47 metri: Uncaged - recensione
Estate, ragazze e squali: come farne a meno?
Ragazze in bikini e squali. Quale abbinata ha funzionato meglio in un certo cinema che gode nell'abbinare tenere carni a denti aguzzi? E quale pesce predatore ha la capacità di terrorizzare vaste platee più dello squalo bianco? Uno squalo bianco mutante!
Contro di esso si troveranno a battagliare per la vita Mia (Sophie Nelisse) e Sasha (Corinne Fox), protagoniste del nuovo film di Johannes Roberts, che già ci aveva intrattenuto con l'argomento nel suo precedente 47 Meters Down, del 2017, con Mandy Moore e Claire Holt.
La struttura narrativa del film precedente era elementare: metti una gabbia, rimasta bloccata a 47 metri nel limpido oceano messicano, in cui si sono ficcate due improvvide sorelle in crisi esistenziale, che restano a corto di ossigeno, mentre intorno si aggirano famelici alcuni squali che si lanciano in violenti attacchi alla fragile struttura.
Vista poi l'inettitudine del responsabile della spedizione, (Matthew Modine, spiace dirlo), il tempo di permanenza sul buio fondale aveva lasciato tempo per una serie di disavventure tutte prevedibili ma tutto sommato godibili, vivacizzate pure da un piccolo twist finale.
Qui le ragazze sono sorellastre ma sempre un po' avventate (la saggezza non è fa mai spettacolo) e non rimarranno chiuse in una gabbia, ma dovranno evitare di diventare un succoso hamburger per un branco di squali all'interno di una caverna.
Siamo nello Yucatan da turismo spettacolare. Mia e Sasha non vanno particolarmente d'accordo; Mia per di più, essendo la più vulnerabile, è anche vittima degli scherzi delle "bulle" del suo liceo. Così il papà di entrambe (John Corbett), che si occupa di immersioni, studia un piano per appianare i dissidi e far divertire tutti insieme, una bella gita con immersione annessa.
Ma le figlie, per evitare altre sgradite ospiti, scappano via con due amiche (una delle due è Sistine Rose Stallone, che un po' la faccia del papà ce l'ha). Decidono di immergersi da sole in una laguna cui si accede dalla giungla, dalla quale si nuoterà fino ad un'antica città Maya sommersa, con annessa camera sacrificale. Come resistere alla tentazione?
Peccato che prevedibilmente le ragazze incontrino una colonia di pescecani di profondità, ciechi e albini ma sempre affamatissimi. Terrorizzate dal primo attacco, provocano anche un crollo che blocca la via del ritorno (reperti archeologici addio) e le costringe ad addentrarsi in una serie di passaggi e cunicoli, uno più angosciante dell'altro, braccate dagli squali, mentre il livello dell'aria nelle bombole continua a calare.
Dopo essere finite frullate in un canalone dove tira una corrente che sembra un treno, andranno incontro, adeguatamente decimate, alla parte conclusiva dell'avventura, che sarà quella più divertente per lo spettatore, un po' stufo di strisciare per cunicoli bui, dove gli squali non possono mostrarsi in tutta la loro apocalittica distruttività.
Roberts in precedenza aveva diretto anche The Strangers: Prey at Night, scadente remake/omaggio del film precedente del 2008, e il più riuscito The Other Side of the Door. In questo secondo film acquatico sostituisce alla gabbia un dedalo di corridoi subacquei in cui passare a stento, per arrivare in altrettanto claustrofobiche sacche d'aria.
E dove lo spazio si amplia in qualche caverna più ampia, come non aspettarsi l'arrivo degli squali, che pur ciechi data la mancanza di luce nella quale sono vissuti, ci sentono benissimo? Del resto, le ragazze di baccano ne fanno un sacco. Ovvio che ogni attacco sia sottolineato da qualche effetto sonoro/musicale, nell'intento di provocare il canonico jumpscare.
Dai due film possiamo dedurre che a Roberts piaccia risolvere i conflitti fra sorelle buttandole in situazioni mortali. La struttura è a eliminazione progressiva dei protagonisti, come di consueto nei survival thriller. Ma la consapevolezza del pericolo incombente non costituisce di per sé la suspense, purtroppo.
Quanto alle protagoniste, che recitano quasi tutto il tempo con la maschera da sub, sono Sophie Nélisse, vista in 'Storia di una ladra di libri', e Corinne Foxx, figlia di noto padre, ai suoi primi passi nell'industry, così come la figlia di Stallone.
47 metri: Uncaged, girato nella Repubblica dominicana e costato la modica cifra di circa 10 milioni di dollari, è debitore a un'infinità di titoli anche trash dagli anni '70/80 in poi, ma il rimando più immediato è a Descent, per stessa ammissione del regista, come aveva già lasciato intuire nel suo film del 2012 Storage 24. Mai cercare personaggi particolarmente cesellati nella sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme a Ernest Riera, collaboratore già frequentato, e spesso si tifa su chi sarà dilaniato per primo.
La colonna sonora è dei tomandandy, duo americano che ci aveva dato alcuni bei temi musicali in Killing Zoe, The Mothman Prophecies e diversi altri horror. Si fanno sentire alcune note hit del passato, come The Look dei Roxette e Somewhere in My Heart degli Aztec Camera, oltre alla dolcissima We've Only Just Begun.
Concludiamo ricordando che lo squalo è una macchina di grande efficienza, mirata al procacciamento di cibo, una struttura fisica rimasta quasi la stessa nel corso delle ere geologiche perché perfetta. Un classico del cinema "di paura" quindi, che l'horror ha sfruttato infinite volte anche prima del mitico film di Spielberg. che però nel 1975 ha rilanciato il tema con l'efficacia che ben sappiamo.
Alla fine dei titoli di coda si dichiara che nessuno squalo è stato ferito durante la lavorazione del film e che in realtà gli squali, vero babau dei nuotatori, uccidono meno di 10 persone all'anno. L'uomo invece ne ammazza circa 100 milioni. Quindi, chi è il predatore più feroce?