Alpha Protocol
Un agente con troppi problemi.
Qualche settimana fa ero seduto davanti al PC per scrivere l'hands-on di Alpha Protocol. Dopo aver giocato al titolo Obsidian per qualche ora, ero rimasto affascinato dal sistema di gestione dei dialoghi e dal fatto che, apparentemente, ogni azione potesse davvero avere conseguenze evidenti sul resto della trama.
Oggi sono qui ancora una volta per completare ciò che avevo iniziato, e per parlarvi della più classica delle opportunità sprecate. Sulla carta, infatti, Alpha Protocol, è un progetto fantastico, caratterizzato da una serie di idee eccitanti e da meccaniche di gioco che farebbero la gioia di ogni appassionato di GDR e dello spionaggio in stile Bourne e 007.
Andando a fare i conti con la realtà dei fatti, invece, il risultato finale è decisamente al di sotto delle aspettative, al punto tale che l'ultima fatica dei ragazzi di Obsidian Entertainment non va oltre l'essere un titolo sufficiente.
Considerando che speravamo di trovarci fra le mani una perla irrinunciabile, potete capire anche voi quanto ciò possa essere deludente. Questo comunque, non vuol dire che Alpha Protocol sia un brutto gioco, ma che semplicemente è al di sotto delle aspettative scaturite dal codice preview.
Se non avete letto l'hands-on di qualche settimana fa, sappiate che acquistando Alpha Protocol vi troverete fra le mani un interessante mix fra un gioco d'azione e il più classico dei GDR occidentali, dove si vestono i panni di un agente speciale affiliato a un'agenzia top secret.
Dopo aver creato il proprio alter-ego digitale affidandosi a un editor non eccessivamente complesso (le opzioni legate all'aspetto fisico di Michael sono davvero ridotte), si può spendere diverso tempo a deciderne le abilità e i punti di forza, selezionando la classe e distribuendo i punti sviluppo in base al modo in cui ci si vuole avvicinare alle varie missioni.
Il vero problema è che, a causa di una vasta gamma di problemi tecnici che analizzeremo tra poco, l'intera esperienza di Alpha Protocol si rivela essere profondamente basata sugli scontri a fuoco e su dinamiche stealth spesso macchinose.
Dopo qualche missione si ha la netta impressione di trovarsi fra le mani un prodotto dotato di un carattere straordinario, ma che a causa di una realizzazione tecnica scadente non riesce mai a mostrare il meglio di sé.
Se tutto funzionasse a dovere, infatti, Alpha Protocol sarebbe il paradiso per ogni appassionato di spionaggio, che per la prima volta si troverebbe a vestire i panni del classico agente “incastrato”, impegnato a lottare contro tutto e tutti pur di trovare il responsabile dei suoi problemi e, ovviamente, di assicurarsi che riceva la giusta punizione.
Per far questo è necessario interfacciarsi con un gran numero di personaggi, ognuno caratterizzato dal proprio modo di pensare e dalle proprie idee. Il modo migliore per cercare di raggiungere la verità è di capire come relazionarsi con ognuna delle pedine coinvolte nel gioco delle parti, scegliendo di volta in volta come comportarsi durante i numerosi dialoghi che Michael Thorton si troverà ad affrontare.
Proprio la gestione dei dialoghi (e delle conseguenze a essi associate) è la parte migliore di Alpha Protocol, visto che le lunghe chiacchierate fra i vari personaggi non devono mai essere subite passivamente.