Alla Milan Games Week il retrogaming attrae adulti e bambini - articolo
Il fascino di scoprire le macchine che hanno reso il medium quello che è oggi.
La Milan Games Week 2018 è stata una manifestazione davvero imponente. Con ben tre padiglioni enormi dedicati (uno in più dell'anno scorso), uno dei quali riservato agli eSports, il pubblico ha potuto provare i migliori prodotti videoludici già sul mercato ed in arrivo a breve. Grande spazio è stato dato anche agli indie italiani, con un ampio stand che contava un numero di espositori maggiore rispetto all'edizione passata. Uno stand che però ha riscontrato grande interesse tra gli avventori è stato quello del retrogame.
Proprio alle spalle dello stand indie, nel padiglione 8, vi era uno stand che contava circa una trentina di postazioni con le più iconiche retroconsole e computer che hanno fatto la storia del gaming tra gli anni '70 e 2000. Dall'Atari 7800 alla PlayStation 2, passando per le varie macchine di ogni epoca videoludica, anche quelle che non hanno ottenuto notorietà e successo. Tutte rigorosamente collegate a monitor a tubo catodico. Perché gli appassionati di retrogaming lo sanno, le console con segnale video composito non vanno collegate agli schermi LCD. E non per una questione vintage, ma proprio per una questione tecnica di resa grafica, di colori e di input lag.
Il retrogaming è un fenomeno che è nato all'incirca alla fine degli anni '90 e negli ultimi vent'anni è andato sempre più crescendo. Non solo è diventato un fenomeno culturale e una moda, ma ha aperto la strada agli indie e alla rinascita di generi ormai considerati quasi dimenticati all'inizio del nuovo millennio, come i platform a scorrimento, gli SHUMP, o i giochi in pixel-art. In fondo, se negli ultimi anni abbiamo avuto perle come Rogue Legacy, Owlboy, Limbo e Ori, è un po' merito del retrogaming.
Sono cresciuto negli anni'80 e la prima console che ricevetti in regalo dai miei genitori fu il Nintendo NES. In seguito passai al Mega Drive all'inizio degli anni '90, mangiandomi le mani quando poi due anni dopo Nintendo commercializzò il SNES. Erano tempi diversi quelli. Oggi molti bambini e ragazzi hanno più piattaforme con cui giocare a casa, diverse console, magari anche un PC gaming e senza dubbio uno smartphone. Quando eravamo piccoli noi dovevi scegliere una sola console, o un computer come il C64 o l'Amstrad. Tutto costava di più ed i giochi, disponibili solo in formato fisico, erano molto cari e non venivano scontati due mesi dopo l'uscita. Non era insomma come oggi, dove con pochi euro puoi acquistare giochi digitali su Steam, PSN, Marketplace o App Store. Per non parlare dei bundle, dei free-to-play o i giochi gratuiti del Plus. Non c'era niente di tutto questo.
Di conseguenza, una volta scelta una console, quelle concorrenti le potevi solo giocare dagli amici, desiderare guardandole in vetrina nei negozi, e sognarle la notte. Alcune non si sono nemmeno mai viste in giro. Penso al Turbografx16, al PC-Engine o all'Atari Jaguar. Console poco fortunate, soprattutto in occidente, che spesso sono scomparse dai negozi ancor prima di arrivare nelle case. Ecco, il retrogame permette questa cosa fantastica: poter recuperare i giochi che da piccolo non avevi mai potuto giocare per le ragioni succitate. Sì, perché in quell'epoca le esclusive non erano solo un trampolino di lancio per le vendite, ma erano la norma. Ogni console, computer o piattaforma aveva i suoi giochi differenti. I giochi multipiattaforma c'erano certo, ma non erano la quasi totalità come accade adesso.
Sono questi, a mio avviso, i motivi che hanno fatto nascere il retrogaming. Il fatto che il fenomeno sia in crescita viene invece dal fatto che con il passare del tempo le nuove generazioni di giovani hanno voglia di scoprire com'era il gaming prima della loro nascita. L'avvicendamento naturale ora avviene dai ragazzi degli anni '80, ora genitori, che mettono i loro figli piccoli davanti alle console con cui sono cresciuti, con quei giochi semplici, colorati e pixellati, ma così difficili e divertenti. E sapete cosa? I bambini di oggi si divertono tanto, forse anche più che con Fortnite e CoD. Ormai il retrogaming è diventato più di questo. È un fenomeno culturale e di massa. Fa cool. Se hai 15 anni e a casa hai un NES originale o un Nintendo 64 fai tendenza. E il successo delle mini retro-console come NES e SNES mini (e tra poco arriva anche PS Mini!) ne sono una prova.
E allora non ci ha sorpreso per niente vedere che lo stand del retrogame alla Milan Games Week brulicasse di avventori di tutte le età. Dagli ultra quarantenni che sono nati insieme a Pong, ai ventenni cresciuti con PS2 e Xbox, fino ai bimbi più piccoli, che sembravano divertirsi da matti giocando a Teenage Mutant Ninja Turtles su Mega Drive, al primo DOOM su Atari Jaguar, o ai picchiaduro per NEO-GEO. A ogni ora del giorno, sin dalla mattina all'apertura dei portoni, tutte le postazioni erano occupate, e si creava spesso una buona fila per provare quelle scatolette che trent'anni fa sembravano così potenti.
La cosa più bella era vedere i sorrisi stampati sulle labbra mentre si provavano quei giochi che nel migliore dei casi avevano vent'anni di età. Chi per nostalgia, chi per stupore, chi per divertimento, sembrava divertirsi da matti in quello stand. Tutto il contrario di ciò che spesso si vede quando si provano giochi moderni. Sì, graficamente da sbavo, ma ti trovi spesso a scorgere musi lunghi ed espressioni annoiate quando vedi i ragazzi provare molti free roaming open-world o simulatori di guida super realistici.
La verità è che i giochi vecchi erano forse più divertenti di quelli moderni. Certamente, molto più semplici, per niente realistici e più corti, del resto spesso si potevano finire in poche ore e non c'era necessità di salvare la partita. Però forse lasciavano più spazio alla fantasia, cosa che nel gaming moderno sta venendo a mancare un po' troppo. Del resto il gioco in sé non è un legame a doppio filo con immaginazione e fantasia? Nintendo è forse l'unica che sta cercando di tornare alle origini di quella magia, e Nintendo Labo ne è la più lampante testimonianza. Non stupisce quindi se quelle scatolette di cartone stiano avendo tutto questo successo.
Alla Games Week 2018 lo stand del retrogame ha avuto un bel successo, e ne siamo rimasti entusiasti. Ci piacerebbe però che già dalla prossima edizione lo stand venisse ampliato con più postazioni e tutte o quasi le retro-console, non solo le più iconiche. E ci piacerebbe anche trovare, piuttosto che una piccola vetrinetta con solo qualche bel pezzo di una collezione privata, un ricco mercatino dell'usato che permetta a tutti di scoprire, desiderare e recuperare queste affascinanti macchine che in passato ci hanno regalato tante soddisfazioni.