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A Plague Tale: Innocence - prova

Un fiume in piena di occhi famelici e squittii.

"L'idea è germogliata nella vivida luce delle torce, nel cuore del duro e spietato medioevo che affascina tutti noi. Hugo, il piccolo bambino iperprotetto, e la sua sorella maggiore ribelle Amicia hanno preso vita dai tasti delle nostre tastiere, dalle nostre matite e dalle nostre linee di codice". Bastano queste parole degli sviluppatori di Asobo Studios per comprendere quanto A Plague Tale: Innocence sia importante per un team di ormai vecchia data che può finalmente dare sfogo alla propria vena autoriale.

Per quanto non sia di certo salito agli onori della cronaca e per quanto molti probabilmente non lo abbiano mai sentito nominare, questo studio francese calca le scene addirittura dal 2002 e lo ha fatto collaborando anche con grandi nomi come Ubisoft e Microsoft.

FUEL, collaborazioni su Quantum Break, ReCore, The Crew 2 e progetti per Kinect e HoloLens hanno garantito un'espansione notevole a una software house che ora può contare 160 sviluppatori e che è in grado di occuparsi di più progetti contemporaneamente. Quello portato avanti con Focus Home Interactive e protagonista di poco meno di 2 ore di prova è indubbiamente il più interessante e ambizioso.

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Annunciato all'E3 2017 con un teaser di impatto molto ben riuscito, A Plague Tale: Innocence ha ben presto ottenuto un'etichetta piuttosto interessante affibbiata da alcuni nostri colleghi: "il The Last of Us con i topi". Quanto c'è di vero in questa curiosa definizione? Lo abbiamo scoperto nelle prime fasi delle avventure della giovane Amicia de Rune e del suo piccolo fratellino Hugo, i due protagonisti di un'avventura in terza persona che tra meccaniche stealth, un forte focus sulla narrazione e un nemico tanto famelico quanto spaventoso, ha un potenziale da non sottovalutare.

Francia, 1349. Per quanto le voci provenienti dai villaggi circostanti sembrino sempre più preoccupanti, la vita dei de Rune scorre tutto sommato placida e immersa nella routine di tutti i giorni, con la giovane Amicia che cresce e diventa sempre più forte e capace e il piccolo Hugo che sotto l'ala iperprotettiva della madre combatte contro una misteriosa malattia che lo costringe a lunghissimi periodi di isolamento e a cure costanti. Poi qualcosa di strano si manifesta nella foresta, quasi come un segno premonitore che scatena una serie di eventi che cambierà per sempre la vita dei due giovani protagonisti e che li costringerà a fuggire facendo affidamento solo sulle proprie forze e sul legame fraterno.

Un legame in realtà molto esile dato che i due non sono a conti fatti cresciuti insieme e non si conoscono più di tanto. Ma il fato li costringerà a collaborare e a venire a patti con debolezze e comportamenti tutti da scoprire. Se A Plague Tale è stato accostato a The Last of Us è proprio per questo, per la presenza di un rapporto non sempre semplice tra due personaggi che non si conoscono ma che nel tempo dovranno necessariamente collaborare e accettare differenze e peculiarità. Le differenze tra Hugo ed Ellie, entrambi npc dei due titoli, sono però radicali a livello di gameplay.

Amicia è forte, sveglia e coraggiosa ma sono tempi bui e il mondo è spietato e non fa prigionieri.

Il piccolo de Rune non è di certo invincibile o invisibile agli occhi dei nemici, non sa difendersi da solo ma è anzi un potenziale rischio perché se abbandonato troppo a lungo può incappare in una crisi, uno dei tanti sintomi della misteriosa malattia che lo affligge e che può portarlo a farsi scoprire da esseri umani ostili oltre che a esporsi a pericoli di gran lunga peggiori. Proprio per questo motivo la possibilità di dividerci dal nostro fratellino dovrà essere gestita con attenzione, senza abusare le sortite solitarie del nostro alter ego. D'altro canto la piccola stazza del nostro alleato può rivelarsi utile per permetterci di accedere ad aree altrimenti inaccessibili e per risolvere i piccoli enigmi ambientali che abbiamo incontrato nei primi tre capitoli provati.

Dopo una breve introduzione che ci presenta il setting, i protagonisti e l'incipit narrativo senza disdegnare scene crude e immagini piuttosto violente, la nostra prova ci ha presentato gli elementi chiave di questa particolare avventura in terza persona che a un elemento centrale come la narrazione unisce delle meccaniche stealth e delle fasi che potremmo definire semplicisticamente puzzle. La difficile situazione della Francia ha alimentato un malcontento che è sfociato nella violenza più cruda e i nostri giovani protagonisti si ritrovano costantemente braccati, che si tratti dell'inquisizione o di semplici cittadini alla ricerca di un capro espiatorio, di una causa dei dolori che li affliggono.

Ed è così che tra fughe a perdifiato e fasi stealth in cui distrarre i nemici o in cui spostare alcuni oggetti per trovare dei modi per proseguire, Amicia e Hugo sono riusciti a farsi strada fino a una vicina chiesa, un luogo teoricamente sicuro dove rifugiarsi e cercare informazioni per proseguire verso la prossima meta. È qui che si incontra per la prima volta l'elemento più curioso e interessante anche a livello di gameplay, oltre che di pura atmosfera: i topi. I ratti sono pensati come l'interpretazione fisica di una malattia intangibile. L'elemento della storia trasformato per inserire qualcosa di fantastico. Sono un ostacolo, un elemento narrativo e un fattore scatenante.

Il senso di progressione viene garantito da dei banchi di lavoro dove poter sfruttare i materiali raccolti per migliorare la fionda e non solo.

I branchi famelici realizzati da Asobo Studios hanno un che di soprannaturale, sembrano una forza inarrestabile che divora tutto ciò che è commestibile, un fiume di occhi luccicanti e denti acuminati che non hanno pietà per niente e per nessuno. Sono i veri ostacoli dell'avventura ma anche ciò che sin dalle primissime anteprime ha attirato la curiosità di giocatori e addetti ai lavori. La realizzazione di questo fiume di squittii e rabbia animale è qualcosa di estremamente riuscito, qualcosa che incute effettivo timore e che spinge ad agire con assoluta accortezza forti di due soli alleati: la luce e il fuoco.

Questo primo contatto con i ratti garantisce al gioco una marcia in più notevole migliorando le atmosfere, la sensazione di essere effettivamente in pericolo e anche la complessità dei puzzle da risolvere. Il livello di difficoltà e la complessità stessa rimangono comunque piuttosto blandi, comprensibile trattandosi comunque dell'inizio dell'avventura. Il fatto che ci sia la possibilità di migliorare la fionda e il nostro equipaggiamento sfruttando le risorse raccolte e degli appositi banchi da lavoro ci fa pensare che le nostre possibilità, così come la varietà delle fasi di gioco aumenteranno nel prosieguo della storia.

A livello di sonoro e di impatto visivo il risultato complessivo è già piuttosto convincente. Il doppiaggio in lingua inglese si è dimostrato di ottima fattura per tutti i personaggi e ben tradotto nella localizzazione in italiano. Le musiche accompagnano efficacemente i momenti cruciali della trama innestandosi su un comparto artistico e tecnico che si fonda su un engine proprietario, studiato appositamente per gestire l'orda inarrestabile di ratti ma non solo.

Una marea di occhi luccicanti e denti acuminati. Quasi un solo organismo formato da centinaia e centinaia di piccole menti fameliche.

Ormai pochissimi studi creano un proprio motore ma in questo caso l'idea della software house francese è indubbiamente da lodare dato che in questo modo si è lavorato con attenzione e con cura certosina soprattutto in quegli ambiti cruciali dell'esperienza. L'impatto complessivo è ottimo e non sfigura anche di fronte al panorama AAA ma sono soprattutto i ratti e la cura per l'illuminazione dinamica a convincere e a lasciare piacevolmente stupiti. Considerando come si tratti di due voci chiave dell'opera, fa piacere vedere un'attenzione così maniacale da questo punto di vista.

Quando alla fine di una prova la voglia di continuare a giocare è alle stelle è sempre un segnale positivo. Il 14 maggio non è ancora alle porte ma A Plague Tale: Innocence è un gioco da tenere d'occhio e un'avventura story-driven che, se saprà ampliare con efficacia le già buone fondamenta saldamente costruite da Asobo Studios, potrebbe ritagliarsi uno spazio importante tra le produzioni di medie dimensioni. Il potenziale narrativo, visivo, autoriale e a livello di meccaniche è al posto giusto ma naturalmente il potenziale non fa il grande gioco.

Il rapporto tra Amicia e Hugo dovrà crescere, così come l'interazione tra i due coprotagonisti, mentre allo stesso tempo sarà interessante capire come si svilupperà la trama e quali siano i motivi dietro alla nostra rovinosa e assolutamente improvvisata fuga. Sono soprattutto le motivazioni dell'inquisizione e la natura misteriosa della malattia di Hugo ad incuriosirci non poco e a costituire due pilastri portanti della narrazione.

La fionda è il più classico degli oggetti multiuso e sarà una vera e propria manna dal cielo in ogni situazione di gioco.

Poi ci sono loro, quelle migliaia di ratti che speriamo vengano sfruttati a dovere da degli sviluppatori che dovranno proporre situazioni terrificanti al punto giusto ma soprattutto fresche, impegnative e in grado di rinnovarsi. In questo senso ci fanno ben sperare alcune sezioni più avanzate mostrate nel corso di diverse conferenze, delle fasi in cui la presenza di nemici umani in combinazione con una mole impressionante di ratti, delle capacità della fionda migliorate e delle ambientazioni più complesse, hanno dato vita a un'esperienza di gioco ancora più sfaccettata e appagante.