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Akiba's Trip: Undead & Undressed - recensione

Stile manga e tanto ecchi.

Talvolta i fan si rivoltano contro i publisher nipponici, colpevoli di non voler pubblicare in occidente titoli ritenuti troppo vicini al gusto giapponese e quindi poco gradevoli al nostro palato. Un comportamento comprensibile visto che non sarebbe un buon investimento commerciale, mentre meno comprensibile è la scelta di NIS di riempire costantemente questo vuoto con titoli che, forse, sarebbe stato meglio relegare alle camere degli otaku nipponici.

Akiba's Trip: Undead & Undressed non rientra propriamente in questo gruppo ma è indubbio che vi si avvicini parecchio. Si tratta infatti di un titolo che si conforma agli stilemi dell'anime ecchi, proponendo una vicenda caratterizzata appunto dagli eccessi ironici e dalle assurdità di questo genere. E la trama stessa ne è il perfetto esempio.

L'intreccio si dipana raccontando la vicenda di un giovane residente del quartiere di Akihabara (abbreviato in Akiba). Un luogo noto per i suoi locali e negozi, dove vengono smerciati principalmente videogiochi, articoli musicali e affini. Insomma, il paradiso segreto di ogni nerd. La storia inizia lì, col nostro protagonista che finalmente ha trovato un lavoro, così da potersi finalmente pagare tutte la action figure che desidera.

Peccato che non abbia letto bene tutte le clausole del contratto, dove il datore specifica che può utilizzare il suo nuovo impiegato per strani esperimenti volti a trasformarlo in un vampiro dai poteri sovraumani: un Synthister. La peculiarità di questi esseri sta nella loro sensibilità alla luce e l'unico modo per sconfiggerli è quindi spogliarli fino alle mutande ed esporli alla luce del sole.

Si può brandire praticamente un po' di tutto e c'è persino qualche easter egg.

È a questo punto che la componente ecchi del titolo diventa evidente. Non è infatti raro che si organizzino combattimenti contro belle ragazze prosperose in stile anime, che si dissolveranno non appena denudate a dovere. Checché ne possano pensare i più moralisti, il problema non sta però nella premessa quanto piuttosto nella realizzazione di questo tipo di scontri. Un sistema di combattimento macchinoso e ferruginoso li rende infatti noiosi e frustranti, spesso anche caotici.

Al giocatore è prima richiesto di entrare in modalità combattimento col tasto L1, utilizzato anche per il lock-on, e poi di mettere a segno colpi bassi, medi e alti così da colpire diversi capi di vestiario fino a consumarli. A quel punto una pressione prolungata del rispettivo tasto potrà spogliare il malcapitato o la malcapitata di pantaloni (colpi bassi), maglietta (colpi medi) o copricapo (colpi alti). È anche possibile concatenare più "strip" avendo cura di consumare il vestiario di più nemici. In questo modo il combattimento può terminare con un'unica grande combo.

Peccato che per uscire dal lock-on basti muoversi e, per evitare dei nemici o contrattaccare, sia necessario allontanarsi spesso. Inoltre ogni volta che saremo atterrati dovremo agganciare nuovamente un nemico. Il punto è che queste operazioni sono eccessivamente lente e, anche quando si combatte, i comandi rispondono con un eccessivo ritardo. Originariamente durante la nostra prova abbiamo pensato si trattasse di un problema causato dal remote play (giocando su PS Vita), ma anche col joypad il risultato non è cambiato.

È ormai chiaro che, sebbene il contesto originale e 'nippofilo' possa essere apprezzato, il gioco presenta troppe mancanze, soprattutto a livello di rifiniture. Le fasi esplorative ad esempio sono ridotte all'osso e costringono il giocatore a dover sopportare un numero infinito di caricamenti. Brevi certo, ma si tratta di una schermata di caricamento ogni 30 secondi, massimo un minuto, a fronte di un'area metropolitana decisamente ristretta. La PS4 sarebbe riuscita ampiamente a gestire un mondo senza caricamenti, vista la grafica di PS3 (e siamo stati gentili) del gioco.

Costumi e armature del gioco sono all'insegna della sobrietà...

Molto più interessanti sono i dialoghi, che in Akiba's Trip: Undead & Undressed rappresentano una componente essenziale. Dobbiamo infatti far presente che il titolo somiglia molto, in queste fasi, alle volte a un simulatore di appuntamenti, altre a un fumetto interattivo. Per ogni ora di gioco ci saremo letti almeno 45 minuti di dialoghi, con tanto di scelte dinamiche volte a darci l'opportunità di modificare lievemente la storia e il rapporto coi partner.

Una componente appena accennata ma inizialmente piacevole, che alla lunga diventa però letargica se non si è pronti a sopportare la quantità spropositata di dialoghi, non proprio doppiati alla perfezione. Fortuna che premendo il tasto cerchio è possibile saltarli velocemente.

Il gioco stupisce però nella resa stilistica di alcuni elementi dello scenario e del setting. Il quartiere di Akiba, o quantomeno la sua filosofia, è resa alla perfezione. I suoi mille negozietti divengono gli store del gioco, dove acquistare armi e costumi. Questi ultimi in particolari sono realizzati in pieno stile con l'ambientazione.

Niente spade o armature, ma magliette nerd, tastiere da brandire a mo' di armi, cappelli supercool in grado di modificare le vostre statistiche e così via. Ci sono davvero centinai di oggetti ed è possibile crearne sempre di nuovi grazie a un comodo meccanismo di fusione degli stessi.

Il trailer di lancio di Akiba's Trip: Undead & Undressed per PS4.

Insomma, tirando le somme, appare evidente che il gioco qualche punto forte ce l'ha: lo stile jappo che piacerà di sicuro agli appassionati (ma che gli altri potrebbero detestare), una premessa divertente e tanti oggetti da comprare da bravi collezionisti otaku. Peccato che manchi proprio nei punti essenziali, ossia combattimenti ed esplorazione.

L'idea che si ha giocando è di trovarsi di fronte a un simulatore d'appuntamenti mascherato da gioco di ruolo e che si dà arie da picchiaduro. Peccato che non riesca a fare nessuna di queste cose bene, creando un pastrocchio difficilmente apprezzabile. Non che sia tutto da buttare ma si tratta di un titolo mediocre, che poteva essere una divertente sorpresa(visto lo stile) ma che non può essere apprezzato se non da una ristretta nicchia. E anche lì, gli appassionati hanno decisamente di meglio da giocare.

5 / 10
Avatar di Fabio Davide
Fabio Davide: Giocatore fin dalla più tenera età, fagocita di tutto ma digerisce solo i veri capolavori. Dopo 7 anni nel settore del gaming aveva pensato di trovarsi un lavoro nella ristorazione, ma poi ha ceduto al fascino di Eurogamer.

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