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Amnesia: The Dark Descent

Il terrore si nasconde nella penombra.

La paura è una di quelle emozioni in grado di scatenare risposte contrastanti: c'è chi la brama come dolce compagna, alla ricerca di quell'adrenalina che ci fa sentire ancora vivi, e chi invece la rifugge timoroso, nascondendosi dietro la propria ombra e desiderando unicamente di preservare capelli e coronarie.

Ecco, se fate parte di questa seconda categoria, state lontani da Amnesia: The Dark Descent, uno dei titoli indipendenti più belli che mi sia capitato di giocare in questo scorcio di fine estate, ma allo stesso tempo un gioco foriero di quel terrore in grado di rimanere impresso a lungo nei vostri incubi.

D'altronde sono gli stessi sviluppatori a mettere bene in chiaro le carte, consigliando ancora prima di giungere al menù iniziale di posizionarsi in una stanza poco illuminata e utilizzare un paio di cuffie: l'immersione che ne seguirà vi farà quasi credere di essere fisicamente nel castello di Brennenburg che fa da sfondo alle vicende raccontate e il terrore che attanaglia il protagonista sarà presto il vostro.

Attore principale di Amnesia è Daniel, un ragazzo le cui origini e le cui motivazioni ci sono inizialmente sconosciute, il quale si risveglia nell'oscuro maniero circondato da uno strano liquido che non è difficile identificare come sangue, ma che solo nel proseguo vi potrà far intuire la sua vera natura; se già questa vi può sembrare una situazione non esattamente piacevole, il fatto che il poveretto sia completamente dimentico della sua identità non farà altro che aumentare la tensione dei primi istanti di gioco, portando fin dall'inizio i nervi su livelli di guardia.

Il gameplay di Amnesia: The Dark Descent.

Tutto d'altronde è costruito alla perfezione per creare un senso di angoscia e claustrofobia, partendo dall'onnipresente oscurità, spezzabile unicamente utilizzando l'olio e le lampade che troverete nelle vostre esplorazioni, fino ad arrivare alla visuale in prima persona, così che il giocatore possa vedere unicamente con gli occhi del protagonista.

Non è però solo la particolare visuale a distaccare Amnesia dalla famiglia delle avventure grafiche a cui il gioco aspira ad appartenere: all'interno di un gameplay classico, infarcito qua e là di vari enigmi, si trovano infatti diverse influenze derivanti dagli FPS o dai survival horror. Il risultato di questo poutporri è però qualcosa in più della somma delle parti, risultando davvero azzeccato nei suoi intenti e probabilmente il mix perfetto per accelerare oltre misura i vostri battiti.

Interessante ad esempio è il meccanismo per determinare la vostra sanità mentale, uno dei due parametri oltre alla salute fisica in grado di determinare il gameover: un indicatore "grafico" vi informerà mano a mano che proseguirete nell'esplorazione del maniero se il vostro cervello è ancora in grado di interagire correttamente con la realtà che vi circonda o se invece avrete già passato il limite. Le ricadute non saranno però unicamente "teoriche" ma la grafica stessa si deformerà al procedere nel vostro cammino nella pazzia, dando vita ad alcuni effetti davvero angoscianti.

Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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