Acer Predator Galea 500 - recensione
Una cuffia che garantisce alte prestazioni, ma bisogna fare i conti con prezzo e compromessi.
Tra le periferiche dedicate al gaming, gli headset audio hanno di sicuro la storia più lunga, dopo mouse e tastiere. Nel tempo se ne sono avvicendate di ogni tipo, e sono sempre di più una componente fondamentale per godere appieno dei nostri titoli preferiti. Un mercato che tra l'altro si espande sempre di più, proprio grazie alla diffusione di titoli multiplayer che le rendono indispensabili per comunicare con i compagni di squadra. In tutti gli store, fisici ed online, non mancano quindi proposte per ogni fascia di prezzo ed utilizzo, da quelli più economici che bastano per ascoltare gioco e compagni fino ai set di fascia alta che vi mettono in testa una vera e propria arma in più per avere anche il minimo vantaggio competitivo, grazie ad audio surround, risposta ad un ampio spettro di frequenze e più permissività nella calibrazione. Le Acer Predator Galea 500 fanno sicuramente parte di questa categoria, sia per il prezzo sia per le prestazioni.
Oltre alla cifra sul cartellino di poco più di 200€, le dimensioni e la qualità fanno sicuramente intuire che le Galea sono destinate a chi pretende di più che un semplice paio di cuffie. Di sicuro fanno al caso di chi gioca su PC e non su console, dato che la connessione passa solo ed unicamente per un cavo USB non compatibile con PS4 o Xbox One. Oltre a questo, non è rimovibile, cosa che impedisce anche la connessione tradizionale via cavo Jack, un aspetto che è bene mettere in chiaro fin dall'inizio.
Tenendo bene a mente l'elefante nella stanza, vediamo insieme la qualità costruttiva di queste cuffie di Acer. Le dimensioni sono sicuramente importanti: i padiglioni sovraurali misurano ben 5 centimetri di diametro, i cuscinetti sono spessi 2,5 centimetri e la fascia che si poggia sulla testa è lunga circa 26. I materiali riescono a dare quel senso di premium che giustamente ci si aspetta da un prodotto di questo livello, grazie a cuscinetti di pelle morbidi e confortevoli e il metallo a stabilizzare l'arco e proteggere i padiglioni. Il cavo è di quelli rinforzati nelle giunture ed è protetto un intreccio di tessuto braided che lo ricopre dalla cuffia fino alla presa USB, passando per l'unità di controllo. Questa permette di cambiare equalizzazione, regolare il volume, mutare il microfono e passare alla modalità "scope", in cui vengono tagliate le frequenze della colonna sonora e incrementate quelle della colonna sonora. L'estetica è impreziosita da led azzurri che mostrano il logo Predator filtrato dalla griglia esterna dei padiglioni.
Una serie di scelte di design che purtroppo, come vedremo, si portano dietro alcuni compromessi nell'utilizzo quotidiano e che spesso pesano sulla bilancia del giudizio più delle qualità sonore. Grazie ad una risposta in frequenza che va dai 100Hz ai 10Khz e un'impedenza di 22 Ohm, le Galea 500 si comportano molto bene in tutte le situazioni, sia di gioco che di utilizzo nel multimediale. Non a caso i preset disponibili nel comando sono "Music", "Sport" e "Movie", oltre al 3D Soundscape, che da specifiche si pone come l'ideale preset per i giochi. Grazie anche alla forma dei padiglioni e al rivestimento di buona qualità, l'isolamento dai rumori esterni è efficace, nonostante non si disponga del Noise Canceling attivo. Tecnologia che nel gaming non è ancora molto diffusa.
Il sistema surround integrato nelle cuffie si è dimostrato eccellente nei giochi provati, prevalentemente FPS, per provare quanto la provenienza dei nemici fosse intuibile. In Overwatch e CS:GO abbiamo effettuato decine di partite, trovando un'ottima risposta negli effetti sonori di passi, spari ed esplosioni. Stesso discorso è valso per Rust e Metal Gear Solid V, in cui abbiamo apprezzato anche la buona qualità nelle scene d'intermezzo in CGI. L'equalizzazione di fabbrica non pompa i bassi come spesso succede, ed è un bene nei giochi competitivi che richiedono più precisione negli effetti sonori per essere restituiti come feedback, per comprendere meglio e più velocemente quello che succede.
Ci duole però riportare un comportamento anomalo nel normale utilizzo del PC al di fuori dei giochi: lasciando attivo il 3D Soundscape, l'audio sembra provenire sempre dalla parte frontale e centrale alle cuffie. Se quindi giriamo il volto verso destra ad esempio, l'audio arriverà solo dalla cuffia sinistra, e viceversa. Un comportamento che non crea troppi problemi quando si usa uno schermo solo, ma usandone due ed essendo rivolti verso l'uno o l'altro, può essere chiaramente fastidioso. Il suono viene ricalibrato automaticamente dall'amplificatore integrato nel controller: non potendo essere calibrato, può rivelarsi fuorviante nel far capire all'utente in quale scenario ci troviamo.
La qualità dei driver permette comunque al suono delle Galea di essere sempre pulito, privo di distorsioni ad alto volume e definito nella riproduzione di alti e medi, per udire anche i più piccoli effetti sonori. La configurazione di fabbrica sembra puntare molto al "flat" per dare risalto a tutto lo spettro. Come spesso accade però, i preset hanno configurazioni che possono essere pregevoli in un ambito e carenti in un altro, e come è normale che sia, ognuno ha ragione di avere un giudizio soggettivo. La vera mancanza di questo prodotto riguarda l'assenza di un software per la gestione manuale di profili ed equalizzazione e il surround 7.1 virtuale: è una carenza non da poco su una cuffia del genere, che potrebbe essere sfruttata a dovere da chi ha voglia di smanettare per trovare il sound perfetto.
Le Galea non vengono infatti riconosciute neanche dal Predator Quartermaster, la suite per la calibrazione di altre periferiche del produttore. Da qui si gestiscono led e tasti di mouse e tastiere, e ci sarebbe piaciuto anche poter regolare l'equalizzatore delle cuffie, frequenza per frequenza. Tutto passa invece dal controller integrato sul filo, che però rientra in quelle scelte di design che ci sono sembrate alquanto scomode. Prima di tutto perché il cavo non arriva ai due metri, e il controller si trova a cadere circa all'altezza dell'addome quando si indossano le cuffie. La clip che permette di agganciarle ai vestiti non arriva quindi alla tasca dei pantaloni, che sarebbe stato un posto più comodo per raggiungerlo.
A quest'altezza invece ci è capitato spesso di premere il grande pulsante per sbaglio e passare da una modalità all'altra senza volerlo, magari a braccia conserte quando si guarda un film. Uno scenario in cui preferire le cuffie è comunque raro a nostro giudizio, proprio per la limitazione del filo e della sua lunghezza. La restrizione più grande però, oltre al mancato software di controllo, è la presa USB. Non solo non è riconosciuta da PlayStation 4 e Xbox One, ma impedisce anche di collegarla ad un DAC esterno, uno strumento che chi punta a cuffie di alto profilo probabilmente ha o ha preso in considerazione. I DAC hanno ingressi Jack 3,5mm o 6,35mm, o RCA.
Dov'è, quindi, da individuare lo scenario di utilizzo ideale per le Galea 500? Il cerchio si restringe a PC e Mac, con i videogiocatori presenti quasi solo sulla prima piattaforma. Fatto salvo un ottimo comfort, peso e dimensioni le rendono poi più adatte a sessioni di gioco che a quelle di ascolto di musica o visione di video. È quindi nel gioco competitivo che questo modello può esprimere il meglio, quando insomma si è seduti alla scrivania per concentrarsi sulla partita da vincere a tutti i costi. Grazie alla buona implementazione del surround 7.1 virtuale e una equalizzazione di fabbrica non sbilanciata, si può quindi ottenere un concreto vantaggio in game. Un vero peccato che non si possa intervenire su questi parametri, ci saremmo trovati sicuramente un gradino più su nella nostra scala di giudizio.
Nel complesso, queste Acer Predator Galea 500 si possono considerare un prodotto che eccelle in alcune aree, ma faticano a trovare la propria nicchia adatta, per via di scelte di design restrittive e a volte poco comprensibili. Il punto forte dell'alta qualità audio è fuori discussione, ma viene parzialmente penalizzato dalla mancata libertà di calibrazione, che è lecito aspettarsi da un prodotto collocato in una fascia di prezzo in cui altri produttori offrono suite complete e funzionali e una maggiore compatibilità in termini di piattaforma e connessioni. Più di un aspetto, quindi, da rivedere in una eventuale prossima versione di un prodotto eccellente sotto molti punti di vista, ma da sviluppare ancora appieno.