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Abzû - recensione

Un oceano di saggezza.

Un mito, una favola, un viaggio. Un tuffo in un oceano meraviglioso e vibrante eppure misterioso e oscuro.

Inizi parlando di Abzû e magari alcuni si entusiasmano, altri sembrano quanto meno sapere vagamente di cosa si possa trattare ma buona parte dei videogiocatori molto probabilmente risponderebbe facendo spallucce. Poi continui citando l'artista Matt Nava, il suo nuovo studio Giant Squid e il compositore Austin Wintory e la nebbia inizia a diradarsi dalla mente di buona parte dei possessori di PS3 e PS4 più attenti alla scena indie. Infine il colpo di grazia: "Abzû è Journey ma ambientato nell'oceano", una definizione che accompagna questo progetto sin dal suo annuncio e che, in seguito a trailer e presentazioni varie, gli è rimasta affibbiata a metà tra una benedizione e una maledizione.

Matt Nava è conosciuto soprattutto per il ruolo di art director in Flower e Journey, due produzioni molto particolari che hanno fatto la fortuna del team indipendente di thatgamecompany e che hanno definitivamente consacrato il lavoro del creative director Jenova Chen. Dopo queste due esperienze più che positive, Nava ha deciso di fondare la propria software house e di debuttare non allontanandosi troppo dalla strada tracciata con i suoi precedenti lavori e attirando ovviamente parecchie attenzioni ma anche altrettante aspettative.

Abzû, titolo pubblicato da 505 Games (divisione del gruppo editoriale Digital Bros), arriva quindi su PC e PS4 con il fardello di essere considerato da molti fan e addetti ai lavori come il nuovo Journey. Una responsabilità difficile da gestire per chiunque e che rischia di metterci di fronte a una produzione troppo derivativa e schiacciata dal pesante paragone con quello che viene considerato come uno dei più grandi capolavori usciti su PS3.

Un puntino sperduto in mezzo all'oceano. Questo è l'inizio del nostro viaggio.

Una distesa azzurra apparentemente infinita, un oceano sconfinato calmo e pacifico dove nulla sembra poter disturbare una quiete al limite del surreale. Poi un puntino nero che spicca in lontananza, un corpo, quello che sembra un essere umano ma che viene semplicemente definito come Diver, un sommozzatore (o una sommozzatrice) che senza una alcuna spiegazione si trova sperduto nel nulla e che inizia la sua avventura immergendosi ed esplorando l'affascinante mondo sottomarino che le si para di fronte.

Ci muoveremo tra misteriose caverne e antiche rovine, sfruttando le correnti e nuotando fianco a fianco con numerose specie più o meno imponenti e pericolose. Il tutto cercando di scoprire quale sia la nostra identità e soprattutto il nostro obiettivo. Senza punti di riferimento precisi non potremo che esplorare e cercare qualche indizio semplicemente osservando ciò che ci circonda e interpretando le pochissime informazioni che gli sviluppatori hanno sparso per l'universo di gioco. Questo tipo di narrazione ambientale sa dimostrarsi efficace e funzionale a quello che è il vero obiettivo di Abzû: l'esplorazione e la contemplazione.

Nava e soci avevano delle idee chiare per il loro primo gioco e ogni angolo di questo fantastico mondo evidenzia con decisione il fatto che l'esperienza proposta è assolutamente personale e pensata per spingere i giocatori a interpretare tutto ciò che vedono. Due utenti potrebbero quindi arrivare a conclusioni diverse sul Diver, sul suo compito e su ciò che è successo e sta succedendo al mondo sottomarino.

Non fatevi ingannare dalle vostre sensazioni: gli ambienti di gioco non saranno mai monotoni o troppo simili tra di loro.

Anche per questo motivo abbiamo deciso di rimanere estremamente vaghi, non proponendo immagini delle fasi avanzate e limitando al minimo i dettagli di ciò che potreste scoprire. Abzû è prima di tutto un viaggio di scoperta e il confine tra condividere le informazioni essenziale e scadere nello spoiler è molto labile. Sappiate comunque che per quanto criptica la storia del Diver e di ciò che lo circonda saprà appassionarvi e affascinarvi.

Come potreste aspettarvi di fronte a un'idea tutto sommato così semplice, come il puntare completamente sull'esplorazione ,si associa anche un gameplay basilare ma assolutamente efficace e ben implementato. L'oceano creato per l'occasione sarà suddiviso in quelle che possono essere considerate come macro-aree più o meno vaste e aperte all'esplorazione con contenuti opzionali. Potremo semplicemente proseguire oltre magari attivando qualche marchingegno della zona o preoccuparci anche di raccogliere dei collezionabili, di far apparire delle nuove specie marine attraverso quelli che sembrano dei portali o di meditare su una roccia.

Meditare, avete capito bene. In questa sorta di modalità osservatore passerete a una visuale in prima persona che vi garantirà la possibilità di vedere da vicino le diverse specie che ci circondano, in un momento che eleva all'ennesima potenza l'anima contemplativa della produzione. Ma la domanda che sicuramente vi starete chiedendo è: che cosa si fa in Abzû? Si esplora nuotando in lungo e in largo e sfruttando un sistema di controllo inizialmente non semplicissimo da padroneggiare ma alla lunga funzionale. Il grilletto destro vi farà semplicemente procedere, l'analogico sinistro vi permetterà di scegliere la direzione e quello destro di ruotare la telecamera.

Il grilletto sinistro invece vi farà aggrappare ai pesci e ai cetacei più grossi mentre i tasti frontali, il quadrato in particolare, sono adibiti all'interazione con ogni elemento che è possibile in qualche modo modificare, che si tratti di collezionabili o marchingegni di varia natura. Le meccaniche di gameplay proposte non verranno sicuramente ricordate come le più originali o profonde del panorama videoludico ma d'altronde non è la complessità ciò a cui punta il team di Giant Squid.

Non c'è livello di sfida, la longevità si aggira sulle tre ore e morire è impossibile. Gli sviluppatori sono però riusciti a offrire un'esperienza sempre interessante, con zone molto varie e mai monotone (a parte una delle ultime che propone una meccanica troppo ripetitiva e, a conti fatti ,evitabile con una scelta di design differente). Il ritmo di gioco è lento ma non ci sarà davvero da annoiarsi tra piccoli segreti e dettagli da scoprire e panorami mozzafiato da ammirare immersi in un ecosistema vivo e credibile fino al punto di rispettare addirittura le leggi della catena alimentare.

Come potete ammirare dalle immagini qui intorno e come molto probabilmente vi sarete resi conto dando un'occhiata ai vari trailer pubblicati prima dell'uscita ufficiale, dal punto di vista tecnico non possiamo che tirare in ballo ancora una volta il solito Journey. I ragazzi di Giant Squid hanno si utilizzato un motore conosciuto per essere uno tra quelli più all'avanguardia del panorama videoludico moderno come l'Unreal Engine 4 ma hanno messo da parte la potenza bruta dimostrando quanto questo engine sia in grado di regalare degli scorci artisticamente di altissimo livello. Mentre ammireremo i movimenti del nostro protagonista ci perderemo all'interno dei colorati panorami sottomarini e dei piccoli dettagli come i polpi che si nascondo al nostro passaggio o la sabbia che si sposta quando nuotiamo in prossimità del fondale.

Il tocco di Nava pare evidente in ogni nuova zona che navigheremo e il lato artistico della produzione è così ben realizzato da garantire sempre un'ottima varietà dal punto di vista visivo, anche grazie all'utilizzo di colori vivi e accesi e a un sistema di illuminazione davvero ottimo. Da lodare, inoltre, l'attenzione riposta nella creazione di flora e fauna con la software house che ha deciso di ispirarsi con attenzione maniacale a specie realmente esistenti. Per valutare invece la qualità della colonna sonora del gioco basterebbe in realtà citare semplicemente il coinvolgimento di Austin Wintory e lodare l'ottimo bilanciamento in grado di regalare sezioni immerse nel silenzio e altre in cui i temi orchestrali la fanno da padrone della medesima stupefacente efficacia.

Nel valutare un'esperienza come Abzû si torna con la mente ai problemi in cui inevitabilmente si incappava nel corso della recensione di Journey. Cercare di condensare tutti i pregi e i difetti di un'opera appartenente a un qualsiasi medium in un mero valore numerico (troppo spesso considerato come l'unico indicatore di qualità) è un'impresa complicata di fronte a qualsiasi gioco, e lo è ancora di più quando si cerca di farlo con un prodotto che a conti fatti è un videogioco molto atipico. È anche per questo motivo che fino all'ultimo momento eravamo combattuti tra il proporre il voto o il solo bollino e tra lo scrivere un 9 o un 8 a fondo pagina.

Ma al di là delle convenzioni, a cui chi fa questo mestiere deve necessariamente sottostare, Abzû è un'esperienza meravigliosa da vedere, da ascoltare e da vivere. Un microcosmo vibrante ed emozionante, quella che ci sentiamo di poter definire come una piccola mitologia compressa all'interno di un videogioco, un videogioco che come detto ha la maledizione e la benedizione di arrivare sul mercato dopo un titolo iconico come Journey.

8 / 10