Age of Empires III: Definitive Edition - recensione
Imperi e nostalgia.
Le edizioni remaster sono un interessante fenomeno. Da una parte ci riconsegnano, impacchettati in una forma moderna e (quasi sempre) scintillante, capolavori del passato; dall'altro portano ancora più all'estremo i problemi di scarsa originalità e reiterazione di serie che ben conosciamo.
Il settore, in generale, difficilmente premia gli sviluppatori che si prendono rischi e che scelgono la strada nuova rispetto alla vecchia; e andare a ripescare IP antiche per far leva su nostalgia e ricordi benevoli, certo non aiuta in questo senso.
Microsoft, tramite Xbox Game Studios, si sta impegnando a riportare l'intera serie di Age of Empires ai fasti del passato. Iniziativa lodevole da un lato (visto che si tratta di un RTS che ha fatto la storia del genere e che ha avuto un successo indiscutibile), e discutibile dall'altro, visto che gli RTS nel frattempo si sono evoluti velocemente e sostanzialmente.
Le prime due iterazioni sono state un successo, soprattutto AOE II, con più di due milioni di copie vendute. Siamo ora di fronte al terzo e ultimo episodio, quello che ha osato di più ma anche quello che da molti viene considerato un po' come la pecora nera della famiglia, a causa delle tante innovazioni non proprio apprezzate da tutti.
Iniziamo subito col dire che Age of Empires III: Definitive Edition segue il canovaccio delle altre. Questo vuol dire riproporre pedissequamente l'esperienza originale con molti ritocchi estetici e poche modifiche al gameplay e alle caratteristiche del gioco vero e proprio.
La modalità "Storia" è identica a quella originale e questo è un bene sul lato dei contenuti (si tratta di una ventina di ore di gioco all'incirca) ma anche una delusione, perché trama, testi e personaggi non sono invecchiati bene. In particolare certi accenti dal forte sapore imperialista stridono se confrontati con la sensibilità odierna. Va però anche aggiunto che Microsoft ha esplicitamente lavorato a rappresentare in maniera più fedele e politicamente corretta alcune delle civiltà presenti nel gioco.
In particolare gli Iroquis e i Sioux sono ora diventati i Haudenosaunee e i Lakota e le loro caratteristiche (insieme con i voice-over) sono state cambiate dopo aver consultato membri tuttora viventi di queste tribù. In pratica si è cercato di limare gli stereotipi per queste due fazioni, che erano presenti nell'espansione "Warchief" e che sono ora incluse da subito nella Definitive Edition. A proposito, questa edizione contiene TUTTE le espansioni rilasciate per il titolo originale, più due fazioni aggiuntive esclusive, gli svedesi e gli inca.
Il gameplay legato alle fazioni era indubbiamente il piatto forte di AOE3 poiché le numerose fazioni (ben 16) hanno tutte un sistema particolare di progredire e combattere che va imparato da zero ogni volta che si decide di usare una nuova civiltà. Questo apprendimento è sempre piacevole perché il gioco comunica in maniera abbastanza naturale quello che serve per fare progressi e sbloccare le varie ere.
L'interfaccia è stata rielaborata e, pur avendo sparpagliato pulsanti e indicatori un po' troppo in giro per lo schermo, svolge un discreto lavoro nel dare al giocatore tutto quello che serve. Non si tratta di un risultato da poco perché la profondità del gameplay fa sì che ci sia molto a cui fare attenzione durante il gioco, e il fatto che molto cambi a seconda della fazione scelta non facilita certo il compito.
Costruire le proprie basi, lavorare sulla creazione di un'economia efficiente e produrre un esercito in grado di difendere e attaccare in maniera efficace, sono le azioni che vi troverete a compiere, il succo della ricetta RTS classica. Nella modalità Storia gli obiettivi specifici vi vengono dettati dalla narrativa, mentre ovviamente negli skirmish e nel multiplayer si tratta sempre semplicemente di annientare i nemici.
AOE3 innestava su questa ricetta classica, oltre alle molte fazioni dettagliate, anche un sistema di risorse bonus che potevano essere richieste dalla capitale della nostra fazione. Questi bonus possono essere qualsiasi cosa: unità civili, militari, risorse extra, abilità particolari. Inoltre è possibile riconfigurare l'insieme di bonus che si possono evocare facendo una sorta di deck building prima di iniziare la partita.
Ogni civiltà ha infatti una capitale che potrete ispezionare e che potrete migliorare utilizzando l'esperienza accumulata durante le modalità singole (tranne Storia) e multiplayer. Si tratta di miglioramenti estetici agli edifici delle varie zone della capitale ma anche abilità che potrete aggiungere alle carte dei bonus che vi portate in battaglia.
Questa novità non è stata proprio apprezzatissima nel titolo originale, e anche oggi non ci ha convinto completamente. Le abilità non sono decisive e durante le battaglie frenetiche si tende a dimenticarsene e a fare affidamento alle capacità della propria colonia che, comunque, raggiunge in fretta un livello per cui questi bonus aggiungono effettivamente poco alla nostra potenza complessiva.
Il sistema delle fazioni e delle relative capitali è grazioso. Migliorare la propria capitale con nuovi edifici e upgrade estetici è piacevole ma facciamo fatica a immaginarlo come una ricompensa che riesca a spingere il giocatore a continuare a giocare. Qui sembra che i designer, ai tempi del titolo originale, abbiano raschiato un po' il fondo del barile delle idee creative per dare qualcosa di nuovo a un genere che, ai tempi, sembrava ormai aver raggiunto la maturità completa.
In questa Definitive Edition sono state aggiunte due nuove modalità. Art of War è una sorta di tutorial allargato in cui vi vengono insegnati i vari aspetti del gioco in missioni in cui ci sono delle sfide da completare in un tempo limitato (con tre diversi livelli di successo). Si tratta di un ottimo modo per iniziare se non avete esperienza nella serie ma, come detto, è poco più che un tutorial; comunque molto completo e ben fatto.
Ci sono poi nuove battaglie storiche. Si tratta di scenari che riproducono scontri realmente avvenuti, una sorta di Campagna che si sviluppa in una sola missione con diversi obiettivi da raggiungere. Il fatto che queste battaglie storiche si sblocchino una dopo l'altra (e non siano quindi tutte subito disponibili) aggiunge una sorta di seconda modalità Storia.
Tecnicamente anche questa Definitive Edition, come le due che l'hanno preceduta, è perlopiù impeccabile. La fisica delle esplosioni e dei colpi di cannone, l'illuminazione, gli effetti particellari, i crolli degli edifici e in generale le texture che ricoprono i modelli, sono tutti stati migliorati in maniera decisiva e danno all'intera esperienza un look moderno e molto piacevole. In particolare gli effetti sonori sono stati "rinforzati" e le battaglie sono ora roboanti e fragorose come ci aspetteremmo.
Va comunque precisato che questi miglioramenti estetici, mentre costituiscono un netto passo avanti rispetto all'originale, faticano a portare l'esperienza allo stesso livello dei moderni RTS, perlomeno a livello tecnico. Insomma l'età si sente anche con questa aggiunta di make-up.
Anche il gameplay continua ad avere un sapore 'antico' e poco sofisticato. Questo vuol dire che i giocatori di RTS odierni potrebbero storcere il naso, soprattutto dopo qualche ora di gioco. La diversità delle fazioni continua a essere la forza principale del gameplay, ma se questa caratteristica non dovesse riuscire a interessarvi e coinvolgervi, non rimane molto, soprattutto considerando l'agguerrita concorrenza.
Per gli appassionati di AOE3 questa edizione è probabilmente un acquisto obbligato grazie al maquillage estetico, all'inclusione di tutte le espansioni e, in generale, alla grande quantità di contenuti che promette di espandere all'infinito la longevità dell'esperienza. Per chi invece era già poco convinto della formula originale e non è disposto a retrocedere a formule di gameplay più antiche, c'è ben poco qui che possa convincerlo a tornare sui propri passi.