Alien: Isolation, cominciate pure a spaventarvi - prova
Una casa degli orrori in mezzo allo spazio.
Colonia - Il primo Alien (ma anche Aliens, dai) è uno di quei film che potrei rivedere almeno una volta a settimana per tutta la vita senza stancarmi. Sarà l'atmosfera, sarà l'estetica, sarà il fatto che la sua tecnologia era cyberpunk prima del cyberpunk, sarà la creatura, sarà l'essere quasi il capostipite di un genere o magari è colpa di Sigourney o i morbosi temi proposti, sta di fatto che anno dopo anno il suo potere su di me non cala di un millimetro.
Tuttavia, così come ho apprezzato il Dr. House, ma non lavorerei mai con uno stronzo del genere, pur apprezzando il film difficilmente vorrei trovarmi nei panni di una persona costretta a eludere gli affinatissimi sensi di uno Xenomorfo desideroso di farmi un buco in testa, dunque mi sono avvicinato ad Alien: Isolation con una domanda ben precisa in testa: "Già ti sei spaventato all'E3, chi te lo fa fare adesso?".
E purtroppo torniamo sempre là, il fascino maledetto di questo film.
Sì, perché se la demo dell'E3 faceva presagire un'accuratezza incredibile del design, ma era fondamentalmente una scatola con dentro un alieno da evitare, adesso ho avuto modo di provare con più tempo a disposizione alcuni livelli di gioco, che si svolge a bordo della Sevastopol, una stazione spaziale in cui il buon vecchio granchiaccio di Giger è solo una delle minacce che dovrete evitare il più possibile.
Il vostro obiettivo è recuperare la scatola nera della Nostromo, perché voi siete Amanda Ripley, figlia della più famosa Ellen, quella figlia che il personaggio interpretato dalla Weaver non ha mai rivisto, e che viene menzionata solo nella versione Director's Cut di Aliens.
Se non fosse che in quasi ogni momento di gioco si rischia una morte orribile, sarebbe bellissimo potersi fermare ad ammirare l'incredibile lavoro di adattamento fatto per rendere il feeling di una tecnologia che è allo stesso moderna, ma nata negli anni '70, quindi priva di tutto quel design futuristico che possiamo vedere nelle produzioni di oggi.
I terminali con cui interagirete sembrano dei VIC 20, la mappa ha i disturbi tipici delle VHS, gli schermi gettano una riflesso verde sui muri circostanti e intorno a voi aleggia un'aria di decadimento e tensione continua.
In questo Alien: Isolation non è secondo a nessuno dei titoli presenti nel filone di cui fa parte, fin dal momento in cui le cose iniziano a precipitare (lo faranno molto velocemente) e il livello di tensione salirà rapidamente ai livelli degli ultimi minuti del film.
Che sia uno sbuffo di gas posizionato ad arte, un droide che pareva morto e invece vi afferra la gamba o il rumore dello xenomorfo nei condotti d'aria sopra di voi, il gioco si prenderà continuamente gioco di voi e delle vostre paura, come fosse una sorta di casa stregata nello spazio.
L'unica cosa che vi aiuterà a superare i primi momenti sarà, paradossalmente, morire. Morendo spesso vincerete in parte la tensione della sopravvivenza, e anche se non siete d'accordo con questa tattica mi spiace, ma vi capiterà molto spesso di farlo.
Sì, perché spaventarsi è l'unica cosa facile in Alien: Isolation, tutto il resto sono una serie di trial and error continui in cui imparerete a capire cosa fare e cosa no, quando muovervi e quando rimanere fermi, quando potete addirittura osare un passo di corsa e quando invece non dovete muovere un muscolo. Il contatto fisico è quasi sempre da escludere, così come l'utilizzo di armi.
Ci saranno occasioni in cui sparerete qualche colpo, ma gli unici oggetti veramente in grado di aiutarvi sono le granate EMP, per i robot, quelle che fanno rumore (anche se l'alieno potrebbe vedere da dove le lanciate) e le molotov, anche se la maggior parte del tempo la passerete nascosti dietro un angolo cercando di capire se potete andare avanti, e quando sarete costretti a correre o fare gesti avventati vuol dire che molto probabilmente siete di fronte all'ennesima morte.
Fortunatamente saprete sempre più o meno dove andare, grazie alla mappa che si aggiornerà via via che scoprite nuovi ambienti e con la quale, in certi momenti, potrete sbloccare determinati condotti che dovrebbero rendervi la situazione più facile. Tuttavia non sperate sia così facile utilizzare le chiusure per isolarvi dall'alieno, perché non lo sarà. La mappa inoltre ha un grandissimo pregio, è uno dei pochi momenti in cui il gioco va in pausa e vi permette di riprendere fiato, e credetemi che non è poco.
La parte del leone ovviamente la fa il rilevatore di movimento, che diventerà rapidamente il vostro faro nel buio per capire cosa sta succedendo intorno a voi. Anche perché scordatevi di memorizzare spostamenti e ronde per potervela cavare meglio nel tentativo successivo; salvo alcune sequenze scriptate minori, le posizioni delle minacce sono random, così come i loro percorsi, che si adattano al vostro comportamento e a eventuali rumori ambientali. Alien: Isolation è un gioco che non vi fotterà mai due volte nello stesso modo.
Avrete capito dunque che se amate i giochi difficili, avrete ciò che cercate: un titolo che anche al livello più facile vi prenderà a calci nelle palle e si riposerà dandovi gli schiaffi. Non esiste una modalità "passeggiata nel parco", in cui bene o male si va avanti senza troppi problemi, il grande pregio del gioco, ovvero la sua ricostruzione fedelissima di temi e atmosfere, è anche il suo "difetto" (con tutte le virgolette del caso) ovvero una difficoltà sopra la media.
Questo è bene che lo capiate subito perché, a mio parere, la maggior parte delle persone che comprerà questo gioco non lo finirà, e questa è una possibilità che dovrete tenere bene a mente quando decidere l'acquisto.
Questo lo rende brutto? Assolutamente no, è probabilmente il titolo più fedele alla saga, ed è senza dubbio un titolo appassionante e rispettoso del lavoro di Scott, ma sappiate che metterà a durissima prova i vostri nervi.
La routine di Alien: Isolation è una sorta di compulsivo controllo di tutti gli elementi a vostra di disposizione, un'occhiata intorno a voi, un momento di pausa per capire se quel suono è sospetto, un veloce sguardo al rilevatore di movimento, e si va avanti di qualche passo, o fino al prossimo nascondiglio.
La tortura più grande è senza dubbio quella di vedere spesso in lontananza i nostri obiettivi, sia esso un portellone che può garantirci una temporanea sicurezza o una chiave che apre la prossima porta, e ricordarsi che no, non dovete correre, perché in Alien: Isolation le opzioni non sono correre o combattere, ma andare piano o morire.
Eppure, anche se ammetto di aver passato gran parte del tempo nascosto sotto una scrivania, col battito del cuore leggermente accelerato, cercando di capire cosa fare, come tutti i giochi difficili Alien: Isolation è veramente molto, molto gratificante quando si riesce a sconfiggerlo.
Una cosa di sicuro non riuscirete MAI a sconfiggere: l'alieno, che come più volte ribadito dagli sviluppatori, non può essere ucciso in nessun caso, ma al massimo spaventato di tanto in tanto col fuoco.
E anche se sulla copertina c'è Amanda, è senza dubbio lui il personaggio principale del quale, complici un'architettura creata ad hoc e il fatto che se vi vede siete morti, potrete giusto avere una vaghissima idea mentre sbirciate tremanti da sotto una lettiga, mentre la musica cambia di tono e il vostro respiro si fa più affannato. Ed è perfettamente giusto che sia così.
Dunque amanti di Alien gioite, abbiamo finalmente il titolo che aspettavamo da anni, il problema è che bisogna stare molto attenti a ciò che si desidera, perché lo si potrebbe ottenere.