Aragami - recensione
"Siamo semplici foglie intrappolate in una tempesta di vendetta".
Tenchu è una parola che in moltissimi giocatori rievoca sentimenti contrastanti e che suscita un agrodolce misto di nostalgia e di rabbia. Sentimenti più che comprensibili dato che il franchise aveva debuttato nel panorama videoludico in maniera estremamente positiva e che sembrava avere tutte le carte in regola per ritagliarsi un ruolo di rilievo all'interno del genere stealth. La saga sarebbe potuta diventare un classico per questa tipologia di titoli, ma si è letteralmente persa tra spin-off dalla qualità altalenante e progetti tutt'altro che indimenticabili.
Ora Tenchu rimane nelle mani di From Software in attesa di una seconda opportunità che tantissimi fan sperano non tardi ad arrivare. Lo stealth "cappa e spada" non è fortunatamente sparito dalla circolazione e produzioni profondamente diverse sotto numerosi aspetti, ma unite da una qualità davvero invidiabile, hanno spinto i ragazzi di Lince Works a dare vita ad Aragami.
Conosciuto inizialmente come Twin Souls: The Path of Shadows, Aragami è il debutto commerciale della software house spagnola con base in quel di Barcellona e seguito spirituale del progetto universitario Path of Shadows. Per presentare la propria creatura il piccolo team indipendente ha scomodato nomi del passato piuttosto pesanti come il sopracitato Tenchu e Metal Gear Solid, ma anche alcune perle che ci hanno recentemente deliziato come Dishonored e Mark of the Ninja. Le avventure del misterioso spirito vendicativo saranno all'altezza di questi nomi altisonanti?
Ci svegliamo di soprassalto in un luogo sconosciuto. Il nostro corpo ci sembra inspiegabilmente estraneo e la nostra mente annebbiata vaga alla ricerca di un ricordo, del più piccolo appiglio in grado di far luce sulla nostra misteriosa condizione. Chi o che cosa siamo? Una domanda che ci assilla ma che trova presto risposta grazie a Yamiko, la giovane ragazza che ci ha evocati.
Yamiko (più precisamente una sua proiezione) ci spiega che Kaiho, l'esercito della luce, ha attaccato il regno imprigionandola insieme all'Imperatrice attraverso un potente sortilegio che deve essere spezzato raccogliendo sei talismani attentamente custoditi dalle truppe e dai generali nemici. Si tratta di un'impresa disperata che ha obbligato la ragazza a eseguire un rituale antico e dimenticato ormai da generazioni: l'evocazione di un Aragami.
Il nostro protagonista sarà per l'appunto un Aragami, uno spirito vendicativo che per quanto si presenti sotto sembianze umane possiede, in realtà, diverse abilità soprannaturali che derivano dall'oscurità e che gli permettono di agire come un inafferrabile spettro o come uno spietato assassino. Nonostante questa rivelazione la nostra natura rimarrà un mistero per tutte le undici ore di gioco necessarie per completare la modalità storia e sarà uno dei fulcri principali della narrazione.
Una narrazione che attraverso un discreto numero di cutscene di buona qualità e di dialoghi sottotitolati in italiano si dimostra ben ritmata e in grado di proporre alcuni spunti piuttosto interessanti. Nulla di troppo originale ma decisamente più di un orpello assolutamente dimenticabile a cui molte produzioni indipendenti ci hanno abituato nel corso degli anni.
Partendo da un setting nipponico ben caratterizzato, lo studio spagnolo ci mette di fronte a un regno flagellato da un'infinita guerra tra due fazioni perennemente in conflitto che, attraverso una serie di flashback, si sviluppa parallelamente al conflitto interiore del protagonista. Una creatura soprannaturale che però pensa di avere dei legami con il mondo terreno e che non perde occasione per proporre qualche interessante riflessione sull'anima e sulla dubbia utilità di una vendetta che rischia semplicemente di alimentare una spirale senza fine di odio e di violenza.
Complessivamente il lavoro svolto sul comparto narrativo è, quindi, di discreta fattura e riesce a sopperire ad alcuni sviluppi non troppo originali con una cura che non ci saremmo aspettati da un gioco che sembra puntare quasi esclusivamente su un gameplay fondato sul binomio luce e oscurità.
Molto presto faremo conoscenza con le meccaniche basilari di questo titolo stealth in terza persona, meccaniche che al di là del movimento (correre e accovacciarci) e della possibilità di distrarre i nemici attraverso una sorta di campanellino ci permetteranno di teletrasportarci nelle zone non illuminate degli scenari e di creare ulteriori zone d'ombra da sfruttare per gli spostamenti. La creazione di queste aree e il teletrasporto sono i due elementi base del gameplay ed entrambi sfruttano un indicatore piuttosto semplice da utilizzare che ci permette di capire la zona in cui ci sposteremo e se ci sia o meno la possibilità di salire su certi elementi come ostacoli, tetti e sporgenze.
Naturalmente ogni livello (in tutto sono tredici) ci metterà di fronte a diversi soldati dell'esercito di Kaiho che, seppur non spicchino per varietà, sono dotati di una buona intelligenza artificiale che garantisce un ottimo livello di sfida sin dalle prime fasi di gioco. Che si decida di agire come degli spettri aggirando ogni ostacolo o di fare una vera e propria carneficina sfruttando gli attacchi dall'alto o alle spalle attivabili in prossimità di un nemico essere individuati comporta nella maggior parte dei casi la morte o quanto meno l'allerta di tutti gli NPC presenti nel livello. Altra minaccia da tenere assolutamente d'occhio sono tutte le fonti luminose che non solo ci renderanno notevolmente più visibili ma prosciugheranno completamente la nostra essenza dell'ombra (ricaricabile rimanendo nell'oscurità) non permettendoci alcun teletrasporto.
A variare ulteriormente l'azione di gioco ci pensa una spruzzata di RPG, una componente che sempre più spesso fa capolino in tantissimi generi e che riesce a ibridarsi con una certa efficacia in parecchie produzioni. Raccogliendo delle pergamene sparse per i livelli di gioco potremo, infatti sbloccare delle abilità appartenenti a tre categorie differenti. Si passa dalle mosse più letali come l'evocazione di una creatura in grado di trasportare nel regno delle ombre un nemico alla possibilità di diventare invisibili per un breve lasso di tempo, dalla capacità di accecare momentaneamente gli NPC fino a una sorta di visione che ci mostra tutte gli uomini di Kaiho nelle vicinanze.
Si tratta di un elemento che varia ulteriormente il gameplay e che permette di sfruttare al meglio la struttura dei livelli creati da Lince Works. Al di là del teletrasporto, facilmente accostabile al Blink di Dishonored, è proprio il level design il vero protagonista di questo titolo. I livelli riescono sempre a risultare piuttosto vari (pagode, piccoli villaggi, grandi città, templi e molto altro) e soprattutto attraversabili sfruttando diversi percorsi. Ennesima caratteristica che può essere accostata a quanto proposto da Dishonored anche se i livelli presentano, in questo caso, delle dimensioni comprensibilmente più contenute.
Controller alla mano l'esperienza di gioco ci ha piacevolmente impressionato grazie a un paio di meccaniche che per quanto semplici risultano perfettamente implementate e che sapranno regalare ore di divertimento a tutti gli amanti del genere. Sfruttare le ombre e il teletrasporto è tanto immediato quanto appagante e la verticalità delle ambientazioni garantisce la possibilità di esplorare e sperimentare soluzioni sempre differenti.
Assolutamente lodevole l'introduzione di qualche sessione similplatform che metterà a dura prova i nostri riflessi e anche la presenza di una manciata di boss battle che spezzano il ritmo proponendo delle sfide particolarmente impegnative. Molto interessante anche la presenza di una co-op online che ci permette di giocare insieme a un altro Aragami. Purtroppo non abbiamo avuto l'occasione di testare questa modalità, ma si tratta di una chicca che potrebbe fare la gioia di un'affiatata coppia di amici.
Qualche piccola bega, invece, per il comparto tecnico che al di là di musiche azzeccate e di buona fattura (anche se leggermente ripetitive) e uno stile grafico davvero ispirato incappa in qualche problema di frame rate di troppo. Ci sono dei chiari cali di frame rate in alcune situazioni di gioco, soprattutto legate all'inizio e alla fine delle cutscene, ma per quanto possano risultare fastidiosi non hanno fortunatamente un impatto negativo sul gameplay. Interessante e molto apprezzabile, invece, la scelta di non proporre alcun HUD invasivo a schermo con gli indicatori dell'essenza dell'ombra e del potere in uso mostrati direttamente sul mantello del protagonista.
Aragami è esattamente ciò che speravamo. Un gioco con meccaniche molto semplici, ma realizzate con una notevole cura per il dettaglio e con una fedeltà assoluta a tutti gli stilemi del genere. Si tratta di un antipasto imperdibile per tutti coloro che stanno attendendo Dishonored o che hanno voglia di tuffarsi in uno stealth in terza persona appagante e divertente. Un progetto di debutto che dimostra tutto il talento dei ragazzi di Lince Works, un team con cui, e qui lasciateci sognare, From Software potrebbe pensare di collaborare per il ritorno in grande stile di Tenchu.