40 anni di Pac-Man - articolo
La pizza gialla di Toru Iwatani è sempre affamata di fantasmi e pillole.
Pac-Man compie quarant'anni, il tempo passa e la pizza gialla si avvicina alle nozze d'oro con il popolo dei videogiocatori. Non è una novità per noi di Eurogamer festeggiare questa ricorrenza: la creatura di Toru Iwatani è un appiglio saldo agli albori del nostro media, è la mascotte delle mascotte che tutti conoscono e di cui tutti hanno una qualche memoria. È l'icona pop di un'epoca dalle luci psichedeliche, dello spirito arcade, un totem senza voce che sta al di sopra dei padri videoludici delle generazioni seguenti.
Pac-Man è la figura in cui si condensa lo spirito della decima arte, è come uno di quei generali che rappresentano una ben precisa atmosfera storica. Sbilanciamoci pure: è il Cesare degli anni ottanta. Nel mondo di Pac-Man troviamo un labirinto infinito, la velocità schizofrenica della fuga dai fantasmi, il punteggio crescente, il rischio di un glitch. Troviamo un gameplay puro, trascinante, semplice, e nonostante l'ovvia distanza con i videogiocatori di oggi, senza tempo.
Quarant'anni sono tanti, in un media rapido ad evolvere come quello videoludico, e si può parlare già di classici senza avere il sentore di esagerare. Tutto comincia il 22 maggio 1980: Shigeo Funaki è il Lead Programmer di un piccolo team di otto persone, ironia della sorte, come fossero uno per bit. Toshio Kai cura la colonna sonora e gli effetti sonori; Toru Iwatani, che aveva aperto le danze di Namco nel 1977 con Gee Bee, ha l'idea del personaggio da una pizza.
È un percorso lungo, costellato da grandi vittorie, da primati, ma anche da insuccessi dalle tinte crepuscolari. Oggi Pac-Man è come un Jedi in eremitaggio, giunto al tempo di attendere nuovi Padawan per raccontare e tramandare una sapienza antica, intuitiva. Nel 1981 Ms. Pac-Man è la prima protagonista femminile di un videogame; nel 1982 c'è già un album musicale in suo onore (Pac-Man Fever).
Nel 1983 negli Stati Uniti si festeggiava già il Pac-Man Day, in fondo giorno che rappresenta la diffusione in occidente dei giochi su cabinato. In questo stesso anno comincia la crisi di settore che condurrà al predominio del casalingo NES; una crisi rimasta nota per gli invenduti di Pac-Man su Atari 2600. Nel 1984, Pac-Land è il primo platform a scorrimento, momento in cui la saga comincia a sperimentare senza riserve.
Nel 1987, anno di Pac-Mania e dell'incursione del 3D isometrico nel mondo dei fantasmini colorati e delle Pac-dot, finisce la prima fase della fortuna del nostro eroe affamato. Dagli arcade si passa alle console, la frequenza delle uscite diminuisce. Pac-Man 2: The New Adventures (1994), Pac-Man World (1999) e Maze Madness (2000) sono videogiochi che abbandonano il gameplay unico del gioco originale, veri e proprio puzzle-platform.
Sono anni in cui Pac-Man ha versioni pinball e tenta gameplay atipici. Citiamo per esempio l'esperimento Pac-Pix del 2005, in cui lo stilo del Nintendo DS diventava essenziale per completare le partite. Pac'n Roll, stesso anno e stessa piattaforma, in cui la meccanica principale è legata alla forma sferica del protagonista, con un gameplay in parte incentrato sulla fisica. Pac-Man Party, 2010, scimmiotta la formula vincente di Mario Party.
Il gameplay classico non scompare affatto, chiaramente, ma fa a calci nel tentativo di trovare una forma moderna. Nomineremo alcuni casi particolari e non la miriade di compilation e le versioni Mobile, dove si trova ancora a suo agio per ovvie ragioni. Nel 2003 si tenta la via del multiplayer: su Nintendo Game Cube esce Pac-Man Vs. È del 2011 Pac-Man Battle Royale, versione Arcade che mostra, ancora una volta, che un approccio di questo genere calza molto bene alla serie, più di esperimenti senza anima che dimenticano le radici della sfera gialla.
Con Pac-Man Championship Edition, uscito nel 2007 quando Namco è già stata assorbita da Bandai, si cerca di ricreare le atmosfere perdute del gioco originale, con qualche stratagemma per rendere il sistema di gioco più snello, vivace, adrenalinico. Una via apprezzata, se pensiamo che la Championship Edition 2, uscita nel 2016, tenta ancora quest'approccio incentrato sulla passione per l'Hi-Score. Pac-Man 256, nel 2015, tenta invece un approccio meta-videoludico, incentrando il gameplay sul famoso glitch del livello 256.
Meno fortunato invece il tentativo di riportare in auge Pac-Man in quanto protagonista platform. Se in fondo è ancora un piacere ritrovarselo in film a tema videoludico o videogiochi crossover come Super Smash Bros, è meno efficace quando rimodellato come mascotte cartoonesca, per via di una presenza scenica non proprio al passo con i desideri degli spettatori. In Pac-Man e le Avventure Mostruose, nato nel 2013 per supportare la serie animata, il gameplay mediocre e un design che fa pensare agli errori fatti con Sonic Boom sono stati un deterrente al rilancio.
Quante diramazioni può avere la vita di un personaggio nel corso di due ventenni? La storia videoludica è piena di figure longeve e ormai impresse nell'immaginario, ma mai così tanto e così diffusamente come Pac-Man. Pensare alle origini, a quanto deve essere stata trascinante la sua apparizione negli arcade, non può che affascinare. Avremo mai una versione di Pac-Man davvero al passo con i gusti mutaforma del pubblico o la sua forza sta, oramai, nel suo trovarsi in un regno differente e sopra le parti? Forse lo scopriremo tra cinque, dieci, altri vent'anni. Pac-Man ci sarà, non c'è dubbio.