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Amnesia: Collection - recensione

Tutto l'orrore della saga di Frictional Games, in un'unica collezione.

C'è un momento ben preciso in cui ci si pente di aver sopravvalutato il proprio coraggio, di aver avuto la presunzione di sfidare gli orrori concepiti da Frictional Games, di essersi ritenuti pronti e sufficientemente equipaggiati solo perché, in passato, si è sopravvissuti con successo al completamento di una manciata di Resident Evil e Silent Hill. È un istante lunghissimo, quasi infinito, in cui si ha tutto il tempo per maledirsi, imprecare, esprimere il sincero e genuino desiderio di vedere la propria mamma.

Di solito, la sensazione sopraggiunge non appena ci si ritrova nel salone del lugubre Castello di Brannenburg, teatro della lisergica epopea di Daniel, ma i più temerari, temprati da anni di survival horror e film di George A. Romero, potrebbero spingersi sino all'apparizione della prima creatura che si frapporrà tra il protagonista dell'avventura e "l'esile vecchio di nome Alexander" che, per motivi assolutamente ignoti, va stanato e prontamente assassinato.

Amnesia, lo dice il titolo stesso, è una saga che propone un trittico di protagonisti senza memoria, incastrati, loro malgrado, in una vicenda più grande di loro che, coinvolgendo forze sovrannaturali, vi contrapporrà a presenze oscure fondamentalmente immortali, inscalfibili da qualsiasi oggetto possiate reperire e raccogliere in giro per le ambientazioni.

La formula di base, le meccaniche che alimentano il gameplay di tutti i capitoli raccolti in questa collection, sono le stesse, già a loro volta in buona parte ereditate da Penumbra, saga d'esordio di Frictional Games, minuscolo team di sviluppo con base operativa in Svezia.

Purtroppo, per passare da un capitolo all'altro della collection bisogna forzatamente riavviare il software. Un passaggio piuttosto fastidioso, che dilata ulteriormente i tempi morti passati davanti ad una schermata di caricamento.

The Dark Descend, primo episodio della serie, originariamente pubblicato nel 2010 su PC, indica la strada maestra, il sentiero che fungerà da base per le successive puntate del brand. L'indifeso Daniel deve esplorare un gigantesco castello, equipaggiato solo della determinazione nel portare a termine una missione di cui nemmeno ricorda gli obiettivi da completare. La narrazione si affida a note e minuscoli flashback per chiarire, solo parzialmente, la situazione. In ballo c'è un manufatto antico, forse una maledizione e un certo Alexander, il cui ruolo nella faccenda è tutto da scoprire.

Il gameplay si affida quasi completamente alla risoluzione degli enigmi. Raccogliendo oggetti, interagendo con l'ambientazione, si scoprono passaggi segreti, ci si fa strada tra le sale del gigantesco maniero infestato da strane e violente creature. Queste non possono essere uccise in alcun modo. Si possono solo seminare, quando si metteranno sulle tracce di Daniel, al massimo eludere nascondendosi in qualche anfratto buio.

Già, l'oscurità, principale nemico contro cui dovrà combattere il protagonista. Alla stregua di Eternal Darkness, vera fonte d'ispirazione per Amnesia, essere testimoni di eventi paranormali o restare per troppo tempo avvolti dalle tenebre, causerà un lento e progressivo peggioramento della propria salute mentale. I primi sintomi, che segnaleranno la lenta discesa vero la follia, renderanno la visuale vagamente sfocata, mentre diversi filtri aggiungeranno all'immagine strane ombre e colori.

La situazione diventerà pericolosa non appena il sistema di controllo si farà tutt'altro che reattivo e il povero avatar inizierà a compiere movimenti completamente indipendenti e contrastanti rispetto ai comandi impartiti dall'utente. L'ultimo stadio, vedrà Daniel emettere gemiti e urla di terrore, tutte cose che non faranno altro che attirare l'attenzione delle creature nelle vicinanze, causando, per forza di cose, un prematuro e inevitabile game over.

La caratteristica più interessante di Justine, e alla lunga frustrante, riguarda il game over. Se si muore, infatti, dovrete forzatamente iniziare l'avventura da capo.

Da qui la paura, l'ansia, la tensione, acutizzate all'inverosimile da un comparto sonoro che abbonda di effetti inquietanti, spaventosi, sinistri. Lampada ad olio e acciarini aiutano a farsi largo nell'oscurità, ma si tratta di beni che si consumano con tremenda velocità, rendendone l'utilizzo ancor più stressante del procedere a tentoni nel buio più totale.

The Dark Descend si prende gioco dell'utente persino nello sconsigliargli di osservare troppo a lungo le creature che pur deve evitare a tutti i costi, pena la più facile individuazione del nostro, causando un cortocircuito paradossale, per non dire tragicomico, in cui ci si impedisce di tenere sott'occhio il pericolo, per quanto monitorare gli spostamenti dei nemici stessi, sia l'unico modo che avrete per evitare di finire tra le loro grinfie.

La scarsità di risorse, l'imbattibilità degli avversari che fronteggerete, l'urgenza di reperire fonti di luce per impedire alla sanità mentale di prosciugarsi del tutto, sono tutte meccaniche che rendono The Dark Descent un grandissimo titolo horror, uno dei più spaventosi mai pubblicati sino ad ora. Per quanto non manchino sezioni più marcatamente action, tutte legate alle fasi in cui dovrete darvela a gambe per non essere catturati dai mostri, il gioco, per feeling e ritmo, è più vicino di quanto si possa immaginare alle avventure grafiche.

Ciò non è dovuto tanto alla presenza di un menù in cui combinare gli oggetti, né alla semplice risoluzione degli enigmi, quanto alla necessità di esplorare meticolosamente ogni ambientazione, sia a caccia di nuovi indizi che chiarifichino la situazione, sia per trovare l'olio con cui alimentare la lanterna.

L'arretratezza del motore grafico si nota facilmente in texture non proprio definite e in modelli poligonali tuttaltro che al passo con i tempi, ma ciò non scalfisce minimamente l'atmosfera.

Justine, secondo capitolo incluso in Amnesia: Collection, nonché vero e proprio DLC di The Dark Descend, ripropone le stesse meccaniche, adattandole in un'avventura estremamente più compressa, si completa nel giro di un'oretta al massimo, ma non per questo meno affascinante. Nei panni di una donna, ovviamente priva di memoria, sarete messi alla prova in un gioco sadico e cinico che ricorda da vicino un qualsiasi episodio della saga cinematografica di Saw.

Tra mostruosità che non perderanno occasione per attaccarvi, sarete messi alla prova nella risoluzione di particolari enigmi che coinvolgeranno altri prigionieri di questo oscuro dungeon. Le scelte che prenderete influenzeranno le sorti dei malcapitati, introducendo tematiche e sotto trame assolutamente d'impatto e ben sviluppate.

A Machine for Pigs è certamente il gioco più controverso del pacchetto. Sviluppato da The Chinese Room, gli stessi di Everybody's Gone to the Rapture, sotto lo stretto controllo di Frictional Games, l'ultimo capitolo del brand sacrifica il gameplay sull'altare della narrazione, restituendoci, a tutti gli effetti, un'avventura grafica inquietante e disorientante, piuttosto che un survival horror in cui bisogna combattere per la propria sopravvivenza. La sostituzione della lanterna in cui puntualmente versare altro olio, con una lampada che può restare accesa fin quando lo si desidera, è il discriminante, il segno più evidente di questo cambiamento di registro.

Ne viene fuori un'esperienza più guidata, meno coinvolgente, certamente raffinata sotto il profilo puramente narrativo dove, per tematiche trattate, si tocca il punto più alto dell'intera serie. Va da sé che, capito il meccanismo, l'ansia e il terrore di incappare in qualche creatura demoniaca scemi, ma anche A Machine for Pigs è capace di creare la giusta apprensione e di instillare il seme della follia nell'utente.

Mentre i primi due capitoli della saga sono ambientati negli Anni '30 dell'Ottocento, A Machine for Pigs si avvia a pochi anni dall'inizio del Novecento. Questo spiega la sostituzione di torce e candele con lampade e lampadari.

Amnesia: Collection è un titolo semplicemente imperdibile per gli amanti delle emozioni forti e dei giochi dalle tinte horror. Si tratta certamente di una raccolta di titoli piuttosto datati, che in alcun modo hanno ricevuto un upgrade sia in termini contenutistici che dal punto di vista estetico, ma che hanno certamente sconfitto il passare del tempo.

Oggi come ieri, Amnesia è una saga assolutamente spaventosa, inquietante, carica di tensione e pathos, che nulla ha da invidiare a concorrenti ben più recenti e graficamente impattanti. Un acquisto praticamente obbligato per chi è cresciuto a pane e survival horror e non ha mai avuto il piacere di giocare ai vari capitoli su PC.

8 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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