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Anthem - prova

Abbiamo provato l'endgame e vi diciamo com'è.

È vero: i server di Electronic Arts non sono riusciti a sopportare pienamente il peso delle migliaia di giocatori interessati alla Vip Demo di Anthem, ma tanto la critica internazionale quanto i Freelancer della prima ora si sono dimostrati sorpresi e affascinati dall'inaspettata fluidità verticale ideata da BioWare.

Dal canto nostro, avevamo azzardato un paragone con Diablo che potrebbe sembrarvi poco azzeccato alla luce delle prime ore di gioco, ma la verità è che, oltre i cancelli dell'endgame, si nasconde un tuffo negli abissi del pianeta Bastion capace di trasformare l'intera formula in maniera sorprendente.

Una volta raggiunto il livello massimo, Anthem getta la maschera e si svela nella forma di RPG looter duro e puro. Le tabelle dei drop, infatti, oltre a mettere sul piatto una moltitudine di armi e innesti cibernetici, includono anche tutta una serie di gadget che arricchiscono i mecha attraverso decine di abilità uniche: piogge di fuoco che trasformano l'erba di Bastion in una voragine, missili che esplodono rilasciando tormente gelide e lame energetiche che trafiggono senza sforzo anche i metalli più resistenti. Ed è così che le già marcate differenze tra gli Strali scavano ancor più in profondità, fino a declinarsi in una serie di build che quasi ridicolizzano i sistemi di progressione incontrati nei live game più recenti.

La nostra diretta video della VIP demo di Anthem.Guarda su YouTube

Prendiamo come esempio lo Storm, lo Strale che abbiamo scelto per mettere alla prova gran parte delle sezioni di gameplay più avanzate. La nostra build era interamente studiata per mondare creature aliene attraverso il calore delle fiamme e del magma: con una mano potevamo scatenare una piccola nova da far esplodere ripetutamente attorno agli ignari avversari, mentre con l'altra scagliavamo piogge di meteore capaci di piegare anche i boss più stoici.

Al contempo, potevamo contare su uno scudo passivo che si attivava ogniqualvolta entravamo in modalità "hover", ovvero durante il volo statico, oltre che su una barriera magica con cui difendere i commilitoni dal fuoco incrociato. Insomma: abbiamo riposto le armi nelle fondine senza quasi più toccarle, per trasformarci in un vero e proprio sole vendicativo che dominava dall'alto il campo di battaglia.

Ovviamente, un tale potere è accompagnato da una serie di svantaggi, su tutti la mobilità ridotta: lo Storm rimane uno Strale estremamente fragile e, dal momento che la salvifica barriera prendeva forma solamente in volo statico, non potevamo sfruttare né i propulsori né la corsa senza rischiare di finire polverizzati. In sostanza, avevamo assunto le sembianze del classico mago delle esperienze RPG tradizionali, un'entità potentissima capace di distruggere interi eserciti in un istante ma, al tempo stesso, delicato quanto un pezzo di cristallo.

Bastion regala scorci meravigliosi, in questo caso impreziositi dal nostro Storm in puro stile Darth Vader.

È in quel momento che entrano in gioco le altre pedine della scacchiera: sarebbe stato impossibile dispensare la potenza di mille soli senza avere al nostro fianco un Colosso che, grazie al suo pesantissimo scudo, si faceva largo tra le guarnigioni aliene scagliandosi al suolo con violenza inaudita. Il tutto accadeva mentre un Interceptor, veloce e agile come un falco, piombava alle spalle delle linee nemiche dispensando morte nella forma di un paio di katana energetiche.

Questo è il segreto di Anthem: la profondità del rapporto che si viene a creare tra un pilota e il suo Strale, e la possibilità di costruire su misura un'armatura unica, che rispecchi pienamente lo stile e l'approccio alla battaglia del singolo giocatore. La configurazione "infuocata" che abbiamo appena raccontato, infatti, è solamente la punta dell'iceberg nella definizione del gameplay dello Storm. Può succedere che la vostra squadra soffra la superiorità numerica, e allora perché non armarsi di un vento gelido capace di congelare intere stanze, con tanto di pioggia di stalagmiti annessa?

È la Forgia a rimodellare la struttura tecnica dell'armatura, e prima di gettarsi in picchiata dal trampolino di Fort Tarsis, vale sempre la pena fare un piccolo check up dei sistemi ed elaborare una nuova strategia. Del resto, basta solo esaminare gli slot a disposizione per iniziare un lavoro di sartoria capace di premiare le combo più assurde. Intrecciando le abilità e studiando le giuste combinazioni, infatti, si riesce ad aumentare vertiginosamente l'efficacia degli attacchi elementali o ad azzerare i costi delle skill, e il Masterwork "Ten Thousand Suns", ad esempio, attivava un buff al danno del 5% per ogni colpo consecutivo portato a segno.

Ecco un piccolo segmento di una Stronghold endgame. Come potete vedere, le aree in cui è diviso il labirinto sotterraneo sono piuttosto ampie.

Insomma: tra armi, granate, sigilli, equipaggiamenti di supporto e tutti gli altri possibili innesti che mutano per forma e per nome a seconda dello Strale selezionato, il fine è quello di trasformare la mobile suit in un avatar della nostra furia battagliera, senza correre il rischio d'incappare in build che siano la fotocopia l'una dell'altra. Una volta calibrata la macchina perfetta, la superficie di Bastion inizia a svelare lentamente una mole di attività dall'elevato tasso adrenalinico, tra cui le Stronghold, già intraviste nel corso della closed beta, e gli Heroic Contracts.

Anzitutto, vale la pena dire che nella cornice di qualsiasi missione è presente un selettore di difficoltà pensato per mettere alla prova i Freelancer più agguerriti e, ovviamente, ricompensarli a dovere. I Contratti Eroici sono figli della suddetta filosofia: accettandone uno, troveremo ad attenderci fuori dalle sicure mura del forte guarnigioni di nemici estremamente resistenti, oltre che capaci di mettere alla prova anche i loadout più letali e i gruppi di fuoco più organizzati. Le Stronghold ai livelli più alti, invece, sono attività decisamente più impegnative, e richiedono oltre un'ora e mezza per essere portate a termine.

Ci siamo gettati nelle fauci del Temple of the Scars pronti ad affrontare una terribile battaglia, ma non ci aspettavamo assolutamente un percorso tanto tumultuoso: il gigantesco labirinto di caverne era un vero e proprio nido di creature aliene, e abbiamo dovuto farci largo tra le cattedrali oscure con ogni mezzo necessario. Non solo combattendo fino all'ultimo sangue, ma soprattutto sfruttando l'ambiente circostante a nostro vantaggio, utilizzando esplosivi per abbattere pareti di roccia e sabotando generatori di scudi, disattivando torrette missilistiche e riducendo al silenzio i luogotenenti avversari.

“La potenza del sole, nel palmo della mia mano”.

Una volta giunti nel cuore del tempio, siamo stati accolti da un boss all'altezza dell'ottimo design scenografico: un enorme aracnide robotico pronto a bersagliarci con quintali di missili mentre una serie di bobine elettrificate, alimentava l'impenetrabile scudo deflettore. È stata una battaglia veramente sfiancante ma alla fine siamo riusciti a ridurlo in pezzi; nella sua interezza, la Stronghold non metteva sul piatto meccaniche complesse e variegate come quelle incontrate nei raid di Destiny, ma piuttosto un vero e proprio test per la capacità combattiva e l'istinto di sopravvivenza della squadra, dipingendo una sorta di ibrido tra tutte le attività endgame finora incontrate nei massimi videogiochi live fantascientifici.

Insomma, in cosa consiste la vita di un Freelancer, impegnato giorno dopo giorno a proteggere i confini di Fort Tarsis? Beh, innanzitutto bisogna prendersi cura del proprio Strale, andando a caccia di Masterwork da innestare sull'armatura per accrescere esponenzialmente il numero di build a disposizione. Non bisogna dimenticare di tenere aggiornato l'arsenale, magari con qualche mitragliatrice pesante epica o un fucile di precisione adatto al lavoro sotto copertura. Infine, non resta che trovare un committente pronto a ripagare gli sforzi, altrimenti sarà necessario invadere le roccaforti avversarie per strappare l'agognata ricompensa direttamente dai corpi dei boss.

Il gioco di squadra permette di ignorare buona parte delle debolezze legate a un singolo Strale.

Se già Anthem si presentava come un'esperienza dal gameplay estremamente riconoscibile e personale, gli elementi emersi dalla nostra prova dell'endgame non hanno fatto altro che gonfiare ulteriormente l'interesse, alzando il sipario su una profondità delle build e su un'offerta che, insieme, sembrano lo sfondo perfetto per il concept di BioWare.

A questo punto, non resta che attendere la prova dei fatti per scoprire se il nuovo titolo di Electronic Arts sarà in grado di rapire la fantasia dei giocatori per un periodo di tempo sufficientemente lungo, andando ad occupare un trono che è oramai vuoto da molto tempo.