Apex Legends - recensione
Il Battle Royale ambientato nell'universo di Titanfall.
Dopo il successo di Fortnite e PUBG, e la seguente esplosione del genere Battle Royale, i grandi publisher non hanno tardato troppo nel proporre ai videogiocatori la loro visione di questo genere, prima tra tutti Activision con la modalità Blackout di Call of Duty Black Ops 4. Come ci si poteva anche aspettare, EA non avrebbe atteso molto prima di dire la sua, e l'attenzione era rivolta chiaramente a Battlefield V con la sua modalità Firestorm.
A sorpresa di tutti però, seppur qualche informazione fosse trapelata qualche giorno prima attraverso dei rumor, in un pomeriggio come un altro è arrivato l'annuncio di Apex Legends, il Battle Royale realizzato dal team di Reswpan e ambientato nell'universo di Titanfall, circa trent'anni dopo il secondo capitolo. Il gioco è sin da subito disponibile e a stupire è la scelta da parte di EA di pubblicato come Free to Play.
L'impostazione generale è abbastanza classica, e le regole di base sono le stesse condivise da tutti i Battle Royale. Già nelle prime fasi però Apex Legends cerca quantomeno di diversificarsi con piccoli accorgimenti molto apprezzabili. Innanzitutto i giocatori massimi in ogni partita sono soltanto sessanta, contro i classici cento, complice la dimensione della mappa piuttosto contenuta, e divisi in venti team da esattamente tre giocatori. Sfortunatamente al momento non è possibile decidere di giocare da soli o in coppie e il matchmaking provvederà a cercare i giocatori mancanti.
Durante la fase di lancio, viene automaticamente selezionato un Jumpmaster, ruolo cedibile casualmente ai propri compagni di squadra. Questo giocatore ha l'onere di gestire la caduta: quando si lancia lui, tutti automaticamente lo seguono. Gli altri due potranno decidere in qualsiasi momento di rompere la formazione a punta di freccia e continuare la discesa per conto proprio, l'atterrare però nella stessa zona, seguendo in automatico i movimenti di un "leader", dà un vantaggio notevole in termini di posizionamento. Sulla mappa si possono inoltre individuare già dall'inizio dei punti d'interesse, come un'area blu dove il loot dovrebbe essere potenzialmente migliore, e una nave cargo in movimento, diretta verso un punto specifico, anch'esso indicato, che può essere abbordata anche direttamente in volo e che contiene generalmente una buona quantità di risorse. Tutte destinazioni molto ambite e in cui gli scontri non tarderanno.
Una volta a terra incomincia la solita fase di looting, tra armi, accessori, equipaggiamenti medici e granate di vario tipo. L'inventario è gestito a slot come Blackout e Fortnite, espandibili con l'ausilio degli zaini, ma a differenza di queste due produzioni, anche le munizioni occuperanno dello spazio, in blocchi di capienza predefinita. Tutto utilizza un sistema di colori che ne identifica la rarità, proprio come nello sparatutto di Epic. Le mod quando raccolte vengono automaticamente montate sulle armi equipaggiate, sostituendo dove possibile quelle di rarità inferiore. Quando si sostituisce un'arma inoltre, gli accessori che possono essere montati su quella nuova sono automaticamente trasferiti, rendendo tutto il processo più immediato. Ed è proprio questa la parola chiave che descrive perfettamente tutta la gestione: immediatezza. Questo perché ogni singola azione, dal raccogliere oggetti allo spostarli nell'inventario, avviene con una veloce semplicità che diventa subito naturale.
Un altro punto di forza di questo Battle Royale lo possiamo trovare nei movimenti, non soltanto molto fluidi, ma anche rapidi, seppur non ai livelli di un Titanfall. È possibile arrampicarsi verticalmente per circa cinque metri e la possibilità di scivolare diventerà presto la nostra migliore alleata. Il danno da caduta è inesistente, ed è un dettaglio molto importante da tenere a mente quando s'insegue una preda o si sfugge da essa. Persino la morte può essere ingannata: quando un nostro compagno viene atterrato ed eliminato, infatti, possiamo recuperare entro novanta secondi il suo banner dal cadavere, e farlo rigenerare presso uno dei tanti punti di rientro sparsi per la mappa. L'unico compromesso in questo caso è che rientrerà privo di qualsiasi equipaggiamento.
Ciò che però distingue davvero Apex Legends, è la sua natura hero based: a inizio partita ogni giocatore deve selezionare una delle otto Leggende attualmente disponibili (sei da subito, e due da acquistare in seguito, anche con valuta di gioco). Non sono ammessi doppioni all'interno dei team, ma la scelta è comprensibile vista l'efficacia dei singoli specialisti. Ognuno di essi ha un'abilità passiva, una attiva e una Ultimate, ossia una super abilità con tempi di ricarica piuttosto lunghi ma con un'efficacia molto elevata, come la possibilità di evidenziare nemici a grandi distanze di Bloodhound o la possibilità di posizionare una zipline di Pathfinder, ottima per velocizzare gli spostamenti o cogliere di sorpresa dei nemici.
Questa caratteristica, unita all'ottimo sistema di comunicazione tramite ping integrato nel gioco e gestibile con un singolo tasto, rendono facilmente gestibile anche il giocare con degli sconosciuti, senza ricorrere necessariamente alla chat vocale. È infatti possibile non soltanto segnalare una posizione da voler raggiungere o un nemico individuato, ma anche i singoli equipaggiamenti, consigliando magari a un alleato di raccogliere una corazza migliore o delle munizioni che stava cercando.
Dal punto di vista tecnico abbiamo trovato davvero poche sbavature, bug quasi assenti, framerate generalmente solido (quantomeno nella versione PC) e solo qualche partita che inizia con un lag quasi ingestibile. L'unico dubbio rimane per il comparto sonoro, generalmente buono, ma con decisamente troppi dialoghi e commenti da parte delle leggende che intasano costantemente i canali audio. I passi dei nemici sono quasi impercettibili, soprattutto se paragonati a quelli di PUBG, ma questa potrebbe essere una semplice scelta di design, volta a valorizzare maggiormente determinate abilità delle leggende.
Apex Legends si presenta come un ottimo titolo, prova ancora una volta della bravura del team di Respawn che dimostra, esattamente come con i primi due Titanfall, di saper interpretare a dovere gli sparatutto, e soprattutto di riuscire a elaborarli secondo la propria visione, con una personalità unica, mettendo la loro firma davanti a un'altra ottima produzione. Elevata reattività in ogni interazione, incredibile fluidità nei movimenti, un sistema di comunicazione funzionale e un ottimo mix tra un classico Battle Royale e un sistema basato sugli eroi creano una formula unica, capace di portare una ventata d'aria fresca a un genere in apparenza già saturo. Di particolare importanza naturalmente sarà il supporto sul medio-lungo termine, l'esordio, però, difficilmente poteva essere migliore.