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Alienation - prova

L'evoluzione ideale di Dead Nation.

In questo momento ci troviamo a Londra e siamo appena usciti dall'evento organizzato da Sony per la presentazione della propria line-up digitale. Il primo titolo a cui abbiamo deciso di dedicarci è Alienation, ultima fatica di Housemarque, team che fino ad ora non ha mai deluso. Dopo averci fatto passare ore incollati alla PlayStation 4 e alla PSVita con Super Stardust HD, dopo averci fatto vivere la tensione di un'apocalisse zombie su scala mondiale con Dead Nation, dopo aver spopolato prima su PS4 e poi su Vita con Resogun, questo solidissimo team torna a mettersi alla prova con un nuovo twin stick shooter multiplayer.

Basta una rapida occhiata per individuare immediatamente il tocco di Housemarque in Alienation. La quantità e la qualità di effetti particellari che invadono lo schermo durante le partite è impressionante, pur non risultando mai eccessiva e dannosa per la qualità dell'esperienza. L'idea di base è quella di partire dal buon lavoro svolto con Dead Nation per creare uno sparatutto multiplayer ipnotico e capace di trasformarsi in una vera e propria droga, grazie all'integrazione di elementi simili a quelli che hanno decretato il successo di Borderlands e Destiny.

Ogni giocatore è libero di creare la propria classe personalizzata partendo dalle tre disponibili e attivando le abilità attive e passive più indicate in base all'approccio scelto. A questo, ovviamente, si affianca la scelta di un'arma adeguata al compito che si vuole svolgere in combattimento.

Il gioco di squadra è fondamentale per superare le situazioni più complicate.

I personaggi possono essere sviluppati in tanti modi differenti, in modo da creare le varianti tradizionali delle classi che siamo abituati a vedere in altri titoli multiplayer con un'impostazione di questo tipo. Combinando le varie opzioni a disposizione, per esempio, si può creare il tank ideale in grado di sopportare una gran quantità di danni lasciando campo libero ai compagni di squadra, nella selvaggia caccia all'alieno.

Rispetto a quanto accadeva in Dead Nation le creature contro coi si combatte in Alienation sono più veloci e spesso in grado di rispondere al fuoco con armi di ogni genere. Durante la nostra partita abbiamo affrontato una missione ambientata in una mappa innevata popolata da alieni di ogni tipo, decisi a farci la pelle con ogni mezzo a disposizione. Nel corso della missione ci siamo imbattuti in una serie di mini-boss in grado di sparare proiettili a ricerca, in massicci alieni dotati di un pericoloso mortaio, e in tante altre creature che alternavano attacchi corpo a corpo con altri approcci offensivi.

Il sistema di controllo ricorda molto da vicino quello di Dead Nation, con il movimento affidato allo stick sinistro e la mia a quello destro, mentre il tasto R2 viene usato per aprire il fuoco. Per favorire gli spostamenti nell'area di gioco questa volta si possono anche scavalcare alcuni ostacoli, lasciando spazio a nuove strategie di combattimento. Con il tasto L1 si usa un pratico scatto associato a un indicatore della stamina, con R3 si ricarica l'arma, con L2 si usa uno degli strumenti equipaggiati (nel nostro caso si trattava di una granata che poteva esser fatta detonare a comando) e con R1 si sferra un utile attacco corpo a corpo.

Per sopravvivere al gran numero di nemici bisogna gestire con attenzione la ricarica dell'arma, l'attacco in mischia e lo scatto.

Nonostante le somiglianze con Dead Nation bastano pochi istanti per rendersi immediatamente conto di quanto Alienation sia diverso dal suo predecessore. La minor pesantezza dei movimenti, i tempi di ricarica gestiti diversamente e la libertà di poter sparare senza dover necessariamente puntare all'headshot modificano in modo evidente l'esperienza, rendendola fresca a coinvolgente. Tutto è molto intuitivo, e dopo pochi passi ci siamo immediatamente trovati a nostro agio, pronti a spaccare qualche testa aliena. Girovagando per la mappa si trovano casse contenenti oggetti più o meno rari, e dei drop chiamati Core, che servono per modificare le armi.

Se ricordate bene, la crescita e il potenziamento dei personaggi era uno dei punti deboli di Dead Nation. Troppo lineare e poco ispirato, il sistema di progressione del vecchio twin stick shooter in salsa zombie aveva davvero poco da dire, dettaglio che non è sfuggito agli sviluppatori. In Alienation l'evoluzione dei personaggi sarà affidata all'attivazione di skill e abilità attive e passive, oltre che ai già citati Core.

I Core, in sostanza, permetteranno di attribuire alle armi bonus e capacità specifici che aiuteranno a rendere i giocatori ancor più efficienti nei rispettivi ruoli. Nella build da noi provata, per esempio, aggiungendo un Core appena raccolto allo shotgun del nostro tank abbiamo ottenuto una nuova abilità che attivava automaticamente un utile scudo quando venivamo circondati dai nemici.

L'aspetto grafico è ricco ed estremamente pulito, come da tradizione dello studio Housemarque.

Tutto questo si affianca a un gameplay già adesso molto divertente, soprattutto in multiplayer. Il gioco supporterà il drop in e il drop out libero fino al raggiungimento di un massimo di 4 giocatori in contemporanea, permettendo di fatto di imbastire partite con gli amici senza alcuna difficoltà. Il fatto che le abilità possano essere sempre ridistribuite liberamente, inoltre, permette anche di creare il party perfetto a seconda delle esigenze e di chi si unirà al gruppo.

Se il team di Housemarque riuscirà a creare un end game all'altezza, c'è il serio rischio che Alienation si trasformi in una vero e proprio cult. Non vediamo l'ora di mettere le mani sulla versione finale del gioco!

Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.
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