro con nemici sempre più performanti.
La parte tattica è decisamente il cuore del gioco e siamo stati positivamente impressionati dalla durata ridotta dei singoli scontri e dal fatto che le giuste scelte tattiche fanno effettivamente tutta la differenza del mondo. Oltre a questo, incontrerete presto la meccanica dei frostbyte, ovvero del freddo pungente che vi costringerà a risolvere velocemente gli scontri (pena incorrere in danni aggiuntivi per il freddo). Questa particolare innovazione vi costringerà a prendere rischi e dà all'intera esperienza ritmo e un certo senso di disperazione e sfida quasi roguelike. Insomma il gameplay di base è discreto con un limitato set di novità, un giusto ritmo e qualche decisione interessante.
La narrativa utilizza un ritmo abbastanza curioso. Molto poco viene raccontato, e se questo aiuta a non appesantire il progredire dell'esperienza, d'altro canto non immerge il giocatore nell'atmosfera come potrebbe. I personaggi di cui disponete hanno background, appartenenze e caratteri diversi ma anche questi aspetti sono poco sfruttati durante il gioco e ci vengono solo abbozzati lentamente. Il gioco ha tre diversi epiloghi e, visto che l'avventura in totale non sorpassa le dieci ore, si potrebbe anche ipotizzare una seconda e terza run.
L'aspetto estetico di 1971 Project Helios è intrigante con il suo mix di cartoon, stilizzato e cel-shaded. Gli scenari avrebbero probabilmente essere più appariscenti, ma possiamo comunque apprezzare la coerenza con una storia ambientata in un mondo congelato a temperature impervie. La musica è ottima nella fase di esplorazione mentre nei combattimenti ci ha lasciati perlomeno perplessi per il ritmo estremamente incalzante e le sonorità metal e electronic che ci sembrano più adatte a un gioco d'azione frenetica che a uno strategico a turni.
1971 Project Helios soffre di alcuni difetti importanti che vanno citati. Innanzitutto la telecamera può essere ruotata a intervalli di 90 gradi ma non è possibile cambiare la distanza dal terreno e manca totalmente la gestione degli ostacoli visivi che non diventano trasparenti. Questo vuol dire che capire la situazione è spesso estremamente complesso e richiede uno sforzo che spesso non arriverà nemmeno a buon fine; col risultato che siamo stati colpiti molte volte da locazioni che non avevamo visto e da linee di tiro che non erano chiaramente esposte. Abbiamo inoltre riscontrato qualche crash e dei rallentamenti delle prestazioni piuttosto visibili.
In definitiva 1971 Project Helios è un titolo che svolge il compitino in maniera discreta, con qualche nuova idea, un gameplay competente, una storia intrigante (ma non sfruttata appieno) e qualche pecca tecnica di troppo. Il tutto sembra un'ottima base per un seguito che possa espandere le buone idee, correggere i problemi tecnici e, magari, sfruttare appieno l'interessante ambientazione con una storia più completa e strutturata.