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Arise: A Simple Story - recensione

L'emozione non ha voce.

Sono tanti i giochi in cui dall'inizio alla fine non si sente pronunciare una singola parola, ma che nonostante questo riescono a parlare al cuore di chi si trovi davanti allo schermo. Ci vengono in mente titoli come Ico, Shadow of the Colossus, Journey ma anche Inside e il poetico Brothers: A Tale o Two Sons.

Arise: A Simple Story rientra a pieno titolo in questa particolare categoria: è un gioco che inizia nel modo più triste possibile, con un funerale, ma che attraverso un linguaggio molto particolare, quello dei ricordi, riesce ad emozionare.

Il protagonista del suddetto funerale è un uomo anziano, dalla folta barba bianca. Il suo corpo viene dato alle fiamme su un'antica pira proprio nella prima scena, ma si risveglia subito dopo in un luogo oltre la dimensione terrena. Un posto ammantato di neve con una potente luce che si staglia sul fondo. È il simbolo del trapasso, ma non ha una connotazione terrificante, anzi... si respira un'atmosfera di pace.

Il cammino verso la luce è costellato da fermate intermedie, ognuna delle quali è caratterizzata da un oggetto, un fiore o un animale. Apparentemente non hanno senso ma fermandosi di fronte ad ognuno di essi, si ha accesso ad uno dei 10 livelli di Arise, che raccontano i ricordi più significativi del protagonista.

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Li rivivrete sotto forma di brevi avventure della durata quasi sempre inferiore ad un'ora. In ogni livello dovrete arrivare alla fine del percorso risolvendo una serie di enigmi ambientali mai banali ma neanche eccessivamente complicati. Tutto ruota intorno alla manipolazione del tempo: potrete riavvolgerlo, farlo scorrere a differenti velocità, spiegando sotto i vostri occhi pochi secondi di vita o intere stagioni, o addirittura fermarlo per qualche istante.

Un potere simile non è una novità in un videogioco, ma il modo in cui viene usato in Arise per il superamento degli ostacoli è davvero suggestivo. Dovrete usare ovviamente anche la materia grigia e tenere gli occhi aperti, perché ben nascosti pulsano frammenti di ricordi pregevoli dal punto di vista artistico e importanti per ricostruire al meglio le storie che state (ri)vivendo.

Ogni stage ha un tema differente, che si riflette nello scenario che dovrete percorrere. Una spiaggia costellata di mini isole che vanno esplorate facendo alzare o abbassare la marea e sfruttando i relitti che questa porta a galla, un bosco pieno di vita nel quale si muovono lumache gigantesche che possono essere utilizzate come temporaneo mezzo di trasposto, un campo di girasoli, che in base all'inclinazione che darete allo stick analogico destro si muoveranno seguendo la stella di cui anelano i caldi raggi.

L'emozionante colonna sonora di Arise è stata composta da David García, già autore delle soundtracks di Hellblade e RiME.

Questi sono solo i primi esempi di una creatività esplosiva che vi troverete di fronte in Arise: A Simple Story. Un susseguirsi di situazioni ed eventi che non mancheranno di lasciarvi sbalorditi, ma che al tempo stesso costruiranno nel vostro cuore la consapevolezza di stare vivendo qualcosa di speciale.

Il tutto è tenuto insieme da una direzione artistica sublime e da una colonna sonora incantevole, due elementi che non possono non richiamare alla mente capolavori dello Studio Ghibli quali Arrietty: Il mondo segreto sotto il pavimento e Kiki Consegne a Domicilio. Se avete visto questi due capolavori di animazione, avrete già un'idea di ciò che vi troverete davanti.

In mezzo a tanto splendore è purtroppo impossibile non notare alcuni difetti che in minima parte rovinano l'esperienza di gioco, spezzando la meravigliosa sospensione dalla realtà che Arise è capace di creare. Il gioco viene vissuto con una prospettiva particolare, a metà tra la terza persona e la classica visuale "a volo d'uccello".

Le inquadrature non possono essere modificate dal giocatore in quanto lo stick destro è utilizzato per far scorrere il tempo, il che va a creare in alcuni casi dei problemi nel rilevamento della profondità e conseguenti problemi con le collisioni o morti accidentali. Nulla di particolarmente grave, in quanto i checkpoint sono fin troppo ravvicinati e mai si è costretti a ripercorrere sezioni di gioco troppo lunghe.

I frammenti di ricordi sono gli unici collezionabili del gioco. Trovandoli tutti sbloccherete un bel po' di Trofei Bronzo e un agognato Oro.

Un altro piccolo problema riguarda la rigidità di alcuni movimenti. I ragazzi del Piccolo Studio (si chiama proprio così) hanno realizzato animazioni splendide per il corpulento e barbuto protagonista, ma nel tentativo di conferirgli anche un convincente peso corporeo e un incedere non troppo agile, che trasmettesse al tempo stesso l'età avanzata e l'esperienza accumulata, hanno reso macchinose alcune azioni che in un platform del genere risultano fondamentali.

Ad esempio, per effettuare i salti più lunghi o alti è necessario prendere un sufficiente abbrivio, cosa che in alcuni casi può risultare difficile per il ridotto spazio a disposizione o per il suddetto problema con le inquadrature fisse.

Volendo potrete condividere questo viaggio con una seconda persona, dandole in mano il potere del tempo. La modalità coop non cambia nulla in termini di gameplay ma permette di assaporare alcune sfumature che in singolo potrebbero andare perdute. Chi vi scrive ha giocato un paio di livelli in compagnia di una seconda persona poco avvezza ai videogiochi, che quindi aveva la mente sgombra dai "doveri" di chi fa il nostro mestiere.

Ogni livello/ricordo è caratterizzato da una palette di colori specifica, alcuni scorci sembrano dei veri e propri dipinti.

Questo le ha permesso di notare sfumature altrimenti difficili da cogliere, come le diverse proporzioni degli oggetti in un livello che di fatto rappresentava l'infanzia del protagonista, un'età in cui tutto in effetti appare più grande e per certi versi spaventoso.

Arise: A Simple Story è uno di quei titoli che non si possono non consigliare, a prescindere dai gusti. Come dice il suo titolo, è una storia semplice ma anche ricchissima di preziosi messaggi per chi avrà voglia di coglierli e farli propri. È un titolo che invita a "guardarsi indietro" ma non necessariamente con un senso di malinconia, bensì con la consapevolezza che ciò che si è fatto in vita ha avuto sempre e comunque un senso.

8 / 10