Another Sight- recensione
Storia di una ragazza e del gatto che le insegnò a vedere.
Il corpo umano è una macchina perfetta, con potenzialità certe volte inspiegabili anche alla stessa scienza come la velocità di calcolo del cervello, la forza pompata dai muscoli e le "zone grigie" del subconscio e dell'istinto. L'Uomo è una creatura affascinante ma vive anche un labile equilibrio: quante volte ci siamo chiesti come faremmo a vivere, ad esempio, senza uno dei nostri sensi? Tatto, udito, olfatto, gusto e soprattutto vista?
In Italia sono presenti oltre duecentomila non vedenti, e nonostante le possibili difficoltà quotidiane vivono pienamente la loro vita, cercando di sensibilizzare tutti gli altri connazionali alle tematiche sulla cecità. In particolare dal 2005 esiste "Dialogo nel buio", un vero e proprio cammino sensoriale organizzato dall'istituto dei Ciechi di Milano, dove chiunque può lanciarsi in un'esperienza particolare: un percorso di oltre un'ora nell'assoluta oscurità, attraversando scenari di tutti i giorni accompagnati da una guida non vedente. Da questo particolare esperimento nasce quindi l'idea dei ragazzi di Lunar Great Wall Studios, ossia un gioco dove la protagonista è cieca. Eccovi quindi il nostro giudizio su Another Sight.
In questo progetto d'esordio vestiremo i panni di Kit, giovane ragazza che a seguito di un incidente perde la vista ma nonostante tutto non si scoraggia. Il suo obiettivo è ritrovare il padre e per fortuna ad accompagnarla trova Hodge, un gatto particolarmente intelligente e familiare ai luoghi in cui arriva la protagonista. Insieme al felino la ragazza si addentra quindi nelle profondità della metropolitana di una Londra di fine '800, e ben presto le vicende prendono una piega inaspettata.
Il plot narrativo di Another Sight, all'apparenza semplice nella prima parte dell'avventura, ben presto assume un carattere di ben altro peso. Gli snodi fondamentali vengono raccontati attraverso delle cutscene realizzate con disegni ben fatti, ed in cui il periodo storico subentra prepotentemente grazie a personaggi di spessore quali Monet, Nikola Tesla e perfino Jules Verne.
La motivazione dietro la loro presenza viene presto spiegata ma il filo logico che lega le vicende risulta confuso, dipanandosi frettolosamente ed alternando momenti più semplici a sessioni oniriche che lasciano domande senza risposta. Il tutto sfocia infine in una responsabilità enorme su Kit di cui non sentiremo il peso, mancando l'obiettivo di sviluppare la giusta empatia nei confronti di chi gioca.
Fatte le dovute premesse è chiaro come l'idea di impersonare una cieca incuriosisca, ma come rendere al meglio una condizione sensoriale così particolare? Attraverso un comparto artistico degno di nota, che esprime coi colori quel che la protagonista percepisce. Un rumoroso macchinario in tal senso sarà "ben visibile" per Kit, che senza punti di riferimento inizierebbe altrimenti a camminare lentamente ponendo avanti le braccia. Ecco quindi che tramite un comodo switch potremo passare al gatto Hodge, per collaborare insieme alla giovane e proseguire nel cammino.
Another Sight si presenta infatti come un'avventura con puzzle da risolvere alternando i due personaggi, e nonostante la mancanza di un senso fondamentale come la vista, Kit può saltare ed arrampicarsi appena percepisce l'ambiente circostante. Non mancano enigmi brillanti in tal senso, che insieme al comparto artistico rappresentano il punto di forza del titolo, ma tutto ciò non è esente da difetti. Alcuni rompicapo ad esempio, soprattutto sul finire della campagna, risultano mal calibrati con logiche raffazzonate e poco chiare. Ma le problematiche maggiori emergono nelle sessioni platform nei panni dei due personaggi, con il gatto Hodge il cui sistema di controllo è impreciso e troppo meccanico, richiedendo l'assoluta precisione per arrampicarsi su sporgenze o superare dei baratri.
Lo stesso destino affligge Kit, che seppur chiamata a prodezze minori rispetto al suo compagno felino richiede balzi millimetrici, inficiati da bug nei controlli nel caso in cui sia troppo vicina ad un precipizio, e da un salto piuttosto corto. Si cade spesso nel vuoto in Another Sight e una certa frustrazione inizia a emergere nelle cinque ore abbondanti per completare l'avventura.
Nella seconda parte della storia fanno la loro apparizione anche delle meccaniche stealth per aggirare alcune guardie. Kit può nascondersi dietro colonne o in piccole rientranze, non risente dell'oscurità e può sfruttare Hodge per attirare le sentinelle miagolando. Quest'ultima meccanica è piuttosto scadente per un contrasto tra la portata del verso felino ed il fatto che, appena scoperta la fonte del rumore, la guardia distratta torna in posizione. Anche in questi frangenti la qualità risulta piuttosto blanda e si prova un gran tedio nell'affrontare passaggi piuttosto semplici. In generale le sezioni furtive non alleggeriscono il senso di progressione, e rappresentano al pari delle sessioni platform gli elementi meno riusciti del gioco.
A completare l'offerta di Another Sight troviamo infine un comparto tecnico non all'altezza di quello artistico, tra animazioni fin troppo legnose, movimenti impacciati ed una qualità generale non in linea con gli standard odierni (considerando sempre che parliamo di un'opera prima dal mercato indipendente). Abbiamo riscontrato alcuni bug nei sopracitati controlli, e in un raro caso anche un errore che ci ha costretti a caricare un checkpoint precedente. In tal senso i punti di controllo sono innumerevoli, considerando anche la facilità a cadere nel vuoto dei due protagonisti, sebbene non registrino esattamente i progressi del duo. Svolge invece il suo dovere il comparto sonoro, con musiche finemente realizzate ed un doppiaggio in lingua inglese di buona fattura.
Another Sight è un'opera d'esordio che ha cercato di mettere molta carne al fuoco, al partire dal suo stesso incipit. La rappresentazione sensoriale colpisce in prima battuta ma si perde strada facendo, come la nostra Kit nella sua avventura. Il fulcro dell'offerta ludica vive sui puzzle, ma a parte rari brillanti momenti la scintilla si spegne presto, soffiata via da un gameplay mai all'altezza delle vicende. L'esperienza perde colpi, e la sua vena artistica non riesce ad alleggerire tutte le mancanze che emergono nel prosieguo del gioco. Un esordio che darà modo ai ragazzi di Lunar Great Wall Studios di riflettere, perché le grandi idee hanno bisogno soprattutto del giusto supporto.