Agente 117 Allarme Rosso in Africa Nera Recensione: Non si vive di solo Bond!
Una spia, un assassino, un gentiluomo, un seduttore.
Non tutti sanno che prima di 007, la spia più famosa era OSS 117, Hubert Bonisseur de la Bath.
Nel 1949 lo scrittore Jean Bruce, avventuroso personaggio dai molti mestieri, spia, poliziotto e pilota di aerei, aveva iniziato a scrivere una serie di libri di spionaggio che avevano come protagonista un agente segreto dall'impeccabile comportamento professionale, esecutore impassibile di ordini spietati ma anche fascinoso seduttore e uomo di mondo, chiamato OSS 117, 75 milioni di libri venduti nel mondo, a partire da quattro anni prima che a Fleming venisse in mente di inventarsi Bond, James Bond.
Erano gli anni bui della guerra fredda e le storie di spie erano sempre tragiche, di cupo realismo e Bruce ebbe l'originale idea di creare una spia sopra le righe, capace di eseguire alla perfezione le sue spietate missioni senza mai perdere aplomb, infiltrandosi ovunque, ingannando gli avversari e conquistando intanto molti cuori di donne, spesso cinicamente usate.
Il personaggio di Hubert Bonisseur de la Bath era nato in Louisiana da madre francese, e aveva prestato servizio nell'Ufficio dei servizi strategici (l'OSS, che diventerà la CIA). Era coadiuvato da un pittoresco personaggio, Enrique Sagarra, suo sanguinario braccio armato che ammazzava elegantemente i nemici con una tagliente corda di pianoforte stretta intorno al collo (vi ricordate la fine che fece Brad Pitt in The Counselor?).
Il mondo di Bruce era ben lontano da quello descritto da John le Carré o da Len Deighton (autore di Ipcress e "padre" dell'agente Palmer), ma i suoi romanzi ebbero grandissimo successo, anche dopo la morte di Bruce nel 1963 in uno schianto ad alta velocità sulla sua Jaguar. Il cinema si impadronirà del personaggio ma i film tratti dai romanzi sono sempre stati di un livello medio-basso, mai gratificati da sceneggiature, regie (e budget) all'altezza, a causa anche di scelte mediocri per il protagonista.
Dopo un dimenticato e introvabile film del 1957 con Ivan Desny come protagonista, al personaggio mise mano André Hunebelle, regista della saga di Fantomas, con due film (1963 e '64) con Kerwin Mathews (I viaggi di Gulliver). Le cose migliorarono con l'arrivo di Frederic Stafford, bell'uomo con una presenza che lasciava il segno, protagonista di due altri film sempre diretti da Hunebelle.
L'ultima trasposizione è nel 1966, OSS 177 a Tokyo si Muore, diretto da Michel Boisrond. Ci fu anche una versione italiana diretta da Renzo Cerrato, con l'irrilevante John Gavin, attore dalla straordinaria somiglianza con un Big Jim (e conseguente espressività), seguito da un altro film francese con Luc Merenda, che con il personaggio originale non c'entrava proprio niente.
Poi, più nulla per 35 anni. Nel 2006 il regista Michel Hazanavicious inizia il suo rapporto professionale con Jean Dujardin, che avrebbe portato sul palco degli Oscar nel 2011 con The Artist. Al regista dev'essere venuto in mente di sfruttare la faccia da simpatico mascalzone di Dujardin per rilanciare il personaggio (mentre l'attore ha poi dimostrato di essere in grado di ricoprire ruoli di ben altro spessore).
Peccato che abbia scelto di buttarla in barzelletta (lui parla di parodia di genere), facendo di OSS 117 un tronfio e arrogante sciovinista francese, un incapace cronico, un maschilista insopportabile anche in anni non #metoo, gretto, ignorante del mondo perché nel cuore è per sempre un piccolo provinciale, professionalmente un totale incapace ma baciato dalla fortuna, che lo fa uscire sempre vincente malgrado lui.
Un ritratto cattivissimo ma irritante per chi ricordasse il vero personaggio, com'era stato scritto. Se davvero era impossibile mettersi in concorrenza con James Bond, perché non scegliere una linea mediana, senza però stravolgere Hubert facendone una specie di ispettore Clouseau, ma antipaticissimo?
Tre film fanno parte di questo percorso che ci trova in totale disaccordo: Agente 117 al Servizio della Repubblica - Missione Cairo del 2006, Agente 117 al servizio della Repubblica -Missione Rio nel 2009 (film di successo in Francia, inediti in Italia e distribuiti nel corso di quest'estate), dove già nel titolo italiano la sigla identificativa dell'agente era addirittura incompleta, dimostrando ancora di più l'indifferenza nei confronti dell'origine letteraria del personaggio.
Nel primo film Hubert viene inviato in Egitto, dove si è appena insediato Nasser (siamo negli anni '50), a contrastare i piani di russi, estremisti islamici ed eredi del deposto re Fārūk, per scoprire il responsabile della morte del suo collega Jack. In un susseguirsi di demenziali colpi di scena, della trama spionistica non importa niente a nessuno e la storia è il pretesto per mettere in fila le gag dovute alla stupidità del protagonista.
A subire le sue intemperanze compare anche Bérénice Bejo, che successivamente diverrà moglie di Hazanavicious, oltre che co-protagonista di The Artist. Nel secondo film siamo negli anni '60 e Hubert viene mandato a Rio per scovare un ex criminale nazista, faccenda che riguarda anche il Mossad. La caccia lo porterà fino alle cascate dell'Iguazù, almeno un bel posto da vedere, per il resto la solita impostazione.
Arriva adesso su grande schermo il nuovo film, il terzo, Agente 117 - Allarme Rosso in Africa Nera, diretto da Nicolas Bedos, personaggio di spessore, attore, sceneggiatore e regista (ricordiamo due suoi ottimi film, Amore Sopra le Righe e La Belle Époque), un budget di ben 19 milioni di euro a disposizione.
Un Dujardin oggi ben più famoso si rimette i panni del fortunato imbecille. Siamo nel 1981, l'OSS 117 non è più tanto giovane e gli viene affiancato il giovane agente OS 1001, Pierre Niney (era Yves Saint Laurent nel film omonimo), scelto apposta perché fisiognomicamente lontanissimo da un ruolo così. La missione sarà in Kenya, dove OSS 117 si troverà davanti a qualcosa difficile da digerire: un'Africa ormai in via di decolonizzazione, che sembra però incapace di gestire gli immensi problemi che i corrotti governanti si trovano a dover affrontare.
In questo episodio si nota una mano diversa: Bedos è meglio di Hazanavicious, anche se permane l'abituale tono di presa in giro nei confronti degli stereotipi di genere, oltre che della Francia colonialista nel cuore. Da una scena sui titoli di coda si preannuncia un sequel.
Solo a Woody Allen, autore della sceneggiatura del film Casino Royal, era riuscito il gioco di fare di 007 un arrogante nazionalista, con David Niven nei panni di 007, con però uno humor di ben altra grana. Quindi questa ripresa scontenterà chi sia appassionato del personaggio letterario originale e farà forse sogghignare chi ne sia all'oscuro, a patto però di ignorare il più grande precedente dell'Ispettore Clouseau, unico e indimenticabile rappresentante della categoria oggi assai affollata dei cretini integrali, di qualunque nazionalità siano.