Apex Construct - recensione
L'ennesimo mondo in rovina, da vivere in VR.
Alla faccia di chi l'ha già data per morta, la Realtà Virtuale griffata PlayStation sta andando avanti e negli ultimi mesi ha sfornato alcuni titoli niente male. The Inpatient non ha convinto tutti, ma era comunque un discreto esperimento. Skyrim VR invece ha rinvigorito la fama del gioco Bethesda grazie a una realizzazione davvero pregevole. Nel mezzo esiste un sottobosco di esperienze forse non fondamentali ma al quale vi consigliamo di dare un'occhiata: potreste trovare piccole gemme che vi rimarranno nel cuore.
Apex Construct venne presentato alla Paris Games Week lo scorso novembre. È stato sviluppato da Fast Travel Games, un team quasi nato da poco e quasi totalmente orientato verso il mondo VR. Tra le loro fila militano veterani che in passato hanno lavorato in EA DICE, Avalanche Studios e Rovio. Questo è il loro primo progetto, il loro biglietto da visita. È un action in prima persona che ha come scenario un futuro distopico e un mondo in rovina, distrutto da un evento di cui inizialmente sappiamo poco o nulla.
Il vostro personaggio è una sorta di androide o meglio, un ibrido uomo-macchina che possiede un braccio meccanico. Sarà proprio questa appendice a rappresentare la chiave di volta dell'avventura perché potrà essere usata in vari modi. Gli esseri umani non esistono più in questo mondo. Voi siete l'unico essere vivente pseudo-biologico rimasto, tutti gli altri sono mossi unicamente da intelligenze artificiali, due delle quali faranno compagnia al nostro improvvisato eroe. Tutte le altre danno vita agli esseri meccanici che rappresenteranno i nostri nemici per tutta la durata del gioco.
Non vi riveleremo troppo della trama e dei personaggi che incontrerete perché rappresentano una delle cose migliori di Apex Construct. Sarete accompagnati per quasi tutta la durata dell'avventura da un alone di mistero che si risolverà solo verso la fine. Merita invece una menzione il particolare sistema di combattimento che chiede al giocatore di replicare i movimenti che si farebbero con un arma reale.
Diventa quindi necessario "incoccare" una freccia muovendo le braccia per poi tendere la corda virtuale mirando al bersaglio. Allo stesso modo è possibile usare la mano per attivare uno scudo di energia. I movimenti vengono rilevati con ottima precisione, ma come potete facilmente intuire per ottenere risultati migliori è quasi obbligatorio utilizzare dei PS Move. Come spesso accade nei giochi PlayStation VR, il DualShock 4 è supportato ma l'utilizzo dei due controller rende tutto più immediato ed immersivo.
Purtroppo tutta questa interessante impalcatura di gameplay crolla per colpa di combattimenti eccessivamente statici. La colpa è da ricercarsi in un sistema di movimento fin troppo macchinoso, che sfrutta non nel migliore dei modi il classico teletrasporto. Tanto per capirci, se quello che (forse) avete provato in Doom VFR è forse il miglior sistema di movimento di un gioco VR visto finora, al confronto in Apex Construct vi sentirete come se aveste una gamba di meno. Il peggio arriva quando ci si ritrova a combattere contro più nemici. Volendo potete attivare la navigazione libera, con tutte le conseguenze che ne derivano, ma il famigerato "mal di mare" è dietro l'angolo.
Interessanti le soluzioni pensate dagli sviluppatori per la risoluzione di alcuni puzzle. Per immergere ancora di più il giocatore nell'atmosfera di Apex Construct, il team ha pensato bene di metterlo di fronte a terminali virtuali che vanno manipolati come se fossero reali. Il che è divertente e abbastanza originale, ma questa trovata viene utilizzata fin troppo spesso nel corso del gioco e diventa ben presto abbastanza ripetitiva. Il problema maggiore di questo titolo è tutto qui, introduce elementi interessanti ma non li sviluppa come meriterebbero. Un approccio meno superficiale e una maggiore varietà di situazioni avrebbero sicuramente esaltato meglio anche la trama, che tutto sommato è ben costruita ed interessante.
Graficamente Apex Construct non raggiunge i livelli di giochi PlayStation VR quali Resident Evil 7 o Robinson: The Journey, ma si fa apprezzare per uno stile particolare che in qualche modo ricorda quello della mai dimenticata serie Timesplitters. Alla fine non ce la sentiamo di bocciarlo completamente perché sotto tanta "leggerezza" si intuiscono le potenzialità di un prodotto che meritava sorte migliore.
La possibilità ad esempio di rigiocare le missioni per scoprire le strade che non si sono percorse è un'idea molto interessante, ma perché relegarla ad un contesto così restrittivo come quello del quartier generale del protagonista? Sarebbe interessante rivolgere queste domande a Fast Travel Games per capire se le soluzioni scelte sono dovute unicamente ad uno sviluppo un po' frettoloso. Ci auguriamo che questo talentuoso team abbia presto possibilità di esprimersi al meglio su PlayStation VR.