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8-Bit Hordes - recensione

La guerra strategica passa per i cubetti.

In un'epoca come quella in cui stiamo vivendo, si sente il bisogno di guardare al passato. Discorso questo che vale per molte cose, inclusi i videogiochi. Gli anni '80 rappresentano, in termini di creatività e sperimentazione di generi, un periodo di grande bellezze e dunque non è strano constatare quanto la voglia di rinfrescare il panorama del retro-gaming sia viva negli sviluppatori odierni.

I Petroglyph Games, con i capitoli "Armies", "Invaders" e "Hordes", ora disponibili su PlayStation 4 e Xbox One, puntano a lasciare il segno con una veste grafica 8-bit a metà tra gli RTS old-style. Saranno riusciti a portarci sul viale dei ricordi?

In quanto a varietà di universi, la serie "8-Bit" tratta quelle atmosfere che un buon nerd dovrebbe apprezzare: fanterie e armamenti moderni, xenomorfi e raggi laser, per finire con cavalieri ed enormi draghi sputafuoco.

8-Bit: Hordes è un RTS vecchio stampo, ambientato proprio in un contesto fantasy in cui, tra Treant e Ogre, i parallelismi col mondo di Warcraft si sprecano. In questo mondo a comandare vi sono due fazioni: Lightbringer e Deathsworn. Le distinzioni tra le due rasentano l'ovvio e si basano sulle faide tra i personaggi più iconici dei racconti fantastici.

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Il gioco presenta tre diverse modalità: Campagna, Schermaglia e Multiplayer. La Campagna costituisce un enorme tutorial, composto da 12 missioni per fazione, in cui è possibile conoscere unità e costruzioni dei due schieramenti attraverso degli obbiettivi che indicano edifici del nemico da distruggere, quantità di milizie da uccidere e via discorrendo.

La possibilità di affrontare le missioni in coop online rende le sfide da compiere più interessanti e aumenta sensibilmente il livello di difficoltà, anche se questa rimane senza dubbio la modalità meno interessante. La Schermaglia è il semplice free-play, anche se tanto "free" in effetti non è poiché i parametri personalizzabili sono davvero pochi e la scelta si riduce alla quantità di risorse, casse e super-armi.

Il gameplay si limita a ben poco: sotto un'appariscente numero di edifici e combattenti da poter creare, si nasconde la monotonia delle azioni che si possono compiere. La vera partita comincia nel momento in cui si hanno a disposizione tutte le strutture e tutte le unità disponibili, così da poter orchestrare una tattica vincente nei confronti dei nemici, gestiti da una IA abbastanza reattiva e, in alcuni casi, molto aggressiva.

Lo stile delle due fazioni si ispira al classico stile fantasy.

I minion da poter generare sono vari e le loro caratteristiche sono suddivise rispetto alle costruzioni, come per esempio la caserma, che sbloccherà guerrieri all'arma bianca, e la torre magica, con i suoi elementali. È dunque importante capire a quale edificio dare la priorità poiché più strutture uguali forniscono un boost di accelerazione per la creazione dei relativi combattenti.

Ognuno dei partecipanti, reale o controllato dall'IA, ha una zona assegnata nella mappa, oltre la quale non è possibile costruire, facendo così che gran parte dell'area di gioco sia dedicata al movimento delle truppe e ai loro scontri, soprattutto nel momento in cui le risorse vengono esaurite e diventa necessario estendere i propri estrattori.

Il problema più grande di tutta la produzione è la ripetitività, dovuta dalle poche alternative offerte in termini di gameplay. Le azioni da compiere per ogni partita si ripetono ciclicamente e solo il buon numero di mappe, con diversi biomi e grandezze, compensa questa problematica. Ma in sé il gioco risulta monotono e poco appagante, anche per chi volesse provare nuove strategie in combattimento.

Le mappe, grazie alla diversità che le contraddistingue, offrono diversi approcci alle partite.

A peggiorare la situazione vi è la totale assenza di differenze tra Lightbringers e Deathsworns, le cui unità e strutture si distinguono unicamente per skin e non per move-set o tipologia di attacchi.

La modalità Multiplayer è una semplice trasposizione online della schermaglia, grazie alla quale la partita diventa più concitata per via del fatto che si affrontano avversari reali, tatticamente più imprevedibili. L'unica novità è la presenza del cross-play consentito tra le varie declinazioni del brand, così da poter affrontare le fazioni aliene e militari di Invaders e Armies, in un panorama battagliero dal grande impatto visivo.

La veste grafica dovrebbe essere la colonna portante e invece non risulta abbastanza ispirata e modernizzata, dando l'idea di un prodotto antiquato. La stessa sorte spetta alle musiche, ridondanti e in certi frangenti fastidiose, che in breve tempo fanno venir voglia di abbassare l'audio di gioco.

Troppi elementi a schermo rischiano di causare violenti cali di frame che destabilizzano il momento della battaglia.

Passando all'impianto tecnico, non è difficile imbattersi in violenti cali di frame a causa dei troppi elementi a schermo, e in compenetrazioni tra personaggi e oggetti della mappa, problemi questi che denotano una scarsa attenzione al porting su console.

Lo stesso utilizzo di un pad non è l'ideale per un RTS e, nonostante il visibile impegno degli sviluppatori per fornire una buona esperienza al fuori del PC, il sistema di controllo si rivela impreciso e inadatto a un gameplay veloce e fluido. Sarà per il prossimo bit.

5 / 10