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Ape Out - recensione

Creatività è meraviglia.

Ci sono molte strade attraverso le quali un videogioco può raggiungere l'eccellenza. L'impiego di una formula in maniera esatta, l'innovazione estrema, il concentrarsi su un particolare aspetto esasperandone la qualità... un'altra via, relativamente nuova, è quella tipica del periodo socio-culturale in cui ci troviamo, il postmoderno. Stiamo parlando dello sforzo creativo che mescola le carte culturali attingendo a idee del passato, le combina insieme e ne tira fuori qualcosa di unico. Un po' come ha fatto Cuphead, per esempio.

Questa è la definizione di Ape Out, un gioco d'azione in cui la formula di gameplay è sorprendentemente semplice: guidare un gorilla verso la libertà attraversando livelli fitti di nemici e utilizzando pochissime meccaniche che, però, si combinano per creare infinite situazioni estremamente divertenti. Suona come già sentito? Sicuramente, visto che questo è il marchio dell'eccellenza; i giochi che hanno saputo proporre formule semplici ma rigiocabili all'infinito suscitando divertimento e sfida eterna stanno nell'olimpo dei videogiochi.

In Ape Out il gameplay regna sovrano e riempie lo schermo in maniera totale. Nella visuale dall'alto proposta dal gioco il vostro gorilla è chiaramente visibile come una macchia arancione perfettamente animata in scenari stilizzati, perlopiù privi di texture e abitati da nemici umani armati e pericolosi. Non c'è altro sullo schermo, nessuna interfaccia, nessun indicatore, nessuna informazione aggiuntiva; tutto quello che serve lo incontrerete per strada, e anche questo è un segno chiaro che ci troviamo di fronte a un'idea forte che plasma l'intera esperienza.

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La meccanica unica che vi permette, potenzialmente, di sopravvivere in Ape Out, è la forza bruta del vostro gorilla. Le uniche due azioni che, infatti, potete eseguire, oltre a muovervi, sono lanciare nemici e cose e afferrare nemici e cose (per poi lanciarli). Tutto qui, non c'è altro. Quindi da dove arriva tutto questo entusiasmo? In estrema sintesi deriva dal fatto che lanciare i nemici su muri, spigoli, altri nemici, vetrine e finestre, è una delle attività più divertenti che vi capiterà di eseguire in un videogioco quest'anno.

La fisica dell'animazione è perfettamente calibrata per darci la sensazione di forza bruta e riflessi animali: non serve nemmeno essere troppo vicini ai nemici per lanciarli, una volta premuto il pulsante il gorilla si estende per un buon metro, afferra e lancia con una rapidità e una violenza che non manca mai di impressionare. L'impatto su cose e persone è ugualmente impressionante, soprattutto quando si combinano insieme diverse mosse.

Siete in un corridoio con diversi ascensori alla vostra destra e sinistra. Le porte degli ascensori si aprono istantaneamente: che fate? Può essere una buona idea scagliarsi dritti in un ascensore lanciando i nemici contro le pareti interne, attendere due secondi che gli altri si avvicinino, quindi zompare fuori e schiantare tutti gli altri contro le pareti del corridoio.

La beffa di quando si muore: vi viene mostrato il percorso che avete compiuto all'interno del livello. Come a voler dire…tanta fatica per niente!

Oppure, e qui introduciamo la seconda meccanica, vi trovate all'interno dei classici uffici a cubicoli in un grattacielo con finestre a strapiombo sulla strada. A un certo punto balzano fuori soldati armati di fucili d'assalto. Ne acchiappate uno (senza lanciarlo), questo si divincola (inutilmente) e inizia a sparare all'impazzata. Voi, andando stick (meglio usare il pad in Ape Out), puntate il suo fuoco sui nemici intorno. Alcuni li uccidete, altri li stunnate; a questo punto potete procedere a lanciare tutti allegramente fuori dalle finestre, compreso il tipo che avete usato come arma da fuoco. Nessuna pietà in Ape Out.

Suona divertente? Lo è, dannatamente, e non metterete giù il pad fino a quando non avrete completato quel livello particolarmente complicato su cui vi state incamponendo. Questo perché Ape Out è anche abbastanza impegnativo se si cerca di battere record di velocità e/o di violenza. Al termine di ogni livello vedrete infatti il tempo e il numero di uccisioni, due misure che sono abbastanza sostituibili, nel senso che spesso si può scegliere di raggiungere velocemente le uscite dei livelli evitando di affrontare tutti i nemici.

Dove Ape Out pone la sfida è nella generazione casuale dei livelli per cui luoghi aperti si mescolano a locazioni architettonicamente più elaborate. Per voi sono sempre meglio i livelli in cui abbondano muri, colonne, cubicoli e in generale pezzi di scenario dietro ai quali ripararsi dal fuoco nemico e zompare fuori per sorprendere i nemici.

Brandendo una porta blindata sradicata a forza affrontiamo un gruppo di guardie armate. Ape Out è pieno di zeppo di momenti epici come questo.

Ape Out diventa a tratti anche un gioco stealth in cui possiamo sorprendere le guardie utilizzando lo scenario. La silenziosità non è ovviamente una dote di un gorilla (quindi scordatevi un gameplay stealth al 100%) ma utilizzando i ripari è possibile combinare diverse kill evitando di essere colpiti. A proposito, il vostro gorilla può sopportare un numero limitato di colpi; non è mai chiaro esattamente come stiamo messi a salute ma quando vedete il gorilla perdere sangue mentre cammina, potete stare sicuri che basterà un colpo per terminare la partita, quindi occhio.

Per terminare il discorso relativo al gameplay bisogna aggiungere che in alcuni livelli ci sono elementi aggiuntivi come porte sradicabili che possiamo usare come scudo (per poi lanciarle contro i nemici, ovviamente), fuoco, buio e nemici particolari come cecchini, artificieri armati di dinamite (che quindi dovrete lanciare un po' più lontano)... il resto ve lo lasciamo scoprire. Va comunque sottolineato che le meccaniche di base non cambiano, non ci sono nuove azioni e abilità, e il gameplay varia semplicemente ponendovi di fronte a situazioni nuove da affrontare con le uniche forze che la natura ha dato ai gorilla, forza bruta e velocità.

Ora, assodato che il gameplay è di prim'ordine, divertente e sfidante come i migliori videogiochi di sempre, parliamo dell'estetica, un altro dipartimento in cui Ape Out sorprende, a dire poco. La visuale dall'alto utilizza una grafica molto basica fatta di forme, texture nulle o elementari (con uno stile simile a quello usato in Unexplored) ed effetti 'noise' dinamici; il risultato finale non sembrerebbe incredibile, tutt'altro, ma ciò che lo rende eccellente è l'animazione dell'azione.

Sradicando il generatore che vedete in basso salterà la luce in tutto il livello. Sarà un bene o un male? Un bene visto che si tratta di uno dei modi in cui Ape Out rimescola le carte del suo gameplay.

Se i nemici si muovono in maniera piuttosto lenta e meccanica, ricaricando le armi e mettendoci un po' a sparare (immagino lo shock di fronte a un gorilla in libertà...), il vostro gorilla è invece veloce, brutalmente efficiente e controllabile con grande semplicità, soprattutto con il pad. Le animazioni dei combattimenti sono splendide, ricche di 'gore' e di distruzione e rendono bene l'idea del disastro che sta accadendo.

Gli effetti sonori che accompagnano l'azione sono punteggiati da una batteria sincopata tipica di un certo jazz frenetico in voga negli anni '50-'60; questi effetti sono dinamici, il che vuol dire che nei momenti di maggior carneficina la batteria rulla parecchio ed esalta ancora di più l'azione e l'adrenalina.

Ma non basta: questo stile sonoro si accompagna a quello estetico. I livelli sono presentati con un lettering animato che riprende lo stile delle commedie e gialli anni '50 e '60 (film italiani, francesi e americani). Il tutto, insieme, ricorda pellicole come 'I soliti ignoti", 'La pantera rosa' e il più recente "Prova a prendermi". Lo stile estetico si combina perfettamente con il sonoro e il gameplay. Se la cosa può sembrare naturale e/o banale, vi assicuriamo che non lo è; dietro ad Ape Out c'è una direzione artistica sorprendente per creatività e precisione di esecuzione.

Il lettering stiloso di Ape Out non è limitato ai titoli dei livelli ma ve lo troverete anche all'interno dei quadri, spesso per darvi indicazioni utili su come proseguire.

Il gioco, usando la metafora dei dischi in vinile, è suddiviso in quattro album (che a loro volta sono divisi in lato A e B). Per ogni album potrete vedere il vostro record (tempo e uccisioni) e potrete anche decidere di rigiocarli, magari a livello 'hard'. L'unica modalità alternativa è un arcade mode a tempo che aggiunge una certa fretta all'intera esperienza; ci è parsa efficace, soprattutto per rendere l'azione ancora più frenetica e spettacolare, visto che costringe il giocatore a prendere più rischi.

Ape Out è un'esperienza di gioco essenziale, pura. Assomiglia ai giochi di una volta in cui al bar si inseriva una moneta nel cabinato e si cercava di arrivare più lontano possibile per scrivere il proprio nome nel ranking. A proposito, manca un ranking online (che ci piacerebbe veramente vedere implementato).

Oltre a questo, ci sarebbe piaciuto vedere implementata una meccanica che premiasse le combo kill in un tempo limitato e spingesse così i giocatori a prendere rischi ulteriori. Ma Ape Out è un capolavoro di gameplay e art direction a cui è difficile imputare difetti, perché riesce a consegnarci un'esperienza che racchiude l'essenza di un videogioco: divertimento ed entusiasmo.

9 / 10
Avatar di Davide Pessach
Davide Pessach: Studia, scrive, videogioca da tanto, tanto tempo. Quando si annoia rimescola le carte e sposta le priorità, ma i tre ingredienti principali rimangono quelli . Obiettivi? Solo due: curiosità e divertimento.

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Ape Out

PS4, Xbox One, PC

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