Alpha Protocol
Un copione da scrivere…
Nello strano mondo dei videogiochi moderni, spesso le cose non sono come sembrano. Alpha Protocol, per esempio, ha l’aspetto di uno sparatutto ma non lo è, dato che nasconde una serie di abilità strutturate sul modello del più classico dei GdR. È molto più incentrato sulle statistiche dei personaggi rispetto alla loro effettiva potenza di fuoco, con le scene d’intermezzo interattive che rappresentano una parte sostanziale dell’azione.
Questo approccio ha tutta una serie di implicazioni. Se svuotiamo un caricatore di una pistola contro la testa di un nemico, i danni saranno determinati dai numeri del nostro personaggio rispetto alla precisione nella mira o alla potenza della pistola. Di conseguenza, negli scontri a fuoco non causeremo danni considerevoli se il nostro fucile a pompa non avrà delle statistiche di un certo livello. Stessa cosa se proviamo a usare un mitra dalla distanza senza aver sviluppato il corrispettivo livello di abilità: non riusciremmo a colpire niente, nemmeno se mirassimo perfettamente.
Discorso analogo per gli attacchi corpo a corpo: misurarsi a mani nude con un nemico senza aver sviluppato tale caratteristica non provocherà alcun risultato. In egual misura, i mini-giochi utili ad “hackerare” un sistema di sicurezza risulteranno incredibilmente difficili se non possediamo un punteggio alto nella statistica riguardante l’arte del sabotaggio.
Il lato sparatutto di Alpha Protocol è rappresentato piuttosto dal fatto che vestiamo i panni di un uomo che con le armi dovrà cercare di risolvere un problema politico. A differenza di uno shooter, però, la nostra barra della salute non si ricarica aspettando qualche secondo e la crescita delle varie caratteristiche è legata a una nostra scelta strategica.
Inoltre dobbiamo gestire il nostro inventario, trascorrere ore nei menu per personalizzare l’equipaggiamento e leggere email o dossier che ci spiegano meglio tutto quello che si sta muovendo a livello politico, tra cospirazioni e tradimenti. Passeremo del tempo a parlare, creando alleanze, amicizie con i vari personaggi coinvolti nella storia, scegliendo tra una serie di risposte da dare all’interno delle varie conversazioni.
Alpha Protocol è un titolo difficilmente inquadrabile e necessita di un approccio differente dei nostri istinti da sparatutto in terza persona. È un gioco che ha bisogno di essere compreso a livello di meccanica, perché magari potrebbe sembrarvi strano sparare ai nemici senza che essi subiscano alcun danno… ma dopo un paio di ore di ambientamento, tutto comincia ad avere un senso.
La storia ruota attorno alla figura di Michael Thorton, una spia del governo americano di cui lo stesso governo statunitense nega l’esistenza.
Possiamo modificare il suo aspetto ma, come il Comandante Shepard di Mass Effect, Thorton ha già una sua personalità. La nostra influenza agirà naturalmente più sulle sue abilità e sul suo modo di rispondere durante i dialoghi.
Tra una missione e l’altra ci ritroveremo anche a confrontarci con i nostri superiori. Durante queste sequenze interattive si può scegliere uno tra i tre tipi di risposta da dare: tenere un certo tono rispetto a un altro può fornirci infatti dei benefici nelle missioni successive. Ma può succedere anche il contrario…
Si può rispondere con modi garbati, in maniera aggressiva oppure distaccatamente; i personaggi femminili di solito saranno più inclini a conversare con un approccio educato, mentre con i politici è sempre meglio essere più diplomatici.