Adesso Xbox fa veramente paura - editoriale
Una conferenza potente, un futuro spaventoso.
L'abbiamo detto più e più volte nel corso degli ultimi anni. "Questo è il momento decisivo per Xbox", "questa è l'occasione in cui Phil Spencer potrà finalmente far fruttare la sua strategia a lungo termine", "ora o mai più". E dopo anni di suggestioni e di acquisizioni, di iniziative e di mezze delusioni, la divisione gaming di Microsoft si è presentata sul palco dell'E3 con una conferenza che ha fatto paura.
Oltre trenta giochi annunciati, almeno ventisette disponibili su Xbox Game Pass fin dal lancio, la metà di questi sono first party. Un catalogo impressionante, capace di coprire praticamente qualsiasi dimensione creativa, dal racing alla simulazione, dallo strategico al gioco di ruolo, dal titolo prettamente narrativo fino alla piccola gemma in pixel art.
Ma a fare veramente paura non è tanto l'evento Microsoft+Bethesda che è andato in onda di fronte a mezzo milione di persone, ma l'altra presentazione, quella che è ancora al sicuro nel cassetto di qualche ufficio di Redmond, quella che probabilmente non vedremo mai.
A far paura sono tutti quei titoli che sul palco dell'E3 2021 hanno scelto di non mettere piede. Avowed, Hellblade 2, Perfect Dark, Forza Motorsport, Fable, Project Mara, Everwild, State of Decay 3, Wolfenstein, Fallout, The Elder Scrolls e compagnia. A far paura è il fatto che, se solo volesse, Microsoft potrebbe mettere in piedi domani una seconda conferenza ancor più impressionante di quello che è stato senza ombra di dubbio il miglior show degli ultimi anni.
Aaron Greenberg potrebbe sedersi sul divano e aspettare la prossima edizione della kermesse losangelina senza far nulla, tanto la line-up sarebbe già bella che pronta, mentre a parlare ci penserebbero gli ingranaggi dell'Xbox Game Pass, una macchina che dal prossimo luglio ospiterà praticamente un videogioco AAA al mese nel suo catalogo. Forse era proprio questa la strategia di Microsoft, ovvero la tessitura di una trama fra prime e terze parti capace di monopolizzare un'intera annata videoludica.
27 luglio: sarà il momento Flight Simulator, seguito due giorni dopo da The Ascent. Questi saranno raggiunti rapidamente dalle terze parti Sable, Aragami 2, Hades e Back 4 Blood. Neanche il tempo di respirare e arriveranno Age of Empires 4 e lo splendido Forza Horizon 5. Esaurite le corse in Messico, sarà finalmente la volta di Halo: Infinite. E poi? Beh, poi inizierà il 2022 e oltre a Stalker 2, A Plague Tale, Replaced e a tutti gli altri, qualche volto noto potrebbe finalmente tornare a stuzzicare i fan.
Ah, Starfield di Bethesda Softworks e Redfall di Arkane Studios saranno esclusive console Xbox. Insomma, se Phil Spencer domani mattina si svegliasse con il piede sbagliato, potrebbe decidere che non ci sarà mai più un capitolo di The Elders Scrolls né uno di Fallout sugli hardware della concorrenza. Ma in fondo lo sappiamo tutti che il caro vecchio Spencer è un uomo affabile, giusto? Non lo farebbe mai, giusto?
Il futuro è un luogo nebuloso per chi non abbraccia l'ecosistema Xbox. Anche se questo potrebbe sembrare uno slogan degno dell'Impero Galattico, è difficile essere reduci dall'evento di Microsoft senza aver la percezione che la compagnia abbia agguantato le chiavi dell'industria dei videogiochi: ora non le resta che serrare la presa. Tutto ciò che è stato mostrato, e soprattutto ciò che è stato tenuto nascosto, suggerisce che siamo solo all'inizio di un ciclo vincente.
Forse non sono emersi potenziali system seller né papabili candidati al Game of the Year, forse gli straordinari studi di Sony continueranno a produrre videogiochi artisticamente inarrivabili, ma il nuovo arsenale di Microsoft ha iniziato a fare fuoco con la cadenza di una gatling. Forse Jim Ryan dormirà sonni tranquilli pensando al prossimo gioco di Naughty Dog o godendosi in anteprima God of War Ragnarok, ma di certo non lo farà chi avrà l'ingrato compito di sfidare il Game Pass per conto di Amazon e Google.
A proposito di PlayStation, è possibile che la casa abbia osservato attentamente l'E3 rimanendo nell'ombra, pronta a sferrare una zampata felina in quel di luglio, magari sfoderando Kratos dal cilindro. Però poi ci sarebbe la QuakeCon e, guarda un po', la QuakeCon ora è di Microsoft, che ha oltre una dozzina di IP dormienti da inserire nel caricatore in caso di bisogno.
Ovviamente non si può parlare di scacco all'industry. L'unico scacco che c'è, pure matto, è quello inflitto da Xbox Game Pass al mondo dei servizi in abbonamento nell'orbita dei videogiochi. Lì non c'è scampo e sì, forse sarà solo merito degli enormi investimenti, della volontà di tirare fuori miliardi e spingere anche in perdita, ma oggi non ci sono più scuse: chi critica l'offerta del Game Pass è in malafede, punto e basta.
La possibilità di giocare svariate centinaia di titoli al prezzo di un videogioco e mezzo, fra cui dozzine di esclusive e altrettanti disponibili al day one, è un'arma che non conosce comparativi, qualcosa che cambierà per sempre l'intero settore. Ed è possibile che verrà un giorno in cui sarà sollevato il problema della sostenibilità, oppure quello della qualità o ancora quello del monopolio, ma di certo non è questo il giorno.
Oggi è un bel giorno per chi ama i videogiochi. È un bel giorno per chi possiede una PlayStation 5 e non ha intenzione di cambiare sponda, perché Sony dovrà alzare ulteriormente l'asticella in seguito al risveglio della sua concorrente diretta. È un bel giorno per chi possiede una Xbox, perché sicuramente lo showcase gli avrà stampato un sorriso sul volto. È un bel giorno per chi possiede entrambe le macchine e un PC, perché ci sono tonnellate di grandi titoli in arrivo e non dovrà più scegliere cosa acquistare fra un Back 4 Blood e un Age of Empires 4 qualsiasi.
Fra una fotografia nel labirinto messicano di Forza Horizon e una lacrima di nostalgia versata di fronte a Eiyuden Chronicle, la kermesse di Microsoft ha risvegliato l'E3 da un torpore che era stato brevemente incrinato dal solo Elden Ring, riportando la memoria a quella fiera che non esiste più di cui tanto abbiamo chiacchierato nei giorni scorsi.
La speranza è che il medesimo destino possa toccare alla nona generazione di console per videogiochi, una next-gen che è partita silenziosamente, nel pieno di una pandemia globale, annunciando sfavillanti fuochi d'artificio che salvo rari casi hanno tardato ad arrivare.
Una generazione che, all'improvviso, potrebbe impennarsi e finalmente decollare in mezzo a dozzine di esperienze strepitose, trainata da una serie di leader del mercato che mirano ad affacciarsi sulle rispettive età dell'oro, guardandosi fieramente da pari a pari.
Sony è ancora in vetta ma Microsoft c'è, mentre Nintendo potrebbe dare un nuovo scossone. E i videogiochi, che sono ancora belli come una volta, potrebbero diventarlo ancora di più.