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Animali fantastici 2: i crimini di Grindelwald - recensione

“It's a Kind of Magic”.

Cosa si fa quando una cosa riesce bene la prima volta? La si rifà. E ancora e ancora. Del resto si doveva pur continuare ad alimentare gli orfani di Harry Potter, proseguendo nello sfruttamento di quel mondo creato dalla geniale J. K. Rowling, rivelatasi, con rispetto parlando, una vera gallina dalle uova d'ora.

E quindi ecco tornare gli Animali fantastici, film di ottimo successo di due anni fa, che era stato tratto da un testo scritto da Rowling nel 2001/02, si afferma "per beneficienza".

Libro che era stato attribuito al protagonista del film, Newt Scamander, diventando testo di studio per gli aspiranti maghi di Hogwarts. Questo aveva consentito a tutti, scrittrice e sceneggiatrice compresa, una maggiore libertà nella trasposizione.

Torna quindi Newt Scamander, il giovane mago dall'aria imbarazzata e insicura, con lo sguardo sfuggente sotto al ciuffo scompigliato di capelli rossicci, in realtà potentissimo e ben deciso a fare la cosa giusta. Che non è quella che gli vorrebbero imporre gli antipatici vertici del suo Congresso Magico.

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Naturalmente è sempre fornito della sua magicissima valigia, portale per magici passaggi, rifugio per i suoi magici animali. E con lui si ripresentano molti dei personaggi che lo avevano circondato nel precedente capitolo: Jacob, il simpatico pasticcere "babbano" (in questa serie si dice Nomag), sempre teneramente innamorato della deliziosa maga Queenie, una biondina svampita, sorella della ben più inquadrata Tina, della quale è innamorato Newt, senza però mai trovare il coraggio di dichiararsi.

E non possono non tornare anche i cattivi, il tormentato Credence su tutti, povero orfano traumatizzato, strumentalizzabile da chi sappia premere i tasti giusti scatenando il suo Obscurus, e ovviamente come anticipato nei titoli di coda dell'altro film, si dispiega in tutta la sua malvagità l'oscuro Gellert Grindelwald, lo stregone albino, il reietto per tanti motivi che non conosciamo ancora, e che forse ne ha ben donde perché è stato imprigionato e trattato in modo abominevole dai capi del Congresso.

In questo ruolo Johnny Depp (andrebbe visto/sentito in originale) non gigioneggia affatto ma offre un'ottima performance, degna di un personaggio "serio", quasi un Magneto di un mondo parallelo di "diversi". Fa il suo ingresso nella saga Jude Law, che è Albus Silente da giovane, grondando carisma da ogni azzurra occhiata, e ci fa capire come Silente di scheletri negli armadi ne abbia e non pochi.

Newt e l'amata Tina, coppia emotivamente imbranata.

Gli animali fantastici ci sono ma molto meno che nel primo film (ritorna almeno l'adorabile Snaso cleptomane, che avrà un ruolo decisivo nello svolgimento della storia) ed è un peccato, perché erano davvero uno dei punti di forza della storia. Che questa volta è più cupa, centrata su arrovellate questioni genealogiche, così arrovellate da far nascere accese discussioni all'uscita di sala (chi è figlio di chi, ma chi era allora il padre, ma chi è morto per davvero e se è morto come ha fatto a... e così via).

Ci sono patti di sangue oscuri che risalgono a un passato di cui sono chiamate a pagare il conto le generazioni successive. Della cupezza sarà probabilmente ritenuto responsabile il regista David Yates, alla sua sesta collaborazione con la Rowling, già detestato dagli adoratori di Potter per il suo trattamento degli ultimi capitoli di quella saga. Ma la responsabilità del taglio più drammatico e aggrovigliato va ascritta all'autrice/sceneggiatrice.

Piuttosto Yates ci sembra responsabile della scarsa chiarezza di alcuni passaggi narrativi, perché va bene essere criptici ma i fondamentali vanno comunicati o almeno fatti intuire. Questo non sempre accade e, visto che non eravamo andati a vedere Memento, non si può pensare che il film per essere apprezzato necessiti di una seconda visione.

Grindelwald e la sua perfida assistente.

Contro il parere dei suoi Capi (che detesta cordialmente), Newt viene reclutato dal suo maestro Albus Silente e si reca a Parigi, dove si è insediato Grindelwald che, dopo una spettacolare evasione (sequenza vertiginosa) sta tramando per creare un'alleanza fra tutti i maghi purosangue, libera dalle pastoie imposte dal Congresso, libera di far piazza pulita degli inutili non-maghi umani.

Saranno avventure a colpi di bacchetta magica a profusione, confermando che Newt, come si vedrà in una scena riguardante la sua adolescenza, ha avuto ciò che in fondo desiderava. Il suo incubo infatti era incarnato in un "molliccio" a forma di scrivania e accessori, insomma tutto ma mai un lavoro d'ufficio.

Forse questa volta il film, preparatorio a futuri sviluppi, piacerà più ai grandi che ai piccini, che potrebbero necessitare di aiutini da parete degli adulti per capire tutto. Lo apprezzeranno di più gli appassionati di Harry Potter che si districheranno meglio fra i rami degli alberi genealogici di famiglie che avevano incontrato nei romanzi della Rowling.

Un superbo Albus Silente, in tutta la sua arroganza.

Resta la sensazione, rispetto al primo film in cui spirava un'aria meno opprimente, di un'eccessiva voglia di dramma, mentre in queste grandi favolone dei nostri giorni un po' di leggerezza in più non guasta mai. Eppure anche questo secondo episodio è apprezzabile per il susseguirsi dei colpi di scena, arricchito da tutte le meravigliose trovate visive, spiritose e surreali, che sono caratteristica di queste saghe. Alcuni degli animali che ancora compaiono sono bellissimi, vedi il leone dragone cinese, lo Zowou, il serpente di mare fatto di alghe, il Kelpie verde, e ancora una volta l'adorabile Asticello, ingegnoso e attento al benessere del suo caro Newt.

Ogni cosa è al massimo livello: effetti, trucco e parrucco, scenografia, fotografia, musiche, tutto èfinalizzato al grande intrattenimento abituale di questi prodotti. Newt Scamander, qui quasi in secondo piano rispetto al nucleo tempestoso dei drammatici eventi, resta per noi uno dei personaggi più riusciti della Rowling, ragazzo rispettoso ma di carattere, con le idee ben chiare, capace di trovare qualcosa da apprezzare anche nei mostri più mostruosi, e in questo modo riamato e rispettato da essi. In tempi di odiatori e sobillatori, non è mica male.