Another Code R: Viaggio al confine della memoria
Alla ricerca del tempo perduto.
Chiaramente, gli enigmi ne faranno un uso abbondante: che si tratti di scovare oggetti utili in una stanza, di sbirciare da una finestra o persino di miscelare tra di loro diverse sostanze in una provetta, ciascuna operazione sarà ampiamente intuitiva e di semplice esecuzione. Il livello di difficoltà degli enigmi si accrescerà procedendo di capitolo in capitolo, ma nulla che possa seriamente impensierire i veterani del genere.
La varietà di situazioni parlando di gameplay è comunque garantita da alcuni piccoli tocchi di classe, quali l'implementazione del DAS (già utilizzato nell'episodio su DS), che sotto forma del nuovo DSi consentirà ad Ashley di risolvere alcuni rompicapo decisamente interessanti. Occhio di riguardo anche per la piattaforma ospitante grazie all'uso del TAS, sorta di telecomando ispirato al Wiimote che ci offrirà la possibilità di accedere a luoghi e stanze precedentemente inaccessibili.
Pur se non particolarmente profondi, gli enigmi riescono tuttavia a divertire e a coinvolgere, e non possiamo che rammaricarci dell'esiguo spazio riservato loro rispetto alla reiterazione dei futili dialoghi citati prima. La sensazione iniziale, divenuta poi certezza nelle fasi centrali del gioco, è che lo scopo primario del team sia stato quello di costruire un romanzo interattivo, una sorta di opera ibrida che ha più a che fare con la scrittura di un giovane esordiente che non con un videogame ideato da veterani del settore.
Anche il comparto tecnico ci pone dinnanzi a sentimenti ambivalenti. Da una parte ci troviamo ad ammirare una grafica pennellata ad arte, con un retrogusto di acquerello che ben si presta a rappresentare tanto le location quanto i protagonisti. Molto belli i paesaggi e pregevole la cura per i dettagli, nonché l'uso di sfumature nel colore. Degna di plauso la regia, che ci illustra dialoghi, scene d'intermezzo e alcuni enigmi suddividendo lo schermo in più parti offrendoci una visione d'insieme sicuramente riuscita. Dall'altra però non possiamo che evidenziare la scarsa interazione con tutto ciò che ci circonda.
L'esplorazione degli ambienti esterni avverrà tramite movimenti a scorrimento laterale: in soldoni, Ashley si muoverà per lo più procedendo a destra o a sinistra dello schermo, mentre all'interno degli edifici si troverà al centro della stanza e solo grazie al puntatore avremo modo di trafficare con gli oggetti che ci servono. Straniante infine la pantomima con cui la ragazza "finge" di adoperare gli oggetti selezionati.... Capite ben quanto estranea possa risultare una soluzione del genere, soprattutto tenendo conto della libertà di movimento avuta in Two Memories, in cui si aveva la facoltà di manovrare Ashley a 360°.
Il comparto sonoro assolve efficamente il proprio ruolo all'interno del gioco, proponendo un catalogo di motivi (quasi) sempre pertinenti alla situazione vissuta sullo schermo. Rimane il dubbio sul perché non sia stato implementato il parlato, feature non proprio fondamentale ma che in questo caso avrebbe di gran lunga giovato agli interminabili scambi di battute tra i personaggi.
Avviandoci alla conclusione, sento nonostante tutto di poter affermare che Another Code sia meritevole della sufficienza (benché conquistata con una certa fatica). Siamo più nei pressi dell'avventura testuale che non nel campo dei "punta e clicca", ma riesce ugualmente ad intrattenere quei giocatori in cerca di un'evasione spensierata tra un rompicapo e l'altro. Non mancano nemmeno spunti vagamente originali, ma per il prossimo lavoro ci attendiamo una performance decisamente più fresca e innovativa: Cing del resto ha tutte le carte in regola per regalarci ben altre emozioni.