L'apatia improvvisa nei videogiochi: un fenomeno frustrante e sottovalutato - editoriale
Cosa c'è di sbagliato se i videogiochi non riescono più a emozionare?
A volte siamo fermamente convinti che la passione per i videogiochi sia così consolidata da non potersi affievolire per nessun motivo al mondo. Trascorriamo ore ed ore davanti a uno schermo, alla ricerca di emozioni, missioni adrenaliniche o, semplicemente, di quella semplice e pura opportunità per rifugiarci dal mondo esterno. Durante la pandemia, il mondo videoludico ha letteralmente salvato la vita di alcune persone, talvolta distraendole anche solo un po' da terribili depressioni pronte ad agguantare i loro cuori.
Questa è una verità indissolubile che, anzi, ha avvicinato nuovi giocatori facendogli scoprire inedite e interessanti sfaccettature. Sono stati sperimentati nuovi generi, storie intriganti e al contempo intricate, giochi semplici e genuini e missioni affrontate in compagnia di nuovi amici. Tanti piccoli elementi che fanno provare emozioni diverse: gioia, relax, spensieratezza, o perfino la rabbia di non riuscire a uccidere un boss. Tuttavia, purtroppo, una fascia di giocatori accaniti si ritrova improvvisamente in una sorta di tunnel buio, senza riuscire a darsi una spiegazione.
Alcune persone, senza un motivo apparente, non riescono più a provare emozioni coi videogiochi, a prescindere dal genere o dal tipo di gameplay. "Non riesco più a farmi piacere i videogiochi, cosa mi sta succedendo? Cosa c'è che non va in me?" ci chiederemmo. Peggio ancora, è colpa nostra o dell'industria videoludica e delle sue nuove strategie? I giochi di anni fa sono ormai un lontano ricordo impossibile da replicare? Ebbene, onestamente un gioco non va replicato, né è necessario addossare colpe. Esistono mille dinamiche che possono temporaneamente portarci a un bivio simile, e ciò non è necessariamente così grave. A volte potremmo semplicemente aver bisogno di una piccola pausa, senza forzarci a provare emozioni: ciò potrebbe infatti rivelarsi ancor più deleterio. Abbiamo fatto delle ricerche, e le dichiarazioni di alcuni giocatori (rese pubbliche su Reddit) ci hanno fatto riflettere molto.
"La cosa più grande che mi ha confuso è stata l'uscita di The Witcher 3. Tutti lo lodano, ma io non riesco ad apprezzarlo perché è noioso, e il combattimento è ripetitivo e mal implementato. Ho provato a installare alcuni vecchi giochi dopo aver ascoltato le loro colonne sonore nostalgiche, ma dopo l'installazione ho potuto a malapena mantenere l'interesse per 15 minuti. Perché i giochi che mi piacevano hanno perso la loro "magia"? Ho anche provato a giocare a Diablo 3, che per qualche motivo mi ha davvero appassionato (correndo a casa dopo il lavoro per giocare), ma dopo aver ottenuto la marcia massima è diventato deprimente e ripetitivo".
Questo discorso si collega esattamente alla pseudo necessità di replicare alcuni giochi. La magia di un momento ben definito può plasmarsi su contesti particolari, momenti, sensazioni, ricordi. Sono situazioni difficili da rivivere in modo identico, dato che le emozioni sono come l'acqua che scorre nel ruscello. Tutto scorre, tutto si rinnova. Possiamo ricordare con piacevole malinconia alcuni giochi, ma ciò non significa che possano farci provare le stesse e identiche sensazioni di un tempo. Dovremmo sicuramente continuare a sperimentare, provare nuovi titoli, talvolta scavando tra perle nascoste e quasi sconosciute.
Optare per un gioco "lodato da tutti" non è sempre una buona idea: le emozioni sono soggettive e non è detto che possano funzionare con noi. È anche vero, tuttavia, che alcuni fattori hanno ulteriormente influito in modo negativo sull'esperienza di gioco. Basti pensare al rilascio di titoli con una presenza impressionante di bug, o a sistemi gacha che costringono ad effettuare microtransazioni per proseguire con la storia o per essere più forti. L'industria videoludica è sicuramente diversa da tanti anni fa, con i suoi pro e contro. I nostalgici, quindi, potrebbero avere una visione completamente differente, e potrebbero essere molto legati a quella scintilla malinconica di tanti anni fa, dove tutto era diverso.
"Non mi piace più giocare. Da quando ho due bambini e un lavoro a tempo pieno il mio "tempo di gioco" è limitato. Quando mi siedo per giocare non sento nulla. Se vado bene mi sento vuoto, se gioco male mi sento solo infastidito. Mi piacciono tutti i generi, specialmente i giochi di ruolo, ma anche solo pensare di giocare a Pillars of Eternity II mi fa venire voglia di vomitare. Giocare a Warhammer II mi stanca in 15 minuti e giocare a Mario sulla mia Switch mi annoia a morte. Una parte di me pensa che dovrei smettere di giocare per un po', l'altra parte ha paura di non tornare mai a giocare, perché tengo molto al mio PC e amo la mia collezione di Nintendo Switch. Voglio solo quella scintilla magica di nuovo. Continuo a comprare giochi nella speranza che qualcuno di loro possa riaccendere il fuoco, per così dire, ma senza risultato. Cosa c'è di sbagliato in me?".
Prendersi una pausa, in questo caso, può essere terapeutico. Costringersi a provare qualcosa e, peggio ancora, farlo spendendo soldi su soldi, può essere decisamente deleterio. Questa problematica dipende anche da nuove esigenze di vita; fortunatamente, ad esempio, esistono moltissimi neogenitori ancora appassionati di videogiochi e che riescono a conciliare ogni impegno. Lo stesso discorso vale per chiunque abbia contrattempi particolari o attività che occupano la maggior parte del tempo.
Insomma, trovare anche solo dieci minuti per giocare può essere tranquillamente fattibile. Il problema è che, a un certo punto, alcune persone sono troppo stanche anche semplicemente per fissare uno schermo, o preferiscono dare la priorità ad altre cose da fare. Chi amava i videogiochi, e ora sente di volerne fare a meno, può semplicemente assecondare le sue necessità con la consapevolezza di non avere nulla di sbagliato. Un po' come quando da piccoli frequentavamo il corso di basket o di danza, per poi renderci conto di voler imparare a suonare la chitarra elettrica. La vita è un ciclo costante di nuove emozioni, un rinnovarsi continuo di necessità, curiosità, piaceri e disinteressi.
Nonostante ciò, sebbene esistano innumerevoli motivazioni, talvolta assolutamente comprensibili e normali, dovreste anche prendere in considerazione alcuni campanelli d'allarme. Smettere improvvisamente di voler giocare potrebbe essere un segnale di depressione. Uno degli aspetti più rilevanti riguarda infatti la mancanza di dopamina, un neurotrasmettitore che agisce attraverso il flusso sanguigno e le vie nervose. Meglio conosciuto come "l'ormone della felicità", si tratta di un elemento essenziale che si plasma sul sistema di gratificazione, ricompensa e motivazione.
Un deficit di questa sostanza può impattare molto sulla vita quotidiana, e potrebbe essere uno dei motivi per cui alcuni giocatori diventano quasi totalmente apatici. La dopamina va di pari passo con la serotonina e agisce a livello psico-fisico. Questo è un aspetto essenziale per quanto riguarda i videogiochi: la combinazione delle due sostanze spinge a godere di un'azione e, quindi, a volerla ripetere. Tra i sintomi sono presenti apatia, bassa concentrazione e poca motivazione. In alcuni casi i videogiochi potrebbero aiutare a trovare nuovi stimoli, mentre in altri potrebbe essere solo uno sforzo inutile.
Come avete visto, esistono diverse cause per cui potremmo smettere di provare interesse per il mondo videoludico. Ciò che un tempo amavamo, ora potrebbe quasi lasciarci indifferenti o nauseati. Ebbene, questo articolo non vuole essere un'analisi psicologica, tanto meno un resoconto visto in terza persona. Ognuno di noi prova emozioni differenti, talvolta impossibili da spiegare, e la frustrazione di chi non riesce più a godere dei videogiochi può essere molto impattante. Una delle poche cose a renderci felici ora ci lascia indifferenti: cosa c'è di sbagliato?
La nostra risposta è semplice e sincera: non c'è niente di sbagliato. Se sentite di volervi allontanare per un po', fatelo. Se volete spendere centinaia di euro alla ricerca del gioco perfetto, anche. Non esiste una soluzione comune, tanto meno una causa ben definita. Ricordate, tuttavia, di assecondare sempre le vostre esigenze e di lasciare che il tempo vi faccia capire le vostre necessità. I videogiochi sono meravigliosamente preziosi: possono intrattenere, distrarre, divertire, emozionare o semplicemente rilassare. Saranno lì ad aspettarvi senza pressioni e magari, prima o poi, avrete nuovamente la voglia e la forza di tornare in quel rifugio magico.